Per chi, come me, si occupa di consulenza patrimoniale, un periodo così difficile come quello attuale, nonostante alcune caratteristiche assolutamente uniche legate alla pandemia, è un film già visto. Premetto, (prima di essere travisato), mi riferirò ai soli effetti finanziari ed economici. Perché ogni crisi, per quanto unica e diversa dalle altre, provoca, sempre, identiche reazioni: paura e ricerca di protezione patrimoniale. E spesso, la via più scontata e immediata è sempre la stessa: tenere tutto sul conto corrente. Non è solo un atteggiamento solo italico, però da noi, probabilmente scontando ancora un retaggio culturale di tassi attivi alti (che ci trasciniamo da quando avevamo ancora la lira) è molto più evidente. Ai quei tempi avevamo alti tassi nominali, ma una inflazione ancora più alta, che vanificava il vantaggio economico, ma non è questo il punto. Non intendo dilungarmi neppure sulle scontate opportunità di investimento perse nel lasciare tutto in liquidità: lo dimostra già la storia dei mercati finanziari e rischierei di essere fazioso, e poi ci sono colleghi sicuramente più bravi di me nel farlo. No. Mi riferirò allora alla situazione attuale in Italia, dove, durante il lock down è aumentata significativamente la liquidità sui nostri conti correnti. Cresce il risparmio perché consumiamo di meno (effetto rinvio dei progetti) e perché si teme il futuro (effetto paura). Banca d’Italia stima la attuale ricchezza complessiva delle famiglie italiane (esclusa la componente immobiliare) in 4,4 miliardi di euro circa, di cui 1.400 miliardi circa è ferma sui conti correnti e/o depositi vincolati. (Prima del Covid erano poco più di 1 miliardo). Risorse dunque che non producono alcun valore aggiunto all’economia reale e che se solo fossero in parte investite, potrebbero dare un forte impulso alla crescita del Paese. Ma forse proprio questo è il punto. Per investire serve coraggio e il coraggio viene se c’è una opportunità. Una classe politica preparata e un minimo lungimirante, (soprattutto nelle fasi di stress), dovrebbe volere solo una cosa: creare le condizioni di fiducia nel futuro. E questo passa inevitabilmente per passaggi talvolta dolorosi (nel breve), ma assai preziosi nel lungo periodo: avviare un processo di riforme. Altrimenti il rischio che la mancata visione diventi una svista e che una riserva di liquidità diventi una “riserva di pesca″ è proprio la conseguenza di chi alla politica del coraggio ha preferito quella del miraggio.
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