Mai dire mai, soprattutto in politica, ma una questione appare oramai assolutamente certa: la legge elettorale non cambierà! Non perché il Rosatellum bis: l’attuale sistema elettorale misto proporzionale/maggioritario votato dal Parlamento nel 2017, sia migliore rispetto ad un sistema proporzionale (con eventuale sbarramento al 3-5%), né perché non vi siano -come molti pontificano- i tempi per l’approvazione di una nuova legge, ma semplicemente perché non c’è convenienza politica per nessuno: né per i partiti grandi a cui questo sistema assicura comunque un potere egemonico sulle e nelle rispettive coalizioni, né, tantomeno per i partiti piccoli a cui il Rosatellum garantisce margini certi (anche se non ampi) di sopravvivenza.
Ma non è solo tattica.
L’incertezza del quadro politico e la conseguente indeterminatezza sul versante parlamentare è accentuata da due novità decisamente dirompenti le cui ripercussioni sull’intero assetto politico non tarderanno. Prima di tutto c’è la tanto temuta riduzione dei seggi parlamentari: 345 scranni in meno sugli attuali 945 (ovvero una riduzione degli eletti di un buon 36%) che pone a rischio lo scranno di tutti e la sopravvivenza di intere compagini. Poi c’è l’altra bomba atomica che pochi considerano tale ma che avrà ripercussioni altrettanto potenti ed attualmente indecifrabili ovvero i milioni di voti che, stando ai sondaggi suggellati dalla recente implosione, il Movimento 5 Stelle si appresta a lasciare sul campo. Voti (milioni di consensi) in grado di destabilizzare ogni tipo di equilibrio e di confutare qualsiasi previsione statistica.
Dunque: prudenza! Non una scelta, bensì una necessità!
Primum vivere, resta l’imperativo per tutti!
A filosofare sul Sindaco d’Italia o sul Presidenzialismo (per entrambe le riforme servirebbe, fra l’altro, una revisione costituzionale) si provvederà col tempo sebbene vi sia ormai un’ampia consapevolezza sui molti limiti manifestati da tutti i sistemi elettorali escogitati (più o meno furbescamente) nella seconda/terza repubblica: dal Mattarellum, al Porcellum, al Rosatellum fino al Rosatellum bis rispetto anche al vetusto sistema proporzionale (praticamente senza sbarramento) che -per mezzo secolo- ha onorato la Repubblica guidandola dai suoi primi ed incerti passi fino al referendum Segni dei anni ’90.
Ecco l’abissale differenza: il Matterellum, il Porcellum ed in ultimo il Rosatellum sono sistemi elettorali figli del loro tempo. Anzi, sovente, figli di specifiche stagioni o leadership politiche.
Questo non è sostenibile in nessun gioco figuriamoci in una grande Democrazia che, fra l’altro, si fregia di avere la Costituzione “più bella del mondo”: a lungo andare o si finisce per cambiare gioco (deriva assai ambita dai variegati populismi) oppure le regole devono necessariamente tornare stabili, certe, condivise, semplici e chiare indipendentemente da chi scenda in campo e da chi gestisca il banco.
L’Italia gioca (da anni) sull’orlo di questo abisso!
Giovanni
Una domanda, ma se resta questa legge elettorale che in sostanza dovrebbe eleggere un terzo di parlamentari in meno , a parte la quota proporzionale, i collegi senatoriali come verranno riproposti? Chi riscrive come dividere i senatori per regione ? . Ecc ecc . Comunque se fosse per me che non sono in grado di sapere quale sarebbe la legge elettorale migliore , metterei uno sbarramento almeno al 5% .