«Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire», ha detto il premier Mario Draghi due settimane fa agli Stati generali della natalità.
E in effetti l’anno della pandemia ha determinato il record negativo di 404 mila nuovi nati, (dato più basso dall’unità di Italia ad oggi e il 30% in meno rispetto a 10 anni fa), con una proiezione per il 2021 ancora più drammatica. Il saldo nati-morti è pericolosamente negativo: ogni anno è come se perdessimo una città di medie dimensioni di 200 mila abitanti, (come Padova o Taranto per intenderci), ma nell’anno della pandemia abbiamo perso una città come Firenze. Siamo il paese “più di vecchi del vecchio continente”, con una età mediana di 47 anni.
Non si tratta solo di avere un Paese meno popoloso e le conseguenze sono molteplici e tutte estremamente pericolose. Quali gli effetti in termini economici?
Con una popolazione attiva in costante calo sarà ad esempio più difficile ripagare il nostro debito pubblico.
Con quello che ne consegue in termini di merito del credito. Ma non solo. Minor teste significa anche minor consumi. In media, ogni italiano spende all’anno 17.000 euro, negli ultimi 6 anni abbiamo perso 1,1 milione di popolazione: la moltiplicazione in termini di minor domanda aggregata è piuttosto facile…
La quota di over novantenni cresce sempre di più: è di certo un bene se non fossimo in recessione demografica: tra poco immaginare una sanità essenziale garantita a tutti e ancora gratuita sarà sempre più difficile.
Anche il sistema pensionistico è in forte tensione: negli anni ’90 i pensionati rappresentavano il 26%. Oggi sono già il 39% e nel 2050, agli attuali livelli demografici, il rapporto sarà del 60%. Impossibile pensare che i contributi versati dai lavoratori possano garantire la pensione a una fetta di anziani così elevata.
Stiamo assistendo a primi casi di spopolamento in numerosi piccoli comuni: garantire lì i servizi essenziali sarà sempre più difficile e anti-economico per qualsiasi governo che guiderà il Paese.
C’è urgenza dunque di invertire la rotta. Prima che il Paese si accasci su sé stesso in una morsa letale. Serve equilibrio intergenerazionale: le politiche demografiche sono investimenti, non costi.
In Italia c’è una media di 1,2 figli per donna e il Covid ha fortemente impattato sull’avvio di nuove gravidanze, effetti che continueranno a manifestarsi anche nel prossimo futuro.
Serviranno allora di certo investimenti su asili nido/scuola e aiuti in generale alle giovani coppie per l’acquisto della casa, come pure misure per sostenere l’imprenditoria giovanile e femminile.
Ben vengano anche sussidi, assegni unici per ogni nuovo nato e bonus bebè. Stiamo parlando del nostro futuro: è nell’interesse di tutti, a prescindere dall’età. E poi… fortunatamente la televisione di oggi ci sta già aiutando con tutti“quei programmi demenziali con tribune elettorali” (cit. al Maestro Battiato). Sicuri che non ci sia altro di meglio da fare?…
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