La cooperazione – quella vera – è il crocevia in cui accettazione dell’incertezza nella libertà, protezione dei più deboli e uguaglianza trovano un luogo di incontro e di reciproca garanzia. La sostanza solidale che informa di sé il patto mutualistico-cooperativo permette infatti di accettare il cambiamento – inclusi i suoi aspetti più minacciosi – offrendo ai cooperatori una rete di protezione che agisce difendendoli non dal mercato, ma nel mercato. Inoltre, la cooperazione – se è vera – rappresenta e incarna una delle ultime infrastrutture organizzative funzionanti ai fini del dinamismo e dell’ascensione sociale.
Di cooperazione e di altro tratta il libro Dietro lo scaffale. Una vita tra persone e cose, edito da Nave di Teseo e scritto da Ugo Baldi (da oggi Presidente Onorario di Conad Nord Ovest) con la curatela di David Allegranti (giornalista, scrittore ed editorialista de «La Nazione»). Lungo il binario del dialogo con il giornalista, Baldi racconta l’evoluzione di Conad all’interno del contesto sociale, politico, economico e culturale dell’Italia postbellica. Di particolare interesse è il ricordo della molla politica da cui trae origine la cooperazione tra dettaglianti. Si tratta della riflessione sui ceti medi elaborata da Palmiro Togliatti nella seconda metà degli anni Cinquanta. Quello che il Migliore comprese prima di altri era che, nel mezzo del conflitto sociale, si collocava un ceto costituito da individui che, pur non lavorando ‘sotto padrone’, erano a loro volta padroni di poco più che se stessi. La cooperazione tra commercianti indipendenti diviene uno dei vettori di riscatto sociale per questi ceti. In essa si invera l’emancipazione sociale, economica e culturale di una generazione che esce dalla ipostatizzazione individualistica tipica della categoria e scopre un mondo fatto, insieme, di indipendenza e di solidarietà mutualistica.
Il libro si sofferma su queste materie che raccontano la storia di Conad e in genere dell’economia e della società italiane, ma il suo vero fulcro sta in una anche spregiudicata visione del futuro, che muove, va da sé, da una caustica critica del presente. Il futuro che Baldi illustra è fatto di opportunità e valori, ma anche della rimozione oggettiva di alcune certezze a cui siamo abituati: il posto fisso, la casa e l’auto di proprietà, la permanenza delle professionalità esistenti. A questo quadro di incertezza le risposte possono essere due: quella demagogica e conservatrice del populismo, della negazione, della protezione a ogni costo, di una visione in cui esistono solo i diritti e non i doveri e, dall’altro lato, la risposta della cultura, dei valori, dell’accettazione del cambiamento, di un primato dei doveri sui diritti. Questo è il nodo critico del testo, la difesa di un mondo fatto di sapere, di fare, di solidarietà contro gli attacchi di un mondo fatto di ignoranza, di alibi, di egoismo.
Da questo agone morale e politico esplode l’estremo messaggio del libro, rivolto ai giovani e al futuro, un messaggio fatto di una speranza che riposa sulla bellezza, quella bellezza che nel testo ha le forme delle grandi passioni dell’autore: i viaggi, lo sport e il cinema. In una giornata di pioggia a Parigi, in una schiacciata di Lebron James, in un piano sequenza di Kurosawa sta la differenza tra subire e creare, tra patire il mondo e avere voglia di cambiarlo.
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