Il dietrofront di Calenda
I leader politici non si improvvisano. Nessun organismo di Azione si è riunito per discutere e approvare la vecchia e la nuova linea politica. Calenda ha fatto tutto da solo. Come del resto fanno tutti.
I leader politici non si improvvisano. Nessun organismo di Azione si è riunito per discutere e approvare la vecchia e la nuova linea politica. Calenda ha fatto tutto da solo. Come del resto fanno tutti.
Meglio sarebbe stato che prima di cercare e trovare l’accordo con Letta, Calenda e Bonino ne avessero sottoscritto un altro con tutto lo sperduto mondo della cultura politica e della tradizione laica, liberale e riformista.
Al Corriere della Sera, Bettini ha detto che l’asse privilegiato fra PD e 5Stelle è l’unica via realistica per tentare di sconfiggere il centrodestra. E, senza usare mezzi termini, ha lanciato una sfida a Renzi e Calenda. Che deve essere raccolta.
Probabilmente la maggior parte dei contrari al vaccino e all’obbligo del green pass lo sono in buona fede. Ma le fake news, contro l’uso dei vaccini erano e sono lo strumento per fomentare tensioni che sono esplose poi nelle violenze di Roma.
Il tempo stringe, perché Draghi rappresenta certamente una felice parentesi. Ma è pur sempre una anomalia. Nel migliore dei casi nemmeno tra due anni si andrà a votare e non si vede all’orizzonte come gli stessi partiti che sono in crisi possano portarcene fuori.
Si capisce come il PD sia fortemente condizionato dalla prospettiva di un centrodestra che i sondaggi quotano sopra il 45%. Ma creare uno schieramento alternativo per sommatoria, senza il mastice di una politica e di un programma, è velleitario.
Senza la pretesa di essere esaustivi, sarebbe indispensabile sapere come una maggioranza di questo tipo intende affrontare alcune questioni concrete ed a quali alleati intende rivolgersi per allargare la coalizione.
C’è aria di smobilitazione, ormai, in casa pentastellata. E’ la fine della travolgente cavalcata che li aveva portati alla maggioranza nel Paese e al governo. Sono durati anche troppo. I danni che hanno prodotto li pagheremo per anni.
Tutti i partiti italiani sono ridotti allo stesso modo. I segretari vengono eletti con il 100% dei voti e con la stessa percentuale vengono abbattuti. L’ipocrisia regna sovrana e la fedeltà prevale sulla sintonia delle idee.
I governi precari e deboli non sono neutri. Sono la condizione ideale perché ne traggano vantaggio i potentati economici. E basti riflettere sul grande impegno profuso da molti media per alimentare e orientare le tensioni.
Schiumano rabbia perché Renzi “con il 2% ha combinato tutto questo casino” Ma nella nostra storia repubblicana, piaccia o non piaccia, le cose migliori le hanno combinate le minoranze giudiziose, con i loro piccoli partiti.
Ci inviteranno da sinistra a guardare il brutto che c’è a destra e viceversa. Ma le due facce della medaglia sono proprio identiche, perché la degenerazione non riguarda questo o quel partito, è del sistema.
Risponde Nicola Cariglia, giornalista e presidente della Fondazione Turati. La teoria della “diversità antropologica” è stata una fuga di fronte ai problemi sempre più complessi della modernizzazione della società italiana. Fuga ingloriosa e caratterizzata da insopportabile moralismo.