Forse è dai tempi di Emilio Colombo, notissimo ministro democristiano della Prima Repubblica, che i media non si occupavano della Basilicata così accanitamente. Tanto che ormai, nell’immaginario politico-collettivo si riteneva che il sud fosse soltanto la Campania grazie all’irruenza del governatore De Luca e alla stella nascente/calante di Gigino Di Maio; la Puglia di Michele Emiliano che guidò l’autolesionista rivolta contro le trivelle in Adriatico e la Tap; e la Sicilia perché sempre al centro dell’attenzione per via degli sceneggiati televisivi sulla mafia.
Della Calabria si sa solo che ha spiagge bellissime e che, prima di andarsi a ricoverare in uno dei suoi ospedali, è bene fare testamento perché non si sa mai. E la Basilicata? Ma dov’è? E chi la governa, ancora la DC? Anche lì ci sta la camorra?
Della Basilicata, fino a pochi giorni fa, non si sapeva quasi niente perché i media la ignoravano e i politici locali, a parte un paio di concerti di capodanno nella piazza centrale di Potenza ripresi dalla Rai, non sono mai riusciti a immaginare altro per il suo sviluppo e la comunicazione. Per questo la chimera del Movimento cinquestelle ha emanato un notevole fascino elettorale in passato, ma è una storia che va ben oltre i confini della Basilicata.
Le cose sono improvvisamente cambiate in questo ultimo scorcio d’estate. Passato il ferragosto e passata la festa di san Rocco – qui particolarmente sentita e celebrata con imponenti processioni – è scoppiato il bubbone mediatico che ha elevato la mia terra natale agli onori della cronaca, con titoli sui maggiori quotidiani che soltanto quando ci fu il terremoto del 1980 i lucani poterono vedere.
Ma il presente clima estivo è incandescente, si sa, e c’entra poco il cambiamento climatico: è la campagna elettorale che sta infiammando gli animi, da quando i populisti associati sono riusciti nell’impresa di far cadere il governo guidato dall’italiano vivente più rispettato al mondo. E se poi aggiungiamo il taglio dei parlamentari voluto dai giacobini, pardon dai grillini e incoscientemente sottoscritto da tutti gli altri, per cui adesso sono ai ferri corti per aggiudicarsi un seggio blindato e un posto nel prossimo paradiso terrestre, capite bene che basta far cadere per sbaglio un mozzicone di sigaretta ancora acceso o dire una parola fuori posto, e tutto prende fuoco; i media ci si buttano a capofitto; e i frequentatori seriali di social si eccitano a più non posso.
Di che stiamo parlando? Qual è il casus belli? Ovviamente è la faccenda di Raffaele La Regina, il giovanissimo dirigente del PD lucano in procinto di essere candidato alla Camera dei deputati. Il ragazzo è stato sputtanato da Il Giornale per via di un suo post (o era un tweet?) di qualche anno fa contro Israele; e siccome il confine tra le critiche alla politica israeliana e l’antisemitismo è molto molto sottile, prima è intervenuto in sua difesa Enrico Letta, che ormai come Salvini non ne azzecca più una, e poi Raffaele ha capito che era meglio battere in ritirata e rinunciare al posto sicuro nella prossima legislatura.
Insomma, se n’è parlato così tanto della Basilicata in questi ultimi giorni che qualche lettore del nord avrà finalmente capito dove si trova; e che non è più governata dalla DC ma da una giunta di centrodestra. E qui casca l’asino. Perché non è soltanto nel PD locale o romano che fanno bischerate tremende: come quella di non volere candidare Marcello Pittella, ex presidente della Regione, costretto alle dimissioni in seguito a un’inchiesta della magistratura e poi assolto in primo grado; quindi innocente e perfettamente candidabile, ma non in Basilicata.
C’è anche Forza Italia che combina pasticci indicibili; e così ha ulteriormente richiamato l’attenzione dei giornalisti e prodotto altri titoloni sulla Basilicata che, purtroppo, la fanno sembrare una colonia governata dalle potenze straniere. Il bravo coordinatore regionale di Forza Italia, sen Giuseppe Moles, nonché sottosegretario del governo Draghi, con un passato onorevole di docenza universitaria e di collaborazione con il compianto ministro degli Esteri Antonio Martino, è stato praticamente messo da parte dal suo stesso partito, per far posto ad una paracadutista di alta quota: il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, veneta doc e specializzazione in diritto canonico, che probabilmente la Basilicata finora l’ha vista solo sull’atlante geografico. Tutto ciò, com’era facile prevedere, agli elettori lucani del partito di Berlusconi non è andato proprio giù.
E poi tutti a lamentarsi del 40% di astensionismo: ma mi faccia il piacere, diceva Totò.
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