Il caro carburanti è un fattore destinato ad aggravare i problemi economici del Paese, come se non bastasse la serie di parametri negativi accumulati negli ultimi mesi. A causare l’impennata dei prezzi, che in questi giorni di lungo ponte, ha toccato livelli da record, è stata la decisione di Donald Trump di eliminare anche per l’Italia l’esenzione all’import del petrolio iraniano. Preoccupazione sul tema è espressa dalla Coldiretti che, ammonendo anche sull’effetto contagio, conferrma che gli effetti dell’aumento record delle quotazioni del petrolio sono provocati dalla decisione degli Stati Uniti di non rinnovare, alla scadenza di maggio, le esenzioni per l’import di petrolio dall’Iran che riguardano anche l’Italia. L’aumento è dunque destinato a contagiare l’intera economia perché, se salgono i prezzi del carburante, si riduce il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi, mentre aumentano i costi per le imprese. Qualcuno potrebbe domandarsi del perché gli Usa possano permettersi di sanzionare i Paesi che fanno affari con l’Iran, Paese sgradito all’amministrazione Trump. E come possa l’unilateralismo di Washington imporre la sua legge al resto del mondo. E ancora perchè sulla vicenda iraniana gli Stati Uniti abbiano agito senza consultare nessuno, dopo essersi ritirati dall’accordo sul nucleare stipulato a suo tempo da Obama. La risposta è complessa, in ogni caso è totalmente inammissibile, sulla base del diritto internazionale, la decisione di Trump, che si basa soltanto sulla potenza degli Stati Uniti e sulla loro capacità di punire gli altri paesi a loro piacimento. Le sanzioni di Trump erano già state applicate sei mesi fa, ma l’Italia, in primo tempo fu risparmiata. Adesso la scure si è abbattuta inesorabile sul Bel Paese, anche se l’Ammistrazione americana assicura che aumenterà la disponibilità per l’esportazione del proprio greggio per contribuire al contenimento del costo del barile che, in effetti, è calato un po’, dopo una brusca impennata, ma, come spesso accade, le compagnie petrolifere sono molto più rapide ad applicare i rincari, piuttosto che a diminuire i prezzi. Va detto che il costo del carburante, con tutto ciò che ne consegue, è un cruccio dell’Italia da tempo. Sul prezzo incidono vari fattori, non ultimo il pesante fardello delle accise, che nessun governo ha tolto, mentre il primo ad imporre uno stop fu l’esecutivo Renzi, che non attinse a questa risorsa per fronteggiare le nuove catastrofi come accadeva con i Governi precedenti. In quel periodo ci furono infatti due terremoti con grandi devastazioni senza le conseguenti accise. Nell’ultima campagna elettorale il leader della Lega, Matteo Salvini, promise che se fosse andato al Governo il primo provvedimento sarebbe stato il taglio delle accise, ma ciò non è stata una priorità inserita nel cosiddetto “contratto di Governo”. E così l’economia si prende un altro duro colpo e fare il pieno è sempre più un lusso.
Stefano Baccelli
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