C’è preoccupazione, in Italia, per un possibile massiccio astensionismo alle prossime elezioni politiche 25 settembre che potrebbe avvantaggiare i partiti populisti che presidiano sinistra e destra del panorama della politica italiana. Si portano, a conferma di questa preoccupazione, i dati dei più recenti appuntamenti elettorali, dalle elezioni europee del 2019 (54,5%) a quelli delle regionali del 2020 (62,4%), dimenticando che ogni appuntamento elettorale ha una sua specifica capacità di mobilitazione dell’elettorato in base a quanto gli elettori ritenga sia in grado di influenzare la sua condizione.
Le elezioni politiche nazionali, in questo panorama, si caratterizzano per una elevata partecipazione al voto, che negli ultimi quattro appuntamenti elettorali ha visto anche la partecipazione degli italiani residenti all’estero ed iscritti nei registri dell’AIRE.
Mentre il numero degli elettori residenti in Italia è calato di quasi mezzo milione, a 46,5 milioni nel 2018, è sensibilmente aumentato il numero degli iscritti all’AIRE, da 2,7 del 2006 a 4,2 milioni del 2018 con un corpo elettorale che complessivamente è cresciuto di un milione di unità a 50,7 milioni.
La partecipazione al voto, misurata distintamente, mostra per l’Italia un calo dall’83,6% del 2006 al 72,9% del 2018, una riduzione di dieci punti con un astensionismo sopra il 27% mentre per i residenti all’estero, all’aumento delle iscrizioni, si accompagna un assai più contenuto aumento dei votanti che nel 2018 si ferma al 29,5% del totale.
Stracciarsi le vesti per l’astensionismo fa parte dello spettacolo da commedia dell’arte che è la politica italiana, perché la partecipazione al voto in questi anni in Europa è stata più o meno in linea con quella che si è registrata in Italia nel 2018: in Francia alle presidenziali dell’aprile 2022 ha votato al primo turno il 73,7% degli elettori (ma alle legislative di due mesi dopo è stata solo del 47,5%), in Germania alle elezioni federali del 2021 ha votato il 76,6% degli elettori, percentuale che in Spagna, alle elezioni politiche del 2019, è stata del 69,9%.
Tutto questo non comporta che non ci si debba interrogare sulle cause del progressivo calo della partecipazione al voto, ad esempio sulla riduzione di oltre il 5% tra 2013 e 2018 (da 80,5% a 75,2%) mentre sul calo al 72,9% ha influito, a giudizio di chi scrive, la riduzione ad una sola giornata dell’appuntamento elettorale, che nel lunedì consentiva un qualche seppur marginale recupero di elettori.
Elettori e votanti: elezioni politiche italiane 2006-2018
Va dato atto al Governo Draghi e nello specifico al Ministro per i rapporti col Parlamento con delega alle riforme istituzionali Federico D’Incà, di aver istituito una Commissione di esperti con compiti di analisi ed elaborazione di proposte, anche di carattere normativo, e iniziative idonee a favorire la partecipazione dei cittadini al voto, Commissione che ha concluso i suoi lavori con la redazione di un Libro Bianco “Per la partecipazione dei cittadini Come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”.
Di questo documento si richiama la parte dedicata alla miglior comprensione dell’astensionismo e delle diverse categorie nelle quali può essere suddiviso, per cercare le soluzioni più adatte per contenerlo, avendo a riferimento sia le elezioni politiche nazionali che quelle regionali ed amministrative.
Astensionismo apparente
Il Libro bianco distingue tra astensionismo apparente e astensionismo reale.
Il primo è da ricondurre soprattutto all’incidenza degli elettori iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) sul calcolo delle percentuali di affluenza al voto. Gli elettori residenti all’estero iscritti all’AIRE nelle elezioni politiche sono considerati elettori nella Circoscrizione Estero e possono votare per corrispondenza, mentre nelle elezioni regionali e amministrative sono considerati elettori nel rispettivo Comune di iscrizione elettorale e non possono votare per corrispondenza.
Le elaborazioni riportate nel libro bianco danno la dimensione del fenomeno dell’astensionismo apparente che nelle più recenti elezioni comunali nei capoluoghi di Regione, la partecipazione reale al voto (56,4%) risulta essere del 4,7% più alta di quella apparente (51,7%) , unicamente in ragione del conteggio degli iscritti all’AIRE nel corpo elettorale di quei Comuni. La divergenza tra astensionismo reale e apparente è ancor più rilevante in molti Comuni medi (sopra i 15.000 abitanti), dove l’astensionismo apparente supera il 10%. Nelle elezioni regionali del 2020 la differenza tra partecipazione apparente (62,4%) e partecipazione reale (67,9%) è risultata pari al 5,5%, dunque di poco superiore a quella registrata nelle elezioni dei Comuni di grande dimensione.
Altro fattore, meno rilevante, nel determinare la divergenza fra astensionismo reale e apparente, è rappresentato dal grado di accuratezza dei registri anagrafici, sulla cui base i Comuni effettuano con cadenza semestrale l’aggiornamento delle liste elettorali. Prendendo a riferimento dati del censimento permanente 2020, è stato stimato che le persone che non manifestano “segnali di vita” diretti o indiretti negli archivi amministrativi sono pari a circa l’1,3% della popolazione maggiorenne di cittadinanza italiana residente nei Comuni:. E’ un’ulteriore quota di astensionisti apparenti, da sommare agli elettori residenti all’estero, quelli ovviamente che non siano ritornati in Italia per partecipare al voto nelle elezioni comunali e regionali
L’astensionismo reale
L’astensionismo reale può essere suddiviso, a seconda delle sue motivazioni, tra astensionismo involontario, che dipende dall’impossibilità materiale di recarsi alle urne a causa di impedimenti fisici o materiali, o di altro genere, astensionismo per disinteresse verso la politica e astensionismo di protesta.
L’astensionismo involontario è strettamente legato alle caratteristiche demografiche dell’elettorato, il cui consistente processo di invecchiamento ha fatto sì che la classe degli anziani di 75 anni e più, nell’arco di settant’anni è passata da 1,2 milioni nel 1952 (2,6%) ad oltre 7 milioni nel 2020 (11,9%)
Una parte non trascurabile di questa popolazione anziana soffre di patologie che possono rappresentare un ostacolo alla partecipazione al voto, in particolare, gli anziani che hanno gravi difficoltà motorie sono pari a 2,8 milioni senza dimenticare che sono oltre 1,1 milioni gli italiani affetti dal morbo di Alzheimer.
Nell’astensionismo involontario rientrano anche quegli elettori che svolgono la propria attività lavorativa o frequentano corsi di studio scolastici o universitari in luoghi diversi dal comune di residenza, stimati in circa 4,9 milioni (pari al 10,5% del corpo elettorale). Tra questi gli elettori, che per rientrare al luogo di residenza impiegherebbero oltre 4 ore (tra andata e ritorno) attraverso la rete stradale, sono 1,9 milioni, pari al 4% degli aventi diritto.
Vanno infine considerati quegli elettori che sono assenti dal luogo di residenza per motivi di turismo ed escursionismo , una percentuale stimata in circa l’1%.
L’astensionismo può, inoltre, essere influenzato dalla frequenza delle occasioni elettorali, un fenomeno in crescita negli ultimi anni, ma l’incidenza di questo fattore, ancorché probabile, non è tuttavia quantificabile con esattezza.
Sulla base di analisi e ricerca a livello europeo e nazionale, Il Libro bianco cerca di quantificare il fenomeno dell’astensionismo volontario, stimando la componente di “alienazione” e protesta in circa il 15-20% degli elettori, mentre quella di indifferenza in circa il 10-15%: è quella componente dell’astensionismo difficilmente riducibile mediante misure e strumenti di promozione della partecipazione elettorale di carattere istituzionale.
Con riferimento alle elezioni europee del 2019 che avevano visto un astensione in Italia del 45,5%, il Libro bianco riporta in una tavola la distribuzione degli astenuti a seconda delle diverse categorie che sono state individuate
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