Nelle presidenziali USA è accaduto qualcosa di molto più complesso di una vittoria della sinistra sulla destra: qualcosa che le categorie tradizionali della politica non bastano a spiegare. Hanno vinto – di misura – l’apertura e il multilateralismo globale sul sovranismo; la cultura e la scienza contro le fake news e il complottismo che erano giunti a conquistare la Casa Bianca; gli analisti, però, ci avvertono che gli elettori di Biden sono mediamente più ricchi e più colti, e abitano nelle città, mentre per Trump hanno votato le persone socialmente più a rischio, le periferie operaie e le campagne. Gli stessi perdenti della globalizzazione che da noi al nord votano Salvini e al sud Meloni. A ben vedere, là come qui lo spartiacque aperturisti/sovranisti incrocia in modo più o meno ortogonale quello destra/sinistra. Là come qui, dunque, il partito del multilateralismo globale e dell’integrazione UE, se vuole tagliare l’erba sotto i piedi al populismo, deve riuscire a riconciliare con questa idea-forza i ceti meno colti, meno agiati e più periferici. Il primo pilastro di questa politica non può che essere la coniugazione di apertura con sicurezza, sia sul piano economico sia su quello sociale; che implica, tra l’altro, forte capacità di governo dei flussi migratori (a partire dal lancio di una grande campagna di gemellaggio operoso tra città, istituzioni e imprese europee e africane). Sicurezza significa anche, e siamo al secondo pilastro, potenziamento del sistema della sanità e dell’assistenza a famiglie e persone in difficoltà: un settore oggi sottodimensionato in Italia, che potrebbe contribuire molto ad aumentare l’occupazione giovanile e femminile. Il terzo pilastro è il potenziamento del sistema scolastico – come fattore di parità sociale e antidoto contro la pseudo-cultura delle fake news – e la creazione di un sistema della formazione professionale che consenta soprattutto ai più deboli di sfruttare il mercato del lavoro a proprio vantaggio. PD, IV, Azione, Base, non è il caso di provarci?
(questo articolo con il consenso dell’autore è stato ripreso dal sito www.pietroichino.it)
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