Il settore turistico non sembra preoccuparsi come dovrebbe per la faglia che si sta allargando tra le aree interne, determinate a soffiare sulle vele dei circuiti turistici e, sul fronte opposto, le città d’arte, i borghi e i lidi marini dove si rincorrono le richieste di interventi per arginarli. L’insostenibile impatto dell’overtourism sui centri storici, infatti, campeggia più sulle cronache che nelle agende politiche di settore delegate perlopiù alle agenzie di “promozione turistica” con il consueto bouquet di campagne pubblicitarie, siti internet, incontri B2B e road show. Il problema entra solo in via incidentale anche nei programmi del Ministro del turismo, orientato a “dotare il comparto di una visione industriale” e a fare del turismo “la prima industria della nostra nazione”.
Le istituzioni si stanno rendendo conto che occorre intervenire nelle destinazioni dove la trasformazione degli appartamenti in host turistici ha stravolto il mercato immobiliare, esacerbato i problemi di emergenza abitativa e, soprattutto, allontanato i residenti. Gli affitti a breve, il cui exploit molto deve alle piattaforme, ai voli low cost e alla convenienza rispetto ai prezzi delle strutture alberghiere, stanno diventando impropriamente capro espiatorio di un problema che, in realtà, dipende da molti fenomeni in concorso tra loro. Su questo occorre dirsi le cose come stanno: in Toscana negli ultimi dieci anni più della metà dell’incremento della dotazione di posti letto nelle strutture recettive riguarda proprio le locazioni turistiche senza le quali il valore aggiunto dei flussi turistici sarebbe stato decisamente inferiore.
Buona parte della responsabilità per la banalizzazione del commercio al dettaglio con la minutaglia cinese, il soffocamento delle botteghe artigiane, l’occupazione degli angusti spazi pubblici davanti ai ristoranti e le interminabili file davanti alle focaccerie e ai siti di maggiore interesse viene imputata agli affitti a breve; sul sovraffolamento dei centri tuttavia parte dei problemi dipende anche dagli escursionisti e, per quanto riguarda i residenti più giovani, dall’aumento della propensione a ritrovarsi nei locali dei centri cittadini. Su un altro fronte, quello dei lidi marini, il fenomeno chiama in causa prevalentemente i soggiorni nelle seconde case di proprietà e i pendolari del weekend più che i turisti dirottati sugli affitti a breve dalle piattaforme.
Visto il fitto intreccio di potestà normative e di interessi in gioco, numerosi studi concordano nel sottolineare che overtourism e sovraffolamento dovrebbero essere prevenuti più che affrontati ex post con restrizioni, cedolari secche o numeri chiusi e a tale scopo sono state create battere di indicatori per riconoscere tempestivamente i primi sintomi del fenomeno In diverse città europee sono vigenti da anni limiti annuali massimi di 60 o 90 giorni in cui si possono concedere gli appartamenti in affitto, cosa difficilmente applicabile in Italia; qui migliaia e migliaia di piccoli proprietari di immobili e di piccoli imprenditori hanno investito e modellato i propri progetti di vita proprio sulle rendite degli appartamenti riadattati a residenze turistiche. Abbiamo tutti presente la forza contrattuale dei 750 tassisti fiorentini o dei 1.500 titolari di concessioni balnearie in Toscana; la lobby in via di costituzione dei 15.000 (13.000, 18.000?)host di Firenze registrati nelle piattaforme che intermediano gli affitti a breve è meno rumorosa ma nessuno si può permettere di ignorarne il peso elettorale.
I programmi ideati per diversificare le destinazioni, offrire nuovi servizi (enogastronomia, pellegrinaggi, ciclismo, escursioni…) e destagionalizzare i flussi mettono d’accordo aree interne e città d’arte ma, nonostante l’apprezzabile fantasia dispiegata, non si sono rivelati particolarmente efficaci. Ci sono dunque molte buone ragioni per provare a cambiare registri, consapevoli che mancano ancora numerosi strumenti concettuali e batterie di dati e che si tratta, in ogni caso, di lavorare con orizzonti di medio periodo.
L’attenzione per le tematiche ESG, che ha messo radici nell’industria, non tarderà a pervadere il composito settore turistico. Alberghi, stabilimenti termali, vettori di trasporto stanno adottando programmi per ridurre le emissioni di gas clima alteranti, dotarsi di certificazioni ambientali e curare la gestione dei rifiuti. Per la natura del prodotto turistico, tuttavia, la sfida della responsabilità sociale e delle certificazioni va affrontata piuttosto in chiave di destinazioni, distretti o cluster turistici. In questo senso, oltre a incoraggiare le singole imprese ad avvicinarsi alle certificazioni sociali e ambientali, ognuno dei 28 ambiti turistici toscani dovrebbe definire la propria “carrying capacity”, ovvero (definizione UNTWO) “il tetto massimo di persone che può ospitare contemporaneamente senza arrecare danni materiali, ambientali e socio-economici al contesto e senza mortificare le aspettative dei turisti”. Attualmente, come è noto, l’overtourism è un fenomeno più percepito che misurato.
In circostanze analoghe (numero massimo di ton. di CO2) si sono dimostrati efficaci strumenti tipo “cap and trade”. Senza avventurarsi su questo sentiero (attenzione: mai dire mai!) gli osservatòri regionali potrebbero reinventarsi associando bollinature giornaliere di diverso colore in funzione delle presenze attese rispetto alla carrying capacity delle singole destinazioni. Non sarà sufficiente un semplice algoritmo ma non mancano strumenti e banche dati in grado di assegnare bollini giornalieri di diverso colore in base a prenotazioni, posti liberi, carte di credito, attracchi navi da crociera, ecc… Nei giorni con bollino nero i turisti (e i residenti) sconterebbero disagi con le lunghe code agli ingressi dei musei, l’affannosa ricerca di parcheggi e tavoli ai ristoranti e le passeggiate lungo i marciapiedi che. ricordano le stazioni metropolitane nelle ore di punta. L’effetto, nel breve termine, sarebbe forse solo una “spinta gentile” per influire sulle scelte di turisti e visitatori. Nel medio termine, come succede per i giorni nei quali la concentrazione di polveri sottili supera le soglie accettabili, serie prolungate di bollini neri e rossi eserciterebbero pressioni su amministratori e operatori del settore costringendoli ad usare le leve delle imposte di soggiorno, dei divieti e delle tariffe dei parcheggi, a modulare il calendario di mostre, eventi e sagre fino ad autolimitare il numero dei posti letto disponibili.
N.B.: Una prima versione di queste note è stata oggetto di un proficuo confronto con gli allievi del III° anno del Corso di Laurea in Scienze del Turismo della Fondazione Campus di Lucca. Le responsabilità restano ovviamente tutte dell’autore.
Luigi
si, ma il fenomeno è anche dovuto ad un fenomeno positivo.. un tempo, quando g giurarvano solo élite anche ecomiche, il fenomeno non esisteva. Oggi si muovono persone un tempo escluse.. Allora regolamentiamo ma senza escludere. né chi oggi ha possibilità di muoversi, né chi si attrezza per inventare ricezione diverse dalle vecchie lobby. In fondo da sempre, a Viareggio ad esempio, l’affitto stagionale della propria casa, è sempre avvenuta favorendo la possibilità dell’accusa del mare” a chi non se lo sarebbe mai potuto permettere vin le strutture alberghiere.