Prima di esaminare la diffusione delle teorie che, verso la fine del XIX secolo in Germania, richiamandosi alle scoperte di Darwin, vennero estese dalla biologia alle scienze umane e fornirono il sostegno pseudo-scientifico ad una vera e propria ideologia razzista, occorre precisare che il concetto di “darwinismo sociale” – come spiega Antonello La Vergata – è molto ampio e soprattutto che è comunemente ( ed erroneamente) associato agli esiti che sono l’ oggetto del presente articolo. In verità, scrive lo studioso: “Le idee di Darwin ( o a lui attribuite) furono invocate a sostegno delle idee politiche più disparate. Vi fu un darwinismo sociale liberista, uno solidarista, uno statalista conservatore, uno nazionalista, uno militarista, uno pacifista, uno socialista, uno anarchico…”. E’ chiaro, dunque, che è sbagliato ridurre il darwinismo sociale in quanto tale all’ antisemitismo che nella Germania nazista ebbe poi le terribili conseguenze della “pulizia etnica” e della “soluzione finale”; ma è altrettanto vero che alcuni concetti di origine biologica come la lotta per l’ esistenza e la selezione naturale, applicati nel campo dell’ antropologia e della medicina, in un contesto storico ben definito, si tradussero in una distorta visione della società basata sul predominio della “razza pura”.
Senza voler quindi attribuire a Darwin o agli autentici darwinisti sociali come Spencer alcuna responsabilità (per quanto puramente teorica) di un tale travisamento, precisiamo che qui ci occuperemo soltanto di quello che lo stesso La Vergata definisce “darwinismo alla tedesca”, quando spiega che fu per primo un generale di cavalleria in pensione, Friedrich von Bernardhi , con la pubblicazione nel 1912 del libro La Germania e la prossima guerra, a indicare nel darwinismo la giustificazione scientifica del suo militarismo nazionalista. Va anche detto, a onor del vero, che non furono soltanto gli scienziati sociali tedeschi a travisare le idee di Darwin ed utilizzarle per sostenere la superiorità della razza germanica: com’ è noto, i più “autorevoli” teorici razzisti, che fecero scuola in Germania, erano il francese conte Arthur de Gobineau ( autore di Essai sur l’ inégalité des races humaines) e l’ inglese Houston Chamberlain, che all’ inzio della Prima guerra mondiale diventò, molto probabilmente, consigliere del Kaiser. Persino il concetto di “spazio vitale” (Lebensraum), che fu uno dei capisaldi del nazismo, era stato precedentemente elaborato dal geografo tedesco Friedrich Ratzel e dall’ inglese Halfred Jhon Mackinder.
Fatta questa dovuta premessa, andiamo a prendere in esame la Germania degli ultimi anni del XIX secolo, quando in essa si diffusero il neoromanticismo, la riscoperta delle antiche tradizioni popolari e il culto della razza ariana, che andarono poi ad incontrare l’ antropologia di ispirazione darwiniana.
Come spiega George L. Mosse, per “neoromanticismo” si intende la rinascita del romanticismo tedesco che era stato sin dai suoi inzi caratterizzato da una forte componente irrazionalistica, mistica e panteistica; e che trovò nell’ editore Eugen Diederichs uno dei suoi principali divulgatori. A caratterizzare questa seconda fase del romanticismo germanico, è la presenza del positivismo come filosofia dominante in un contesto storico incentrato su un forte sviluppo industriale, portatore di valori tipicamente materialistici. A questo tipo di società, Diederichs contrapponeva un idealismo fondato sui valori tradizionali del popolo germanico, il Volk, che erano il suolo, la patria e la razza (anche se quest’ ultima era intesa da lui soprattutto in senso culturale). Grazie alla pubblicazione della rivista Die Tat, a partire dal 1912, egli ebbe una sempre crescente influenza su ampi settori del Movimento giovanile, come quello del Sera Circle, i cui membri si riunivano annualmente a Jena per celebrare il solstizio d’ estate con uno spirito apertamente pagano.
Altro personaggio significativo di questo periodo, è Alfred Schuler, che viveva a Monaco nel quartiere degli artisti, dove si era costituita una comunità intellettuale legata dall’ ideologia nazionalista, con una forte inclinazione verso il misticismo e l’ occultismo. Sostanzialmente contrari all’ individualismo, i suoi membri (tra cui il noto poeta Stefan George) esaltavano i valori comuni di carattere razziale, identificandoli nel sangue del Volk tedesco. Il riferimento alla purezza del sangue derivava, nella loro visione, dagli antichi culti druidici. Schuler teneva conferenze in cui condannava le manifestazioni della società moderna, come il grande sviluppo dei centri urbani e la conseguente diffusione del materialismo; a quest’ ultimo, egli sosteneva, era ncessario contrapporre l’ antica tradizione germanica che gli iniziati, cioè i membri del Volk, dovevano ristabilire mediante una battaglia di carattere spirituale.
Nel 1923 fu poi fondato Die Sonne, un periodico che diffondeva le idee nazional-patriottiche ispirate a una concezione propriamente germanica: tra i suoi collaboratori vi erano il nazionalsocialista Darré, il teorico razzista Gunther, il romanziere nazionalista Kapherr. Grande influenza sui giovani ebbe anche il pittore e illustratore Karl Hoppner, più conosciuto con lo peseudonimo di Fidus, che combianava l’ idelogia nazionalista con la teosofia e l’ occultismo. Uno dei suoi quadri più famosi, Vagabondi nel sole ( in cui si vede un giovane inondato di luce, su una rupe, che pare stia per spiccare il volo ), diventò l’ immagine-simbolo dell’ intero Movimento giovanile tedesco.
E’ dunque in questo revival di idee romantiche, diffuse dai teorici del Volk, che si vanno ad innestare le due scienze che, secondo Mosse, serviranno “ad attuare in misura ben più ampia l’ oggettivazione dell’ ideologia nazional-patriottica: antropologia e filologia”. Da una parte gli antropologi neoromantici, a partire da Franz Joseph Gall, iniziarono a stabilire relazioni tra caratteristiche fisiche esteriori e qualità morali, attraverso il metodo delle misure craniche; dall’ altra, i filologi indicarono la comune origine del popolo tedesco e di quello inglese, e uno di essi, Max Muller, ipotizzò la provenienza dall’ India dei loro antenati ariani ( fu così che molti scrittori iniziarono a fantasticare su di un mondo mitico situato in Oriente, le cui tracce in seguito saranno ricercarte dagli archeologi nazisti inviati da Himmler in Nepal).
In questo stesso periodo, come abbiamo già precisato, fu pubblicato il primo testo in cui il concetto di purezza razziale veniva apertamente teorizzato, Essai sur l’ inégalité des races (1853) del diplomatico francese Gobineau, che indicava nella democrazia liberale il sistema politico colpevole di aver prodotto la commistione razziale. Le idee di Gobineau furono, però, diffuse in Germania soltanto alla fine del secolo, quando Ludwig Schemann fondò una società con questo preciso intento. La loro diffusione trovò l’ appoggio degli autorevoli membri del circolo wagneriano, tra i quali Cosima Wagner, vedova del compositore, e soprattutto di numerosi insegnanti che a loro voltà si fecero promotori di idee razziste nelle scuole tedesce.
Ma è solo con la penetrazione negli ambienti scientifici del darwinismo sociale “alla tedesca”, che la teoria della razza pura trova, per così dire, la sua elaborazione più completa, al punto da divenire l’ ideologia dominante nella Germania imperialista del Kaiser Guglielmo II.
Uno dei primi a introdurre il darwinismo sociale in Germania e a trapiantarlo nel terreno del neoromanticismo nazional-patriottico e antisemita fu Houston Stewart Chamberlain (nella foto), figlio di un ammiraglio inglese, che trascorse molti anni in Europa e poi, per dimostrare il suo autentico sentimento filogermanico, chiese la cittadinanza tedesca. Su di lui Mosse scrive che, a differenza del francese Gobineau, “ si dedicò all’ analisi della civiltà intesa come un tutto non perché preoccupato del suo declino ma, al contrario, perchè aspirava a un futuro razziale migliore e più degno”.
Inizialmente studioso di fitopatologia, Chamberlain si applicò poi a sviluppare le sue dottrine razziali; conobbe e sposò la figlia di Richard Wagner, ed entrò a far parte del circolo wagneriano di Bayreuth che era uno dei principali centri di diffusione dell’ ideologia antisemita ( non a caso la nuora di Wagner, Winnifred, dopo la salita al potere di Hitler nel 1933, fece del festival operistico di Bayreuth una grande manifestazione nazionalsocialista). Si comprende bene la tragica importanza che la figura di Houston Chamberlain assunse in Germania tra le due guerre, ricordando che Hitler in persona gli fece visita nel 1927, quando era vecchio e morente, riconoscendogli così il ruolo di ispiratore e profeta del nazismo.
Fu grazie a Chamberlain che la (pseudo)scienza fornì la giustificazione delle teorie mistiche sulla purezza razziale: le misure craniche e quindi la morfologia del cervello influenzavano direttamente i caratteri psicologici e morali degli individui; non solo, ma esprimevano anche i criteri estetici. L’ ariano rispondeva sia moralmente che fisicamente al modello di perfezione germanica; mentre l’ ebreo rappresentava esattamente l’ opposto. La storia stessa era concepita da Chamberlain come uno scontro senza fine tra due razze che, mantenutesi entrambe pure mentre tutte le altre si erano contaminate, incarnavano i principi di bene (la razza germanica) e di male ( gli ebrei). Il suo testo principale, I fondamenti del XIX secolo (1899), è una sintesi di neoromanticismo e teorie razziali, in cui già si prefigura, come necessaria conseguenza della lotta tra bene e male, la necessità dell’ igiene razziale: un concetto che veniva ripreso dal darwinismo sociale, secondo la cui teoria la natura seleziona i più adatti alla sopravvivenza proprio attraverso la lotta per l’ esistenza.
Si era così stabilito un diretto legame tra purezza razziale ed eugenetica; e il fatto che proprio nella Germania fin de siècle esso trovò ampio consenso, è dimostrato dal concorso letterario che il grande industriale dell’ acciaio Alfred Krupp sponsorizzò nel 1900, avente come tema: Che cosa possiamo ricavare dai principi del darwinismo, per applicarlo agli sviluppi politici interni e alle leggi dello Stato? Krupp, che da giovane era stato un appassionato di botanica, era un sostenitore della riforma sociale che prevedeva assistenza medica e controlli igienico-sanitari per la crescente popolazione urbana di fine Ottocento. Per lui la scienza era un motore di sviluppo dell’ intera società, e quindi finanziava spedizioni marine e zoologiche.
Il concorso fu presentato alla fine del 1899 e vi parteciparono sessanta autori, che provenivano anche dalla Russia e dagli Stati Uniti. Ai candidati era richiesto di sviluppare il tema dell’ ereditarietà, anche in relazione all’ ambito della società, facendo particolare attenzione alla differenza delle predisposizioni naturali tra gli individui. Il primo premio venne assegnato al medico tedesco Schallmayer, il quale sosteneva l’ importanza dello studio della biologia per delinerare la riforma sociale e la necessità di misure igienico-sanitarie al fine di prevenire la riproduzione dei non adatti alla sopravvivenza; secondo lui, lo Stato doveva diventare “socialgeneutico” e adottare politiche mirate alla prevenzione della diffusione dell’ alcolismo etc.
Un altro medico che suscitò l’ attenzione della giuria, fu Ludwig Woltmann il quale, pur non avendo ricevuto il primo premio, ebbe nel corso degli anni seguenti una vasta influenza. Passato dal marxismo al darwinismo, Woltmann trasformò la dialettica della lotta di classe nell’ idea del conflitto tra le razze. La società capitalistica portava alla negazione della purezza razziale; per questo, bisognava stabilire nuovi metodi di selezione che servissero a creare una elite in grado di guidare la società. A tal fine, era l’ origine germanica e non l’ abilità economica a fare la differenza. Inoltre, egli dichiarò che la pigmentazione della pelle umana era di fondamentale importanza, in quanto esisteva un legame diretto tra la chiarezza della pelle e l’intelligenza.
Chiarezza della pelle e colore biondo dei capelli erano un evidente richiamo al mito solare, presente nei culti pagani della tradizione germanica; e così, ancora una volta, antropologia e misticismo neoromantico venivano tragicamente associati.
In questo contesto storico e politico, si sviluppò un movimento utopistico che intendeva contrastare gli sviluppi della società industriale, proponendo la creazione di comunità in campagna fondate sull’ ideologia del Volk. Un personaggio di spicco del movimento fu Willibald Hentschel, che aveva fatto studi di chimica, biologia ed agricoltura. Egli immaginò nel suo libro Varuna la nascita di una comunità di nome Mittgart (ricordando il mitico luogo d’ orgine degli ariani) in cui vivesse isolata un’ aristocrazia razziale tipicamente germanica. Qui si sarebbero allevati (anche grazie all’ istituzione della poligamia) “i prototipi ariani più adatti, capaci di garantire la sopravvivenza della razza “(Mosse). Anche se Mittgart non venne mai realizzata, essa divenne un modello di ispirazione per organizzazioni di estrema destra come la Artmanenbewegung, tra i cui capi vi era Heinrich Himmler, futuro comandante delle SS.
Alfred Ploetz fu uno scienziato che ai primi del ‘900 considerava la biologia un mezzo di rigenerazione sociale ed elaborò una sua particolare teoria combinando il razzismo con le moderne scoperte in campo igienico-sanitario. Allo scopo di controbilanciare la mancanza di selezione naturale nella società moderna, le misure di igiene sociale dovevano sostituire il naturale processo evolutivo. Anche Ploetz immaginò una colonia basata sul controllo della riproduzione ai fini della purezza razziale, nella quale si fondessero i principi del darwinismo con quelli del socialismo.
Un altro scienziato, che ebbe notevole influenza nella diffusione del darwinismo “alla tedesca”, fu Ernest Haeckel, per il quale l’ embriologia era lo strumento per la comprensione dell’ evoluzione: ogni individuo è una sintesi della storia della sua specie, fino alla prima cellula di vita apparsa sulla terra. Per lui la biologia cellulare diventò la base di un sistema etico e di organizzazione sociale, e la storia stessa era concepita come il risultato dell’ evoluzione biologica dell’ uomo.
Haeckel considerava il Reich tedesco “altamente evoluto”, perché i suoi principi sociali (senso del dovere e subordinazione dell’ egoismo all’ interesse generale) rispecchiavano l’ evoluzione degli organi. Gli organi formati da tessuti, infatti, potevano essere equiparati alle istituzioni sociali e statali. In questo senso scienza e concezione politica erano convergenti, e la riforma guglielmina dello Stato ne era l’ esempio migliore. Il darwinismo era visto come un modello teorico che si adattava perfettamente alla Germania di Bismark, perché il nuovo Stato prussiano si era sviluppato proprio grazie alla selezione e all’ integrità razziale. Haeckel considerava Bismarck un “novello Lutero” e salutò l’ unificazione del Reich tedesco con grande entusiasmo.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale l’ eugenetica fece un balzo in avanti, e da teoria appartenente a circoli intellettuali ristretti diventò ideologia pianificatrice dello Stato sociale. La guerra fu allora concepita come un’ occasione per risanare la Nazione tedesca; e la vita militare venne propagandata come più salutare della vita in città, perché i soldati al fronte erano a contatto con la natura e, grazie alle continue esercitazioni, in perfetta forma fisica.
Fu poi con l’ avvento del nazismo, che la corrente eugenetista trovò la “perfetta” corrispondenza in un sistema politico e sociale. A partire dal 1933 il compito di stabilire le leggi più adatte alla realizzazione concreta della dottrina dell’ ereditarietà, spettò al Ministro degli interni del Terzo Reich W. Frick che, come riporta lo storico tedesco E. Nolte, nella prima seduta del “Consiglio degli esperti per la politica demografica e razziale”, dichiarò: “ Noi dobbiamo avere di nuovo il coraggio di organizzare il corpo del nostro popolo secondo il suo valore eredditario”.
Analizzare il contenuto del Mein Kampf di Hitler e verificare se le sue teorie, direttamente o indirettamente, si ricolleghino in qualche modo al darwinismo, non è lo scopo del presente articolo. Ciò nonostante, non si possono ignorare passaggi come il seguente: “ La battaglia per il pane quotidiano seleziona i deboli, i malati, gli imbecilli, mentre la lotta dei maschi per conquistare la femmina garantisce solo ai più sani il diritto o la possibilità di procreare”. Giustamente A. La Vergata così commenta: “ Hitler ha forse in mente l’ evoluzione biologica? Il testo è troppo vago, e comunque Darwin non è mai menzionato. Fatto sta che Hitler pensa solo alla lotta fra le razze”; e più oltre: “A Hitler sta a cuore solo affermare un parallelo fra specie biologiche e razze. Se è darwinismo, il suo è puramente superficiale”.
Qui non si vuole riaprire il dibattito su un possibile collegamento tra Darwin e Hitler; ma è molto probabile che negli anni in cui il giovane Hitler, a Vienna, fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, si dedicò allo studio da autodidatta, abbia conosciuto le teorie eugenetiste e socialdarwiniste che in quegli anni circolavano, come abbiamo già detto, in molte riviste, libri e pubblicazioni. Ed è ragionevole dunque suppore che Hitler, come molti tedeschi del suo tempo, sia stato influenzato, per esempio, dalle idee di Haeckel e dalla sua distorta interpetretazione del darwinismo.
La biografia di un noto personaggio, Konrad Lorenz, spiega bene il rapporto viziato che si venne a creare nella Germania nazista tra biologia e politica. Egli prese la tessera del partito nazista nel 1938 (anno dell’ annessione dell’ Austria) quando, tra i suoi interessi scientifici, oltre a quelli più tradizionali dell’ ereditarietà, vi era quello dell’ ecologia in relazione al Lebensraum (la conquista dello spazio vitale ad Est). Ma Lorenz non fu certo l’ unico scienziato sostenitore dell’ eugenetica a salutare con entusiasmo l’ avvento di Hitler, soprattutto perché nel 1935, insieme alle tristemente noti “Leggi di Norimberga” che colpivano gli ebrei tedeschi, vennero varati decreti per la sterilizzazione coatta, divieto di matrimoni per certe categorie di malati ereditari, progetti per l’ eliminazione della cosiddetta “vita senza valore”. Com’ è noto, Himmler, organizzò degli appositi uffici per la salute pubblica e la selezione razziale all’ interno delle SS.
Uno dei più stretti collaboratori di Himmler, Walter Darrè, fu nominato Ministro dell’ agricoltura proprio in funzione del programma che voleva rielaborare la cultura tradizionale germanica del Volk in termini scientifici moderni, cioè mediante le nuove tecniche dell’ agricoltura e la biologia ereditaria di Mendel. Fu proprio Darrè, che aveva studiato agraria e pubblicato una serie di articoli sull’ ibridazione animale, a concepire una teoria razziale basata sugli incroci di cittadini di pura razza ariana; e suggerì che lo Stato organizzasse un programma specifico per la riproduzione umana. Himmler e Darré operavano in perfetta sintonia, tanto che Himmler, già nel 1931, gli aveva affidata la direzione di un ufficio razziale delle SS.
Non c’ è dubbio, dunque, che nel contesto politico del Terzo Reich, i sostenitori del darwinismo sociale, discepoli di Haeckel e Ploetz, interagissero e trovassero piena affinità intellettuale con i nazionalsocialisti antisemiti, producendo così un nefasto intreccio ideologico e pseudo-scientifico che caratterizzò tutti gli anni della dittatura di Hitler. In quegli anni, Alfred Ploetz ebbe numerosi premi e riconoscimenti e nel 1936 fu addirittura candidato al premio Nobel; quando morì, nel 1940, il suo funerale fu celebrato alla presenza degli ufficiali delle SS che lo consideravano il fondatore dell’ igiene razziale.
Non è possibile concludere, senza ricordare il nome che certamente più di tutti evoca l’ orrore e i crimini compiuti in nome della concezione eugenetista della scienza: Josef Mengele, soprannominato nel lager di Auschwitz “Angelo della Morte” (Todesengel). Laureato in antropologia a Monaco e in medicina a Francoforte, si dedicò allo studio dei caratteri ereditari dei gemelli, provocandone in modo calcolato quanto crudele la morte per effettuare valutazioni simultanee. Gli “esperimenti” del dottor Mengele rappresentano la forma più estrema e degenerata di quel filone culturale che, come abbiamo cercato di illustrare, si diffuse in Germania a cavallo tra Ottocento e Novecento, nel quale ideologia volkish e antisemitismo incontrarono un’ interpretazione distorta del darwinismo sociale. Fu questo filone, che in Germania ha dunque una storia antica, ad ispirare i fondatori del nazismo, da Hitler a Himmler, nonché medici e scienziati, alcuni dei quali furono responsabili di veri e propri crimini contro l’ umanità.
Bibliografia essenziale:
GALLI G., Hitler e il nazismo magico, Rizzoli, Milano 2016
LA VERGATA A., Guerra e darwinismo sociale, Rubettino Editore, Soveria Mannelli 2005
MOSSE G.L., Le origini culturali del Terzo Reich, il Saggiatore, Milano 2015
NOLTE E., Controversie, Tea, Milano 2002
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