Conte, un uomo solo al comando di niente
L’ex Premier rischia di trovarsi senza partito: da leader di una nascente e robusta coalizione, al “giamburrasca” di turno che minaccia di “sfratto il fondatore del Movimento.
L’ex Premier rischia di trovarsi senza partito: da leader di una nascente e robusta coalizione, al “giamburrasca” di turno che minaccia di “sfratto il fondatore del Movimento.
Il fatto che nel “piano di rinascita”, approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento, non si faccia esplicito riferimento alla modifica costituzionale desta molto sconforto, se non vero sconcerto.
Il problema, per Matteo Salvini, è sempre lo stesso: Giorgia Meloni. Lui dentro e lei sempre fuori. Valeva per il Conte 1 e vale adesso. E per l’ansia di rintuzzare la concorrenza di FdI, il leader leghista corre il rischio di continui passi falsi.
Il progetto Conte non decolla. Il video di Grillo sta terremotando le ambizioni della sinistra e dell’accordo PD-Movimento 5 Stelle. Un incidente di percorso o una mossa studiata a tavolino?
Il linguaggio di Mario Draghi: semplice, essenziale, franco, talvolta tagliente ma sempre estremamente chiaro, è una ventata di freschezza, una novità di alto valore politico, culturale ma anche morale.
Molte nubi minacciose sembrano addensarsi nel cielo di un Nazareno privo dei minimi ripari, ovvero di una politica chiara e di una leadership popolare, entusiasmante, convincente.
L'urgenza nazionale reclamava un cambio di rotta: un piano “B” che non disperdesse il lavoro di sapiente tessitura condotto tra le anime della scorsa maggioranza e togliesse dal campo di gara qualche quotato, autorevole competitor.
Dei cento giorni canonici concessi ad ogni nuovo governante, una ventina sono già fuggiti. Appare indispensabile uno stravolgimento per scompaginare uno status quo che non fa intravedere alcun orizzonte temporale plausibile di uscita dal tunnel.
L'era Conte echeggia l'ipotesi di un soggetto unico a sinistra capace di fare sintesi della cultura del vaffa con le varie sensibilità riformiste. E Grillo può finalmente diventare il segretario di quello che resta del PD.
Con la vicenda del MES Conte si è preso il Movimento. Una svolta che riporta i 5 Stelle al centro dello scacchiere politico. Alessandro Di Battista tace e Salvini prenota un posto nel Conte-ter.
La candidatura a Roma di Calenda può sparigliare i giochi a livello nazionale. Se corre da solo drena voti al centrosinistra, se appoggiato dal PD apre un contenzioso in maggioranza tale da destabilizzare il governo.
Indipendentemente dalle ragioni, il MES non ha avuto successo. Forse è arrivato il momento di prenderne atto e convogliare quelle risorse su altri strumenti, magari lo stesso Recovery Fund.
Nella gestione della pandemia oltre a un problema sanitario ce n’è uno legato all’informazione. Stiamo diffondendo dati “inutili” che creano solo allarme e paura nella popolazione.