Come era nelle previsioni il centrosinistra vince in quasi tutte le sfide amministrative. Manca all’appuntamento del voto, cioè al primo turno, quasi un 20% rispetto al voto politico. Pertanto appare difficile dare a questo risultato un forte connotato politico.
Il centrosinistra, con un ruolo determinante del PD, dimostra di avere più credibilità del centrodestra nell’amministrazione dei Comuni e più capacità, questa volta ci è voluto davvero poco sforzo, nella scelta dei candidati migliori.
Il commento alle elezioni potrebbe finire qui. Se non ci fossero le affermazioni della Meloni e anche di Letta sul fatto che, in seguito alla dèbacle grillina, si è finalmente tornati, alla logica bipolare. Lo scontro è stato centrosinistra con il centrodestra e questo è il buon ritorno all’antico. Non più partiti “né di destra né di sinistra” come il M5s sempre pronti alle alleanze sia a destra che a sinistra. E neppure “terzi poli” di un centro riformista e liberaldemocratico che hanno grande difficoltà in Italia ad emergere a parte casi di soggetti singoli come Renzi e Calenda o la Bonino che rappresentano figure di stampo personalistico e che appaiono, ad oggi, incapaci o non desiderosi di pensare a strutturare un’area politica più simile ad un partito che ad un raggruppamento personale.
La prima riflessione che va fatta è relativa al sistema elettorale. L’elezione del Sindaco in Italia è forzatamente “bipolare”. Tu puoi avere mille raggruppamenti al primo turno ma poi il sistema ti “costringe” ad uno scontro fra i primi arrivati. Che sono, perlopiù, rappresentanti del centrosinistra e del centrodestra. E anche in queste elezioni è emersa questa situazione col secondo turno caratterizzato da questo scontro tradizionale di tipo bipolare.
La seconda riflessione riguarda la tradizionale inconsistenza grillina nel voto amministrativo. Questa circostanza, oramai avvalorata da diverse tornate elettorali, ha reso nel centrosinistra fortemente egemone l’area e i candidati del PD che, senza arrivare a percentuali “bulgare”, hanno tuttavia dominato gli scontri per l’elezione dei Sindaci.
Senza queste due condizioni, il sistema elettorale e la inconsistenza grillina a cui si può aggiungere una affluenza intorno al 50%, la condizione politica del paese risulterebbe e molto probabilmente risulterà nella tornata politica decisamente diversa.
E allora cosa dovrebbe fare il PD e Letta che appaiono, e sono in termini istituzionali, i vincitori di questa elezione amministrativa?
Sicuramente rallegrarsi per la vittoria e per il recupero o la tenuta di Sindaci di centrosinistra, a forte sostegno del PD, nelle maggiori aree del paese. Questo è un dato di fatto e, qualunque sia l’affluenza, resta un elemento acquisito.
Ma subito dopo la festa occorre che il PD analizzi fino in fondo la situazione politica del paese le cui difficoltà non possono essere nascoste sotto il tappeto della vittoria amministrativa.
L’idea di un centrosinistra politico con il PD come perno e con un raggruppamento che va dai comunisti ai liberaldemocratici passando dai populisti del M5s non regge politicamente. E non può essere raggiunto solo sulla base della presenza di un sistema elettorale a tendenza maggioritaria. Questo raggruppamento non c’è nelle cose. Non c’è nel paese. Inutile tentare di imporlo per “forze di causa maggiore”. E allora, nel centrosinistra, rimane come unica possibilità l’idea di un PD che da partito dominante cerca di diventare egemone, proponendo al paese la Grande Riforma per la Grande Transizione, e sulla base di questa egemonia cerca di aggregare il massimo di omogeneità fra i raggruppamenti parlamentari.
Per fare questo ci vuole un sistema elettorale proporzionale, che lasci alle diverse forze del centrosinistra di rappresentare adeguatamente i propri referenti sociali e culturali. Ci vuole la capacità di realizzare e quindi proporre un Grande Piano Riformista per il Paese uscendo dalla logica del “giorno per giorno”. E quindi una collocazione che metta da parte definitivamente e chiaramente gli elementi populisti che sono entrati a far parte, attraverso il “grillismo” ma anche nelle file interne del PD, dell’approccio culturale e politico del centrosinistra italiano.
Insomma il lavoro da fare è ancora molto. Gioisca Letta per la vittoria in questa tornata elettorale. Ma non scambi, parafrasando la Caselli, “il fuoco di un cerino” per il “sole che non c’è”. Il risveglio potrebbe essere cattivo per il centrosinistra italiano e per il PD.
Lascia un commento