Gianni De Michelis ci ha lasciato. E’ stato uno dei più importanti uomini politici socialisti, di quel nuovo corso socialista e riformista che ebbe in Craxi il leader indiscusso. E di Craxi, nel bene e nel male, è stato uno dei più fedeli collaboratori. Deputato dal 1976 al 1994, De Michelis ha ricoperto più volte la carica di ministro e sempre in dicasteri di primo piano, il lavoro, le partecipazioni statali, gli esteri. Uomo di grande cultura e competenza, amava la politica e la vita. Celebri le sue feste, lo avevano soprannominato il Doge di Venezia, e la sua passione per le discoteche e le belle donne. Come è stato detto autorevolmente, è stato “un personaggio amato e odiato ma di sicuro mai banale”. Noi lo vogliamo ricordare così, come il simbolo di una classe politica giovane, frizzante, preparata che, nonostante gli errori (ma chi non ne commette?) voleva un’Italia nuova, saldamente ancorata in Europa, fu lui a firmare il Trattato di Maastricht, dinamica e finalmente libera dalle tante scorie ideologiche del passato. Faceva parte con Martelli, Amato e tanti altri di quel gruppo di dirigenti socialisti che, assieme a Craxi, tentarono, senza riuscirci, di riformare l’Italia. E chi per un verso, chi per l’altro, pagarono pesantemente il loro tentativo.
Sui social abbiamo letto, dopo la sua morte, di tutto e di più, il rimpianto di tanti, gli insulti di molti. Noi apparteniamo alla prima categoria. Ci vengono i brividi se paragoniamo gli esponenti politici di quella tentata stagione riformista ai leaderini dell’Italia di oggi. Una differenza culturale abissale ma soprattutto una differenza, ancora più grande, di futuro e di visione della vita. Quella era un’Italia giovane ed ambiziosa che voleva crescere ed avere il suo posto in Europa e nel mondo, questa è un’Italia vecchia e triste che punta ad avere un sussidio, che aspira alla pensione, che fa una politica puntata sulla parte più anziana della popolazione e che lascia ogni anno andare via decine e decine di migliaia di giovani che vanno a creare il loro futuro all’estero. Certo, errori ne furono fatti ma noi poi abbiamo buttato via il bambino con l’acqua sporca. Se non si inverte rapidamente questa tendenza, l’Italia che ci lasceranno questi “parvenu” sarà un cumulo di macerie.
Ciao Gianni. Ci mancherai.
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