L’attacco di queste ore a Israele da parte dei terroristi di Hamas è inaccettabile. È poi un attacco non solo allo Stato ebraico ma all’intero Occidente e alle sue Democrazie. Orchestrato probabilmente dall’Iran – l’Iran degli assassinii delle donne perché con il velo appena fuori posto – è un atto criminale perpetrato da un’organizzazione neofascista di destra, fondamentalista islamica, razzista e antisemita come Hamas. L’obiettivo è un attacco ora anche dal Libano a opera di Hezbollah sostenuto dalla Siria di Bashar al-Assad, il blocco del faticoso processo di avvicinamento di Israele e Arabia Saudita e, di nuovo, la distruzione dello Stato di Israele, come d’altronde scritto negli statuti di tutte quelle organizzazioni terroristiche. Dietro un evento apparentemente locale si gioca ancora una volta – come da quasi due anni in Ucraina e adesso su un nuovo fronte – il conflitto attuale fra cultura democratica – come quella presente in Israele – e culture autoritarie, totalitarie e fondamentaliste.
Di fronte a questa situazione non possono esserci dunque titubanze, ipocriti distinguo o rumorosi silenzi. Diplomazia, ragionevolezza, soluzioni politiche, e anche critiche, condanne e sanzioni sono possibili solo in uno scenario di libertà e di democrazia. Quando questo è minacciato, occorre scegliere e prendere parte.
Per questo siamo senza se e senza ma dalla parte di Israele.
Beppe Merlo
Stare con Israele per il massacro subito è un atto di civiltà oltre che di solidarietà umana, stare con Israele per il suo diritto di esistere, comprendere il popolo israeliano costretto a convivere con il rischio del terrore che lo fa scivolare sempre più verso una democrazia populista è una considerazione di cui tener conto.
Per cui lo stare con Israele non può che essere contingentato e riferito al succedersi degli eventi, tenendo conto che Israrele non ha mai accettato un ruolo in e dell’Europa, in quanto la questione palestinese era solo affar loro. Se la dirigenza palestinese si è assoggettata a disegni e fanatismi, involvendo verso soluzioni solo terroristiche, il populismo israeliano e la classe dirigente che esprime, rappresenta un ulteriore pericolo non solo per la pace ma soprattutto per la democrazia retoricamente citata nel titolo, in un Paese dove la laicit si sta sgretolando e la confessionalità viene pagata a fini elettorali.