Il sistema sanitario regionale pre-covid era unanimemente considerato uno dei migliori d’Italia. La pandemia però ha rivelato fragilità nascoste. Due su tutte. Una strutturale riferita al sistema delle RSA che ha mostrato molti punti deboli e una organizzativa per quanto riguarda le vaccinazioni con un record negativo per quanto riguarda la tutela delle persone anziane. La scelta, ad esempio, di vaccinare prima gli avvocati o gli insegnanti, con tribunali e scuole chiuse, ha lasciato perplessi molti
È vero, ci sono state delle criticità che ricondurrei a due macro-fattori: il primo e più clamoroso sta nella discrepanza tra le dosi che la Toscana avrebbe dovuto ricevere secondo le previsioni del Piano nazionale e quelle effettivamente ricevute. La scelta di vaccinare gli avvocati e gli insegnanti era stata presa per mettere in sicurezza la scuola ed il comparto della giustizia assieme a quello delle forze dell’ordine ma tenendo conto di una prospettiva di fornitura che poi si è dimezzata. Con il senno di poi dobbiamo ammettere che c’è stato un errore di valutazione, anche se faccio notare che in quel contesto il vaccino che veniva somministrato, Astrazeneca, non poteva essere utilizzato per vaccinare le persone anziane perché le raccomandazioni delle autorità sanitarie prescrivevano di non somministrarlo alle persone con più di 55 anni né a quelle più fragili . Quindi dire oggi che quei vaccini sono stati sottratti alle persone più fragili non è corretto.
Il secondo fattore concerne i ritardi sulla vaccinazione degli over-80 e si spiega soprattutto con la complessità dell’operazione di coinvolgimento di tutta la rete dei medici di medicina generale. Una scelta che proprio per la sua articolata organizzazione ha rallentato l’andamento delle vaccinazioni nella prima fase, ma che credo sia stata giusta e ci ha consentito – come confermano anche i dati degli ultimi giorni, in netta ripresa – di intercettare più anziani possibile. Il fatto che gli over 80 siano chiamati direttamente dal loro medico di famiglia sta facendo sì che tutti siano raggiunti e che tutti rispondano positivamente alla chiamata. Anche per i super-fragili abbiamo chiesto sia in Commissione sanità che in Consiglio come gruppo Pd di mettere in campo ulteriori canali di prenotazione del vaccino prevedendo la possibilità di effettuare la procedura anche presso aziende sanitarie, amministrazioni comunali, farmacie, parafarmacie e associazioni di volontariato; nonché di implementare la comunicazione rivolta ai cittadini in modo da coinvolgere e raggiungere anche chi non ha accesso ai social o a internet.
Assieme alle ombre, però, dobbiamo vedere anche le luci. La Toscana, che rimane comunque sopra la media nazionale in quanto a intensità di vaccinazioni, è stata tra le primissime a vaccinare gli ospiti e il personale delle Rsa, il personale sanitario, le forze dell’ordine. Tra le prime anche per vaccinazione dei novantenni e dei settantenni. Ad oggi abbiamo una capacità di vaccinazione giornaliera di 20-30 mila persone, il che significa un milione di persone al mese, e questa capacità sarà estesa. Dunque, adesso occorre uno sforzo ulteriore, che deve però riguardare anche il livello nazionale nel metterci nelle condizioni di poter dare seguito a questa nostra capacità
Nel post covid ci sarà un ripensamento dell’organizzazione sanitaria sul territorio e in che direzione?
Proprio in queste settimane sta partendo, su impulso della Commissione da me guidata, un processo partecipativo di ampio respiro, denominato “Stati generali della salute in Toscana”, che coinvolgerà tutti i cittadini e gli stakeholders della sanità e che avrà come scopo quello di raccogliere idee e suggerimenti per migliorare il nostro sistema socio-sanitario e trasformarli in riforme concrete. Un percorso che si snoderà nel corso di tutto il 2021, l’anno che mi auguro rimanga nella nostra memoria come quello dell’uscita dalla pandemia. Un momento di ripartenza che vorrei assumesse il più ampio profilo innovativo anche sul fronte della riorganizzazione del nostro sistema. Va rafforzato il modello della sanità territoriale che anche in questa emergenza sanitaria, dobbiamo ricordarlo, ha giocato un ruolo fondamentale. Le Case della salute sono un punto di riferimento imprescindibile che va potenziato e strutturato ancora di più; servono poi certamente più posti di cure intermedie ed una maggiore osmosi tra ospedale e territorio
In particolare, cosa si prevede per il sistema delle RSA? Più strutture pubbliche o più controlli e una maggiore richiesta di qualità per quelle accreditate?
Anche su questo fronte abbiamo avviato un percorso di confronto e riflessione assieme all’assessora alle politiche sociali Serena Spinelli. La questione cruciale non è legata tanto alla natura pubblica o privata di queste strutture, quanto al miglioramento dei criteri di accreditamento e di controllo e alla necessità di distinguere tra i livelli di intensità di assistenza degli ospiti, rafforzando la presenza di assistenza sanitaria per coloro che presentano un quadro più grave
Praticamente tutti concordano sulla necessità di potenziare la medicina territoriale per avere maggiore prevenzione e per decongestionare i Pronto Soccorso. Questo però coinvolge il sistema dei medici di base. Cosa pensa dell’ipotesi, avanzata da qualcuno ma osteggiata dai medici, di trasformare gli stessi in dipendenti del SSN?
Credo che si potrebbe valutare questa ipotesi per i nuovi assunti, ma sono anche convinto che la strada non sia quella di uno scontro con la medicina generale. Ritengo bensì che vadano create le condizioni perché i medici di medicina generale possano lavorare in maniera ancora più integrata con gli altri professionisti del Sistema sanitario regionale, cosa che peraltro sta avvenendo in alcune Case della salute del nostro territorio che possono essere portate già oggi come esempio più avanzato di questo modello
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