Nessuna manovra correttiva dei conti pubblici e naturalmente nessuna patrimoniale. In compenso via ai rimborsi a tutti i “truffati” delle banche. E’ proprio vero, il 2019, dal punto di vista economico, sta assumendo tutti connotati di un anno “bellissimo” come da tempo ci va rassicurando il premier Conte. Il governo ha già varato il reddito di cittadinanza e quota 100, ora si appresta, Di Maio ci sta lavorando alacremente, ad aumentare il salario minimo e a tagliare il cuneo fiscale, oltre che ad introdurre la flat tax. Tutto giusto, per carità. Peccato però che tutto, ma proprio tutto, stia avvenendo a debito, e non dopo un incremento di produttività a cui far seguire una sacrosanta politica sia redistributiva sia di abbassamento della pressione fiscale.
Convitato di pietra della situazione, lo spread, del quale i telegiornali, soprattutto quelli pubblici, non parlano da mesi. Eppure da un anno a questa parte, da dopo le elezioni del marzo scorso, lo spread è stato stabilmente sopra quota 250, con un massimo di oltre 300 punti. E su base annua 100 punti di spread costano, per i maggiori interessi sul debito, circa 3,5 miliardi che raddoppiano l’anno dopo, se il livello di spread si mantiene uguale, e triplicano dopo due anni. Un costo ingente che va a sommarsi a tutti gli altri.
Da notare poi che tutti i dati economici indicano un quadro a dir poco preoccupante. Intanto il livello dello spread ci dice che l’Italia è il malato d’Europa. Portogallo e Spagna sono rispettivamente a 126 e 112, meno della metà del nostro, mentre tutti gli altri Paesi sono di gran lunga sotto i 100 punti con la Francia a 37, il Belgio a 46, l’Austria a 30 e i Paesi Bassi a 18. Poi il debito pubblico. A marzo, secondo il supplemento del Bollettino Statistico della Banca d’Italia abbiamo raggiunto il nuovo record di 1946,083 miliardi di euro, con un incremento di 17 miliardi rispetto a febbraio e questo a fronte di una diminuzione delle entrate tributarie che a febbraio hanno registrato un calo del 3,61% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Con il segno meno anche il fatturato industriale -7,3%, gli ordinativi dell’industria -5,3% e gli occupati -116.000 a febbraio 2019 rispetto al maggio 2018, quando il Paese, grazie al nuovo Governo, ha iniziato la sua folle corsa verso il baratro. L’unica cosa che aumenta è la cassa integrazione. Speriamo che il 2019, per Conte anno “bellissimo”, finisca presto, magari insieme al Governo.
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