Giorni fa, seduto al bar, con un amico sessantenne, plurilaureato, da sempre di sinistra, iscritto e votante PD.
Dice lui: Italiani razzisti? A Firenze abito in un quartiere misto popolare e piccola borghesia, vivace ma tranquillo (a parte i troppi furti), oggi anche con molti extracomunitari, badanti, negozianti, artigiani. Vado da un barbiere cinese (costa, con ricevuta, un terzo del mio vecchio barbiere italiano), ci serviamo in una lavanderia cinese, di una moldava a ore per lavoretti in casa, di un albanese per cose più complesse, scherziamo coi due senegalesi che stazionano con mercanzie presso giornalaio e panettiere e ogni tanto gli allungo 5 euro. Come me tanti altri. In piazza c’è anche un mercato dove tutti s’incontrano. Razzismo? Mai visto. Anzi. Mi dico che non dovunque è così, ma viene facile il sospetto che il grande allarme sugli italiani razzisti non sia che una campagna buttata là da una mia certa sinistra (e da certi media non senza certi preti) non avendo altre idee per manifestare che ancora esiste. Come scrive Buccini sul Corriere, un estremismo sedicente umanitario opposto all’estremismo negazionista delle destre.
Dico io: Caro, non negherai che gli episodi di razzismo sono sempre più frequenti.
Dice lui: C’è sempre chi ha poco sale nella zucca. Teste calde, fascistelli, brubrù. Ma poche rondini non fanno primavera. Gli italiani non sono la brava gente della leggenda, ma neanche tagliagole. Oggi, semplicemente, denunciano un forte disagio davanti a un’immigrazione incontrollata e all’impunità di troppi reati. Le cause sono queste, il resto è conseguenza. Li leggi anche tu i giornali: anziana truffata, turista scippato, casa svaligiata, droga ovunque. I parchi delle città sono ormai terra incognita, hic sunt leones. Avventurarsi, soprattutto per le donne, è sfidare il destino. Spaccano la testa perfino ai poliziotti, nelle periferie vige spesso la legge del più forte, centri storici e spiagge sono preda degli ambulanti abusivi. Ogni tanto si legge: raid delle forze dell’ordine, arrestati millanta. E il giorno dopo doccia fredda: preso ieri è già libero lo spacciatore, il ladro, perfino il rapinatore, malgrado i molti precedenti. Notizie così sono quotidiane da anni. Tanti piccoli reati contro la gente comune che non ne può più. Dice che i dati del crimine sono in ribasso. Mah! Ci vogliamo credere?
Dico io: Sono in ribasso per il Viminale, per il governo che vuol far vedere che con lui le cose vanno meglio. In effetti, però, molti procuratori generali all’inaugurazione dell’anno giudiziario hanno detto il contrario. A Milano meno omicidi, ma furti in casa e microcriminalità quasi raddoppiati. A Firenze un’epidemia mai vista di spaccate che fanno ammattire i negozianti. Penso che di tanti reati non si fa neppure denuncia sapendo che è tempo perso. A me, per esempio, hanno rubato 11 biciclette. Ho denunciato il primo furto, poi basta. Tu che ne pensi?
Dice lui: Che vuoi che ne pensi? Certezze non ne ho, posso solo immaginare. Al partito dicono: ma rubano anche gli italiani. Certo che sì. Però gli stranieri in Italia, quelli censiti, con l’8 per cento della popolazione vantano il 44 per cento dei reati. E comunque questa storia degli italiani razzisti è roba che mi fa girar le balle. Non solo si confonde spesso xenofobia con razzismo. Si spacciano per razzismo anche episodi che non lo sono, come quello dell’atleta nigeriana a Torino, dei due dodicenni di Pistoia, che secondo un prete un po’ fanatico avevano tentato di ammazzare uno dei migranti suoi protetti. O come l’omicidio di un ambulante senegalese a Firenze subito derubricato dagli inquirenti ad atto di follia e però preso a pretesto dalla comunità della vittima per una scorribanda distruttrice in centro. Ma a chi si deve credere in un paese civile? Ai magistrati o ai capi tribù?
Dico io: Certo che mettere alla gogna in classe un ragazzino di colore te lo raccomando. Altro che follia.
Dice lui: Dio bono, quell’insegnante è da manicomio criminale. Non capisco come possa giustificarsi. Però bastano pochi conti per smentire la vulgata degli italiani razzisti e xenofobi. Veri o falsi che siano, anche i censori più severi l’anno scorso hanno catalogati appena 200 casi. Ma gli omicidi? Per quanto in calo, l’ultimo bilancio (2023) ne elenca 298. Vogliamo dire allora che l’Italia è un paese di assassini? Che siamo tutti killer fottuti? Mi piacerebbe chiederlo al direttore di Repubblica, il Molinari, visto che anche lui, come i predecessori, è sempre al galoppo all’assalto dell’Italia razzista, sessista, omofoba e femminicida. Insomma, voglio dire, siamo al paradosso che oltretutto porta a galla ciclopiche ignoranze. Malgrado le avventure coloniali, gli italiani non sono mai stati bravi con la geografia. Mi vengono a mente i francobolli stampati a Roma per la Somalia fascista con l’immagine di elefanti e leoni a simbolo di quel paese, dove però elefanti e leoni non esistono. Come se a simbolo dell’Italia mettessero un orso polare. Oggi gli italiani vanno in massa alle Seychelles e alle Maldive, ma di che pasta è fatto il mondo non sanno un tubo. Pensano che fuori dalla penisola i popoli siano tutti bravi e santi.
Dico io: Perché? Invece le cose come stanno?
Dice lui: Stanno che nelle classifiche delle tendenze razziste mondiali l’Italia non è neppure presa in considerazione. Per il World Values Survey, il celebre istituto che studia l’opinione pubblica internazionale, in un elenco di 80 stati il più razzista è l’India. Seguono Bangladesh, Indonesia, Vietnam, Corea del Sud, Arabia Saudita, Iran e Nigeria. Né c’è traccia di paesi europei. Vogliamo dire o no che per il politicamente corretto è una classifica tra le più imbarazzanti? Perché non ne scrivono Repubblica o Avvenire? Tra l’altro, cinque di questi otto Paesi super razzisti sono di religione mussulmana. Ne vogliamo parlare?
Dico io: Va bene. Guarda però che Meloni sta comunque mostrando un volto assai poco rassicurante. Pensa ai vecchi slogan di Salvini: la pacchia è finita, le Ong complici degli schiavisti, io non mollo. Non ti sembra truce e anche un po’ fascistello? Ti pare azzardato temere una deriva autoritaria? Tra l’altro col decreto sicurezza sono stati creati altri 100 mila clandestini.
Dice lui: “Bravo, hai detto bene: altri 100 mila. Perché non va dimenticato il milione già a bordo grazie alla compiacenza dei governi di centrosinistra. Cos’è più grave, 100 oun milione? Ecco perché certa sinistra e certi preti oggi gridano al razzismo: per far dimenticare milione di cui si sa poco e nulla. Se non che, non avendo status e dovendo pur mangiare, si tratta di un milione di persone che si arrangiano come possono: schiavi di qualche caporale, oppure spacciatori se uomini e prostitute se donne. Non tutti, ovvio, però di sicuro vita grama. E gli italiani che devono pensare? Non bastavano le nostre tre mafie? Stupirci di qualche episodio di razzismo? Dispiace, da reprimere, ma stupirsi no e gridare all’allarme nazionale tanto meno. Che poi, se guardi i numeri, anche lì ci sarebbe parecchio da discutere.
Dico io: Dai, proprio i numeri rivelano un serio aumento dei casi di razzismo.
Dice lui: Aumento sì, serio è tutto da provare. Per capirsi: l’’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo’ (Odihr / Ocse), l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione che dal 2006 raccoglie e sistematizza informazioni e statistiche degli Stati membri, nello stesso nostro anno certifica in Francia 678 episodi di razzismo e xenofobia, in Finlandia 829, in Germania 2.039, in Svezia 2.768 e nel Regno Unito 43.113. Quindi se in Italia non si ride, in Europa si dispera. A Londra i nostri 200 casi fanno sorridere: sono niente di più che un fenomeno marginale. Da non sottovalutare, ma marginale. E tuttavia è sufficiente a chi sappiamo per speculare rumorosamente. Una bugia che equivale a un disastro politico e che, per di più, getta sul nostro paese una luce perversa. E’ giusto e doveroso fare opposizione a questo governo, però vediamo di usare idee e argomenti onesti oltre che efficaci.
Dico io: Lasciami insistere. Anche certi ultimi episodi di evidente razzismo lasciano perplessi. Bonini, sempre sul Corriere, si chiedeva tempo fa dove fosse nascosta la ferocia che oggi squaderniamo.
Dice lui: Ferocia? Ho letto Bonini. Ottimo giornalista, però mi pare colpito da amnesia severa. Dov’era nascosta la nostra ferocia? Perdiana, non è mai stata nascosta. O ci siamo già scordati i delittacci di mafia? I bambini sciolti nell’acido, le scarpe di cemento, le mattanze e le bombe quando i giornali titolavano Far West Italia per via delle migliaia di morti ammazzati a ogni chiar di luna. E le stragi di stato, e gli anni di piombo. Ma stiamo scherzando? Per tacere del sempiterno femminicidio e di altre atrocità più o meno spicciole. Oggi ci scandalizziamo di cose di cui fino a pochi anni fa neanche ci si accorgeva e si grida all’untore razzista e al fascismo anche in circostanze insignificanti, come l’adunata romana di Acca Larenzia per il saluto romano di due o trecento pirla. E’ l’era del #metoo, purtroppo. E i social non aiutano.
Dico io: La sciamo perdere il fascismo. Però dimentichi che l’Italia ha bisogno dei migranti. Senza di loro la nostra economia e il nostro stesso stato sociale non hanno un gran futuro. Il calo delle nascite è ormai costante e mette in crisi i nostri standard.
Dice lui: No che non lo dimentico. Ma non possiamo neppure continuare a importare migranti che arrivano a centinaia di migliaia col barcone. Ci vuole una selezione e un’organizzazione che accolga, istruisca e instradi quelli selezionati. Con diritti e doveri, non come adesso che, secondo una certa sinistra, certi preti e certe associazioni, i migranti hanno solo diritti. Ecco così l‘altro paradosso per cui chi parla di diritti è democratico, umanitario e antifascista, mentre chi parla anche di doveri è disumano, razzista, omofobo e ovviamente fascista. In altri termini: tu italiano se il semaforo è rosso devi fermarti, mentre tu migrante puoi attraversare avendo solo diritti. Ma non fa ridere?
Dico io: Messa così fa ridere. E’ che spesso i diritti dei migranti vengono ignorati e bellamente calpestati. Pensa a quanti sono sfruttati nei campi per pochi euro.
Dice lui: Lo so. Ma è uno sfruttamento figlio di due padri: il primo è l’eccedente offerta di manodopera grazie all’immigrazione selvaggia; l’altro è l’economia globale che mette in competizione con i nostri prodotti quelli di paesi come la Cina, dove il costo del lavoro è infinitamente minore. Il terzo padre, volendo, è la grande distribuzione che fa il prezzo. Dunque, o i nostri producono a costi competitivi, oppure chiudono baracca perché si va a comprare in Cina. E’ quanto succede in Puglia coi pomodori, altrove con la frutta e, restando in Europa, in Sardegna con il latte. E’ il mercato bellezza, e tu non puoi farci proprio niente. E se non niente, poco.
Dico io: Si è fatto tardi, ciao.
Dice lui: Ciao.
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