Franco Prodi è fisico dell’atmosfera, già direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR, e Professore Ordinario di Fisica dell’Atmosfera all’Università di Ferrara. Membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XL, è uno dei massimi esperti di fisica delle nubi. Nubi che ora sono al centro del sistema clima e della questione del cambiamento climatico. Questione che per Prodi non può essere ricondotta meramente alla produzione di gas climalteranti, i cosiddetti gas serra, da parte dell’uomo. Da SoloRiformisti un sentito grazie all’illustre scienziato per avere accettato di rispondere alle domande del nostro Luciano Pallini.
Siamo tutti climatologi: la nostra esperienza (costruita sul breve intervallo di vita di noi umani) registra un accentuarsi di eventi estremi nell’atmosfera, l’aumento delle temperature con le conseguenze ampiamente descritte. E’ in atto un cambiamento climatico? E’ un evento straordinario o ha precedenti nella storia dell’umanità e del pianeta?.
La nostra esperienza, costruita sul breve intervallo della nostra vita, non conta nulla ai fini climatologici. Contano solo le misure fisiche dei parametri meteorologici, principalmente la temperatura dell’aria a 2 metri dal suolo. Particolare importanza hanno le stazioni che hanno conservato una lunga operatività e forniscono quelle che sono chiamate serie storiche dei dati meteorologici. E’ solo dai primi dell’ottocento che possiamo avere stazioni sperse in tutti i continenti. L’esame dei dati di queste stazioni, opportunamente depurati da eventuali effetti locali, mostra un riscaldamento di sette decimi di grado per secolo, mediato su tutto il pianeta. Orbene questo periodo di tempo è un battito di ciglia nella lunga storia della terra, e coincide con il passaggio dell’umanità da un ciclo naturale, nel quale si impiega il lavoro umano ed animale, si trasportano uomini e cose con animali che muovono e carri e carrozze, si usa il vento per muovere i velieri, ad un impiego crescente di combustibili fossili: carbone, poi petrolio, poi gas naturale, poi uranio. Di tutte le ere precedenti, quando non si aveva il termometro, sviluppato da Galileo, non sappiamo nulla? Tutt’altro, sappiamo parecchio, ma indirettamente da indizi (proxi e’ il termine tecnico), che sono gli anelli degli alberi, i documenti storici e letterari, i sedimenti lacustri e marini, i carotaggi dei ghiacciai presenti nelle grandi catene montuose, nell’Antartide e nella Groenlandia etc.. Questi indizi ci parlano di grandi glaciazioni e di grandi riscaldamenti, di cicli di 450000 anni con sotto-cicli di 120000 anni con ulteriori sotto-cicli. Questi ultimi nelle nostre vicende storiche li abbiamo sperimentati col periodo caldo romano (Annibale passa le ali con gli elefanti), con il periodo caldo medioevale, con la piccola glaciazione del 1600 1700.
Il dato accettato di riscaldamento globale, da strumenti in tutto il mondo, per la temperatura dell’aria a due metri dalla superficie terrestre è di sette decimi di grado per secolo. Questo dato proviene da serie storiche che hanno inizio dai primi dell’Ottocento. Alcuni scienziati sostengono che questo aumento sia di origine esclusivamente antropica. Si sbagliano perché’ la conoscenza attuale del sistema clima non ci consente di quantificare questo effetto, che si sovrappone invece alle altre cause naturali di cambiamento che sono: astronomiche (distanza terra sole), astrofisiche (variazioni delle intensità’ di radiazione del sole) e le variazioni naturali (ad esempio quelle causate dalle eruzioni vulcaniche) nella composizione di gas e particelle dell’involucro gassoso della terra, l’atmosfera. Esistono certamente effetti dell’attività umana sul clima globale ma non sono quantificabili sulla base dei modelli attuali di clima, che producono scenari non previsioni.
Quindi scomponendo la domanda:
A-La nostra esperienza personale è ingannevole e non è rappresentativa dell’intero pianeta
B- L’incremento del numero di eventi estremi e’ considerato un fatto certo dalla pubblica opinione, ma non èuna certezza scientifica. L’aumento della temperatura dell’aria ha come conseguenza il fatto di avere quantità’ maggiori di acqua sotto forma di vapore in atmosfera (legge di Clapeyron) col leggero aumento delle precipitazioni convettive rispetto alle stratiformi.
Ma spesso si scambia l’aumento dei danni e del numero delle vittime, dovuto a fattori esterni (si costruisce in terreni golenali dove dovrebbe essere proibito etc) con un aumento oggettivo degli eventi estremi.
C- Il cambiamento e’ connaturato al clima. Il clima non può’ non cambiare, per le ragioni citate. L’attività antropica e’ l’ultima delle cause di cambiamento in ordine di tempo, ma le coincidenze fra periodo con misure strumentali fisiche, industrializzazione, e conclusione della piccola glaciazione non consentono di quantificare la responsabilità’ dell’uomo del riscaldamento. La conoscenza attuale del sistema clima non ci permette di separare i diversi effetti.
I modelli in uso producono scenari, non previsioni affidabili. Mi basta, da fisico delle nubi vedere come nei modelli in uso sia rozzamente rappresentato l’effetto delle nubi per dubitare seriamente del risultato che i modelli stessi producono. Infatti le nubi sono al centro del sistema climatico, insieme ai gas triatomici ed all’aerosol. Le nubi fanno da vigili del traffico di fotoni solari in arrivo e di fotoni terresti che lascino il pianeta. Questo bilancio di flussi fotonici è il vero regolatore del clima.
Tutti climatologi e tutti ad affermare che la responsabilità è solo dell’uomo e dei suoi comportamenti. Lei è noto per non condividere questa tesi. Allora quali sono i fattori che incidono sul clima? Intanto quale è il modello teorico che spiega il clima e la sua evoluzione?
Ho preferito dilungarmi nella prima risposta perché implicitamente rispondo anche a questa e ad alcune delle seguenti. Non è vero che tutti i climatologi affermano che la responsabilità’ del riscaldamento è solo dell’uomo. Lo afferma l’IPCC perché si muove in un’area grigia, quella del rapporto fra scienza e Nazioni Unite. In genere i rappresentanti sono nominati dai governi (ministri dell’ambiente), non dalle organizzazioni scientifiche. Il Panel, dalla fine degli anni settanta, è stato creato per dare delle risposte al mondo delle nazioni unite, all’ONU, non è un organismo strettamente scientifico. La scienza vera non procede a maggioranza ed ha le proprie sedi, riviste serie, e metodi propri. Vi sono numerosi scienziati nel mondo che non concordano affatto sulla responsabilità’ dell’uomo del riscaldamento globale.
Quali sono i fattori naturali? Quanto sappiamo di come si esplica il loro impatto? E quanto incidono?
I fattori naturali sono elencati sopra: astronomici, astrofisici, atmosferici (composizione variabile dell’atmosfera, ruolo delle emissioni vulcaniche) che regolano principalmente il bilancio dei fotoni solari in arrivo e terrestri in uscita. Per completezza nomino anche il degassamento della crosta terrestre, il flusso di calore dell’interno della terra, le emissioni di gas dal fondo oceanico, l’uso diverso dei suoli che cambiano la loro emissività , l’interazione oceano/ atmosfera e vegetazione/atmosfera etc .
Siamo in grado di stimare l’influenza dei fattori antropici sul cambiamento climatico? Ed il primo e più rilevante è la sempre crescente emissione di gas serra?
L’uomo compete con la natura in maniera consistente da un paio di secoli nella immissione di alcuni gas e particelle, ma per quanto detto sulla mancanza di conoscenza del sistema clima non si è in grado né di fare previsioni attendibili né di quantificare l’effetto antropico. La concentrazione della CO2 in atmosfera è in aumento, ma rimangono interrogativi importanti sulla possibile saturazione delle bande di questo gas e sul ruolo dei vulcani stessi, già’ ricordato. Nel passato gli aumenti di temperatura hanno preceduto, non seguito gli aumenti della CO2.
Si dimentica inoltre che lo stesso vapore d’acqua è un gas serra, e che la CO2 non è un inquinante ma è essenziale per la crescita delle piante.
I movimenti che si sono sviluppati in tutto il mondo, rappresentati oggi da Greta Thurnberg, e dai Fridays for Future, puntano il dito contro la crescita, contro l’industria, in generale contro il progresso: ma non è forse grazie a questo progresso che la popolazione è aumentata, la speranza di vita si è allungata?
Purtroppo si fa grande confusione fra riscaldamento globale e degrado dell’ambiente planetario. È quest’ultimo che va fortemente contrastato. È sul contrasto al degrado ambientale, sulla tutela dell’unico pianeta che va trovata la convergenza internazionale e vanno impiegate le risorse adeguate, e va promossa una diversa scala di valori, definito un nuovo concetto di povertà’, quella vera da combattere, e va contrastata la dittatura del PIL. L’uscita dell’umanità’ dal ciclo naturale col massiccio impiego di energie fossili ha portato ad un legame diretto, ma improprio, fra crescita economica e crescita del consumo energetico. È una equazione che non può’ non portare alla follia perché esclude la Natura dai calcoli economici. L’uscita dal ciclo naturale produce scorie, e noi corriamo il rischio di essere sommersi dalle scorie. Questo è vero tema per i prossimi cento/duecento anni. La scomparsa di specie viventi, l’inquinamento degli oceani anche in aree remote, l’inquinamento dei fiumi, delle falde sotterranee, dei terreni non sono pericoli futuri, sono disastri che si stanno perpetrando da decenni. Conclusione i giovani sono mal consigliati e sono dirottati verso fini sbagliati da chi ha interesse a distrarre dalla vera tutela.
Si sveglino e studino e si orientino verso l’obiettivo vero e che merita di essere perseguito, la tutela del pianeta.
A parte la “scorrettezza” politica della pretesa da parte di chi è arrivato a alti livelli di benessere consumando tutta l’energia che voleva di imporre freni e limiti a chi aspira ad arrivarci, cosa si può fare per contenere queste emissioni senza imboccare la strada della decrescita felice?
Cominciamo col porre fine a questa disputa stucchevole e ormai datata, che si ripete ad ogni COP fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Perché è adesso che si è raggiunta la consapevolezza della finitezza del nostro pianeta. È adesso che si intravvede l’esaurimento possibile delle risorse fossili/energia da fossili e si deve preparare un rientro dell’umanità nel ciclo naturale.
È adesso che si vedono per mare navi porta-container che muovono 27000 container ciascuna, simboli mobili di un mercato globale È adesso che si forma la consapevolezza di un degrado ambientale planetario non più’ tollerabile. L’uso di energia fossile reclamato da parte degli altri 6 miliardi di persone pari al livello del miliardo e mezzo degli “sviluppati” segnerebbe il degrado totale del pianeta e l’incompatibilità’ dell’uomo con la biosfera.
Ecco allora il discorso delle armi. L’umanità non ha ancora introiettato i 60 milioni di morti del secolo scorso, e continua a risolvere i rapporti fra nazioni in base a strategie militari, armi e denaro. Battaglia di Anzio (31 a.c.) 5000 morti a fil di spada, 800 navi, Hiroshima 75000 morti in 5 secondi. Bomba atomica. La bomba H può’ fare molto peggio, e ce ne sono tantissime in giro (io non so quante ma sarebbe bene lo sapessi, si tratta della mia pelle). Sono in grado di rendere invivibile il pianeta, forse per sempre.
Non è una forma di neo-malthusianesimo? Mi viene in mente la trama di un film, La Fuga di Logan, dove in un futuro imprecisato alcune migliaia di sopravvissuti a una conflitto nucleare globale vivono in una città “bioecologicamente” bilanciata e chiusa sotto una cupola impenetrabile: per risolvere ogni problema di e la conseguente scarsità di risorse è stato istituito, un sistema di limitazione del numero degli abitanti attraverso l’eutanasia forza. La presto dai mettere l’uomo al centro ed al di sopra della Naturata a 30 anni.
Sul conflitto nucleare ho anticipato nella risposta alla domanda precedente. Non ho visto quel film e non mi piace l’eutanasia nemmeno a 110 anni, figuriamoci a trenta. Sulla popolazione che la terra può’ fare vivere decentemente, la tecnica può’ aiutare sia a sfamare l’umanità’ che a rispettare il pianeta, sulla base del valore assoluto della vita e della dignità’ della persona umana. Ma la compatibilità’ con la biosfera deve essere il comandamento. La scienza è sempre buona ma la tecnologia è ambigua, ambivalente, cattiva quando associata al denaro e buona quando guarisce le malattie e risolve i problemi.
È adesso che l’umanità’ deve scegliere quali valori e quale tecnologia. A chi appartengono i fotoni solari? c’è un limite alla proprietà’? Possiamo muoverci un po’ meno e comunicare un po’ di più’?
Ci può’ essere un reddito di esistenza al posto di quello di cittadinanza?
Quali sono a suo avviso le principali azioni da mettere in campo per contrastare il cambiamento climatico ed il degrado ambientale?
Ho già’ detto che non mi piace l’espressione “contrastare (o lotta al ) cambiamento climatico”, finché non siamo in grado di fare scienza completamente: fornire spiegazione e fare previsione. Siamo molto lontani. Invece tutto lo sforzo per ridurre ed eliminare il degrado ambientale
Per buttarla in filosofia : Sebastiano Maffettone su Il Domenicale de Il Sole24ore del 18 ottobre 2020 afferma che la paura è la condizione psicologica fondamentale che nasce dalla perdita del controllo sull’ambiente generando reazione emotive di massa: “ in sostanza, ogni paura è paura della morte, testimonianza permanente della nostra consapevolezza di essere effimeri e vulnerabili”. C’è questa paura alla base di questi movimenti?
Provo a banalizzare la diagnosi di Maffettone. “La paura fa perdere la ragione” Non so se la paura sia la causa, ma vedo parole d’ordine che dilagano senza che si avanzino obiezioni. È in atto una accettazione acritica di slogan che rischiano di essere presi sul serio da chi ha in mano le decisioni politiche e quindi possono portare fuori strada l’umanità.
Quanto ho detto sopra non è destinato certamente ad un politico che si presenti alle elezioni a breve, ma ad un politico che ragioni a tempi lunghi, che capisca che l’era tecnologica energivora ed alimentata dalle riserve fossili’ è destinata a finire.. la pretesa di mettere l’uomo al centro ed al di sopra della Natura’ insensata. Un’occhiata ai recenti risultati dell’astrofisica e della cosmologia dovrebbe fare riflettere tutti.
Gualtiero Via
E’ il più approfondito intervento sul tema che io abbia letto del professor Prodi. Avevo letto una sua intervista, qualche tempo fa, molto più breve e meno dettagliata.
Trovo che quella del prof. Prodi sia una posizione che meriterebbe una conocenza e una diffusione estremamente più ampia.
edo una decina d’anni fa, più o meno, prese ua posizione analoga Folco Quilici, fu poco prima di un grande summit mondiale sill’ambiente. Quilici contestava l’attenzione tutta focalizata su una qustione non certa -il riscaldamento globale- ed una attenzione molto meno alta del necessario su una questione invece certissima, la scomparsa accelerata di specie, soprattutto nei mari, e di cui è altrettanto certa la causa antropica.
Demetrio Monari
Cose che Zichichi diceva quindici anni fa, ma era Zichichi