Tutta la politica sanitaria del Paese è basata esclusivamente sui comportamenti degli italiani: sull’appello ai cittadini: prima “#io resto a casa ”, adesso “#mi raccomando”. E gli italiani, per paura più che per convinzione, hanno seguito le uniche indicazioni sanitarie: l’isolamento domestico e il “distanziamento sociale”.È andato tutto bene ? Non direi. Si è decretato lo stato d’emergenza il 31 gennaio, senza alcun piano d’emergenza. 215.000 contagi e quasi 30.000 morti. Le Regioni che non hanno seguito il governo (in primis il Veneto, l’Emilia Romagna e la Campania) se la sono cavata. Laddove si è seguito il governo, come la Lombardia, il risultato è stato disastroso. Qui, si è proceduto con la spedalizzazione, senza alcuna misura di prevenzione, di controllo, senza quello che le esperienze di altri Paesi (Corea del Sud e Taiwan, poi la Germania), suggerivano: trovare i sospetti, testarli, trattarli, risalire la catena dei contatti e isolare, in strutture apposite, i positivi. Sul piano democratico, non ci siamo: una gestione monocratica senza alcun controllo del Parlamento e del Presidente della Repubblica. Sono 251 gli atti fatti dagli organi centrali dello Stato: 21 del Presidente del consiglio dei ministri, 59 della Protezione civile, 74 del Ministero della Salute, 24 del Ministero dell’Interno, 11 del Commissario straordinario Arcuri, ecc. e solo 2 del Parlamento. Quindici task force con 450 esperti, alcuni stabilmente residenti all’estero, e meno del 20% di donne presenti in questi comitati o commissioni. Il governo ha aperto i luoghi di lavoro, ma quello che avviene sui luoghi di lavoro (sono rispettate le misure di sicurezza?) non si vede: si vede quello che avviene per strada (i Navigli non portano bene) e allora la reprimenda è durissima. Ma il governo e la Regione che fanno? Come organizzano i tamponi: dove, come, quando, a chi ? Se ti senti la febbre a chi ti rivolgi? Ai numeri verdi ti dicono che intervengono solo se stai male come un cane. Dove sono gli ospedali covid-19, le caserme, gli spazi per i positivi? Dove sono i test: quali, dove e a chi vengono o verranno fatti? E vogliamo dirla la sceneggiata delle mascherine con quell’irritante personaggio fatto commissario agli acquisti? Eh sì, c’era bisogno di un’altra struttura di una trentina di persone, visto che c’erano solo due strutture pubbliche nazionali preposte agli acquisti dei dispositivi sanitari di protezione personale. Sta di fatto che dopo 98 giorni siamo ancora alle prese con la mancanza di mascherine, di centri per l’esame dei tamponi e di reagenti. Si buttano altri 3 miliardi nell’Alitalia, ma non si comprano le mascherine da fornire a tutti gli italiani. E la app sui tracciamenti, scelta in modo alquanto bizzarro dal Ministro Pisano, che fine ha fatto ?“Vietare a persone sane di circolare liberamente sul territorio nazionale, di lavorare o di intraprendere iniziative economiche è contrario ai principi costituzionali. Senza una politica di tamponi di massa si avranno più morti, più danni alla salute, maggiori rischi di nuovi lockdown con conseguenze catastrofiche per la nostra economia.” hanno scritto Andrea Crisanti, Luca Ricolfi e Giuseppe Valditara. E la burla del “click day” con l’Inps, con la storia fasulla dell’hacker. E il magliaro dei “navigator”. E dove è finita la “potenza di fuoco” del Presidente Conte ? Si è ridotta ad un cerino, passato in mano agli italiani. Molti dipendenti non hanno visto un soldo della Cassa Integrazione: alle aziende viene addirittura richiesto di rispondere in solido per le anticipazioni di cassa integrazione richieste alle banche. Le aziende si vedono chiedere di rientrare nei fidi, prima che forse gli venga concesso il credito garantito dello Stato: ci vogliono dai 4 ai 20 documenti, per cui alla fine molti rinunciano. Molti autonomi o professionisti o partite iva non hanno visto ancora i 600 euro. Si sospende il pagamento delle ritenute sul lavoro dipendente e assimilato, ma non quelle sul lavoro autonomo. Agli autonomi e alle imprese vengono concesse brevi sospensioni di versamenti e adempimenti, che i commercialisti devono studiarsi rapidamente e non commettere errori, mentre all’agenzia delle entrate si concedono due anni in più per gli accertamenti sull’annualità in scadenza. Si sospendono le esecuzioni dei pignoramenti per i morosi ante coronavirus, ma si lasciano alla libera contrattazione tra proprietari e affittuari gli affitti per gli studi professionali, per le imprese e le partite iva. I lavoratori dello spettacolo hanno visto in due mesi solo promesse, gli enti di spettacolo aspettano ancora gli anticipi del Fus. Non si pensa di pagare i debiti dello Stato e degli enti pubblici con le imprese, ma si pensa allo Stato che entra nelle aziende. Non si mette da parte il codice degli appalti e tutti gli ostacoli burocratici per sbloccare 35 miliardi di cantieri: il modo in cui si è rifatto il ponte di Genova non deve essere una eccezione, ma una regola. Si pensa ad un decreto (che con scarsa capacità comunicativa, si intitola “d’aprile”) in cui al sistema produttivo si destinano 10 miliardi su 55: ma c’è il reddito di emergenza da aggiungere a quello di cittadinanza, tanto cosa volete che sia un deficit pari all’11% del prodotto interno lordo, o un decremento del 9,5% del Pil, o un debito pari al 160% del Pil. Forse rimarremo sani, ma in bancarotta. Niente liquidità alle imprese, due dita negli occhi ai professionisti, ai lavoratori autonomi e alle partite iva, ma sussidi a go-go: per i progetti di rinascita del Paese, per la produzione, per la competitività, per la produttività del sistema Paese c’è tempo. E non c’è un piano per le scuole: in più di due mesi non hanno pensato a un programma di misure sanitarie e di organizzazione delle scuole. Siamo tornati al sei politico e a settembre si vedrà. Ma non c’è da preoccuparsi: i sondaggi vanno bene. Io penso che la confusione e la gestione monocratica e burocrazia aiuteranno gli italiani a mantenere le distanze: dalla politica.
(questo articolo con il consenso dell’amministratore del blog è stato ripreso dal sito https://www.ragionepolitica.it)
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