L’evasione fiscale: il capro espiatorio
Flavio Briatore è stato assolto dall’accusa di evasione fiscale. Dopo 12 anni e 6 processi. Dopo che il suo megayacht fu sequestrato con a bordo lui, la moglie e il figlio. Come se si trattasse del più pericoloso dei delinquenti.
Adesso i giudici hanno revocato la confisca dell’imbarcazione, del valore circa di 20 milioni.
Peccato che nel frattempo, circa un anno fa, lo Stato abbia messo all’asta e venduto lo yacht per 7 milioni. Senza aspettare la risoluzione del processo.
Anche Maradona, dopo la sua morte, è stato assolto dall’accusa di aver frodato il fisco. Una storia che andava avanti da decenni.
Questi i nomi illustri, il capro espiatorio di uno Stato che ha necessità di trovare i colpevoli alle proprie incapacità.
Ma quanti sono i privati cittadini, le imprese anonime che ogni anno lottano contro lo Stato predatore?
L’evasione fiscale è il vero capro espiatorio che tanto piace alla classe politica e a tutti coloro che detestano chi riesce ad arricchirsi con il proprio lavoro e il proprio ingegno.
Eppure all’ignaro cittadino l’evasione sembra un pozzo senza fondo. Ma non sono state create leggi di polizia tributaria che fanno impallidire anche i regimi non democratici? Come è possibile che possa esistere ancora una così alta evasione da dover sempre inserire in bilancio una consistente somma da recuperare?
Pare piuttosto un artificio contabile, per aggiustare il bilancio dello Stato e buttare un po’ di fumo negli occhi agli inconsapevoli cittadini, i quali, in questo modo, hanno un comodo colpevole sul cui sfogare le loro frustrazioni e distolgono lo sguardo dagli enormi sprechi statali.
Ogni anno, infatti, diventa sempre più difficile e costoso trovare nuovi evasori. Ma l’importo è messo a bilancio e entro fine anno deve essere recuperato. Come fosse un budget da raggiungere in qualsiasi azienda.
L’evasione fatta dalle ‘imprese-fantasma’, e dalle imprese colluse con la criminalità organizzata, richiede tempo e risorse.
Lo stato allora dove dirigerà le sue forze? Per aver il minimo costo con il massimo beneficio?
Molto facile rivolgersi ai contribuenti onesti e conosciuti, i quali sono costretti a rivolgersi a commercialisti e avvocati, con ulteriore spese, per difendersi.
Sottraendo tempo e denaro all’attività produttiva.
Il costo della corruzione
L’Italia è il Paese con il più alto livello di corruzione in Europa. Due volte più alta di quella della Francia e della Germania.
Il comparto della contrattualistica pubblica resta il più colpito. Secondo l’ultimo rapporto dell’ANAC-Autorità Nazionale Anticorruzione (triennio 2016-2019), il settore più a rischio si conferma quello legato all’ampia tipologia dei lavori pubblici (che rappresenta il 40% degli episodi di corruzione totali), seguito dal comparto legato al ciclo dei rifiuti (22%) e quello sanitario (13%).
Non solo denaro, ma anche il posto di lavoro offerto come tangente, l’assunzione di coniugi, congiunti o soggetti comunque legati al corrotto. (Fonte Rand Corporations)
Sarebbe interessante fare uno studio sul costo totale della corruzione della prima e della seconda repubblica, i risultati molto probabilmente ci direbbero che una buona percentuale del debito pubblico, se lo sono mangiato le tangenti, in altre parole i soldi che dovevano servire a far crescere il paese hanno fatto ingrassare i corrotti. Altro che evasione fiscale, qui si tratta di denaro pubblico.
Ma per gran parte della popolazione, il vero colpevole è l’autonomo che evade per sopravvivere a un fisco folle. Un inganno collettivo che si autoalimenta.
La pressione fiscale
La pressione fiscale complessiva (tassazione sui profitti delle imprese, tassazione sul lavoro e altre tasse) messa a punto di recente da Ambrosetti (analisi Ambrosetti 2020) vede l’Italia al primo posto in tutta Europa (64,8%), mentre la media europea è del 40,6%. Ecco la classifica completa: 1) Italia 64,8%; 2) Francia 62,7%; 3) Belgio 58,4%; 4) Spagna 50%; 5) Grecia 49,6%; 6) Svezia 49,1%; 7) Germania 48,8%; 8) Portogallo; 41% 9) Paesi Bassi 41%; 10) Norvegia 39,5%; 11) Finlandia 37,9%; 12) Gran Bretagna 32%; 13) Svizzera 28,8%; 14) Danimarca 24,5%.
Il costo della inefficienza della Pubblica Amministrazione
Aggiungiamo il pesante e spesso non rivelato costo occulto, quello della inefficienza della Pubblica Amministrazione, che grava sull’economia più del doppio dell’evasione fiscale.
Un vero e proprio inganno che nessuno vuole evidenziare.
Un costo che si valuta in 250 miliardi.
E sarebbe interessante valutarne adesso, con il green pass all’italiana, con una burocrazia kafkiana, il costo di questa folle spesa e inefficienza a carico del cittadino.
Il costo della Burocrazia
Il peso della burocrazia per le imprese era già insostenibile, limitava la competitività, (Non a caso, operatori finanziari internazionali ritengono che la prima causa del mancato investimento in Italia sia il carico normativo e burocratico), pesava inesorabilmente sul proprio fatturato, ancora prima del caos creato dal green pass all’italiana. Sarà purtroppo inevitabile valutare le conseguenze di tutto questo sull’organizzazione aziendale, sull’attività produttiva nonche sui fatturati della PMI.
Federdistribuzione ad esempio afferma che a pochi giorni dal 1° febbraio, le aziende che vendono prodotti non rientranti nel novero delle merci essenziali e che sono tenute al controllo del Green Pass all’ingresso, cominciano a fare i conti con le difficoltà organizzative, che rischiano di comportare un aumento di costi che graveranno ulteriormente sui loro bilanci.
L’enorme pressione fiscale, il peso della burocrazia e il suo costo di inefficienze, l’assenza di riforme liberali hanno determinato e sta determinando un declino economico che sembra essere voluto e auspicato.
Ma siamo certi che ancora una volta la responsabilità del declino graverà sull’idraulico.
mauro grassi
Mah, alcune cose sono anche condivisibili. Che c’è inefficienza nella spesa pubblica (250 miliardi mi sembra un numero “buttato lì”) che è negativa come l’evasione e di cui poco si parla. Ma sembra che nessuno sia interessato, nè a sinistra nè a destra ad occuparsi di efficienza nella pa,.
Quanto al peso della tassazione non capisco i dati di Ambrosetti. Mi sembrano “inventati”. Riporto la relazione di Eurostat: Secondo i dati Eurostat, nel 2019 (ultimo anno per cui sono disponibili dati completi) l’Italia si posizionava al sesto posto tra i 27 Paesi dell’Ue, con una pressione fiscale pari al 42,6 per cento. Prima di noi troviamo Austria, Svezia, Belgio, Danimarca e poi la Francia, che con una pressione fiscale del 47,4 per cento era il primo Paese in Europa. All’ultimo posto c’è invece l’Irlanda, dove la pressione fiscale era del 22,7 per cento: circa la metà rispetto al valore italiano. La media europea era invece del 41,4 per cento.
Sandra Bianchini
Caro Mauro, prima di commentare vai almeno a vedere i Dati, su cosa sono costruiti. Ambrosetti fornisce i criteri. Lo stesso vale per gli sprechi della PA sono suddivisi per voce. Disponibili a tutti.
Alessandro Petretto
L’inefficienza della PA è cosa diversa dal costo della regolazione per le imprese. L’inefficienza è di due dimensioni: la dimensione produttiva quando la PA produce con costi unitari superiori ai valori standard (eccesso di input) e la dimensione allocativa (eccesso di spesa corrente in determinati settori rispetto a valori medi per esempio europei). Per entrambe queste dimensioni non ha molto senso esprimere valori assoluti, ma solo relativi.
Il costo della regolazione (complicazioni burocratiche, attività professionali, tempi dilatati, ecc.) incide sui costi di produzione delle imprese agendo come un’imposta occulta. Ci sono molte stime di questi costi ma 250 miliardi mi sembrano eccessivi.
Infine, per tutti non usate il termine tasse indistintamente. Una cosa sono le tasse e un’altra le imposte, come le sempre attuali classificazioni einaudiane impongono. I dati sulla pressione fiscale relativa sono corretti quelli di Mauro, anche se i confronti sono distorti dai sistemi previdenziali differenziati e quindi dai diversi contributi sociali. Depurati da questi la pressione tributaria non vede l’Italia in testa alla classifica
Sandra Bianchini
Professore, come dicevo nel commento precedente gli sprechi della P:A: aumentano di anno in anno e ora sono arrivati a questi numeri.
Condivido la sua divisione tra tasse e imposte, naturalmente, mi sono limitata a riportare la dicitura di Ambrosetti.
Marco Poggi
“Ma per gran parte della popolazione, il vero colpevole è l’autonomo che evade per sopravvivere a un fisco folle.”
Il fisco sarà anche folle ma è la conseguenza ad una impunita evasione (e non c’è solo l’idraulico…). Poi le cifre le fanno i numeri (anche dei “piccoli” evasori).
Quanto all’inefficienza della P.A. in parte ci può anche stare, sovrapposizioni di competenze (es. Regioni/Province) con conseguente eccessiva burocratizzazione, e forse sono malcelati ammortizzatori sociali, ma che dobbiamo fare? ci sono soluzioni alternative?
mauro grassi
si secondo me ci sono alternative all’inefficienza (nelle due accezioni avanzate da Petretto .. a cui aggiungerei una terza ..fare cose inutili!). E’ che nessun partito nè di destra nè di sinistra accetta di pagare il prezzo in termini di consenso. Direbbe la Bianchini “in tanti campano sotto lo Stato “benevolo con i propri dipendenti”, perchè disturbarli?”.