Il primo tomo della versione italiana di Arcipelago Gulag è stato pubblicato da Mondadori nel maggio del 1974, a pochi mesi di distanza dall’edizione dell’YMCA Press di Parigi. Gli altri due volumi di Arcipelago Gulag furono pubblicati da Mondadori, rispettivamente, nel febbraio del 1975 e nel maggio del 1978. Qui si tiene conto in particolar modo della ricezione relazionata alla pubblicazione del primo volume, del 1974. Il libro descrive in maniera puntuale e articolata il sistema concentrazionario sovietico, sulla scorta delle testimonianze dei detenuti nei campi di lavoro staliniani, e delinea una storia della repressione sovietica, la cui radice è indicata, da un lato, nella Rivoluzione di ottobre e, dall’altro, nella stessa sostanza teorica del marxismo.
Per l’intrinseco valore politico che acquisiva nell’Europa della Guerra fredda, il primo volume del libro fu accolto da un virulento dibattito e fu ampiamente discusso sia dalla stampa ideologicamente indirizzata cattolica e marxista, sia da quella di massa.
Oggetto della discussione italiana, più che l’universo concentrazionario dei Gulag, fu la posizione politico-ideologica di Solženicyn e la sua lettura storica di continuità tra stalinismo, rivoluzione e marxismo.
Soprattutto la ricostruzione storica fu fermamente criticata in molti ambienti della sinistra italiana, tanto nel PCI quanto nei gruppi extraparlamentari, dove non raramente si traduceva in diffidenza, disprezzo o imbarazzo nei confronti dell’autore di Arcipelago.
Il PCI, impegnato sul fronte dell’eurocomunismo e del compromesso storico, progetti che non piacevano a Mosca, non aveva interesse a prendere posizione su questo tema, per non acuire il terreno dello scontro con i sovietici. Inoltre, si criticava a Solženicyn la sua dichiarata avversione al processo di Distensione, ritenuto invece nella sinistra istituzionale l’unica strada per un’effettiva democratizzazione dell’Unione sovietica (cf. Sensini 2007).
D’altra parte, in molti ambienti della sinistra extraparlamentare, dove si attribuiva a Solženicyn una visione conservatrice e destrorsa della realtà e, tra le altre cose, una simpatia nei confronti del regime di Pinochet, si poneva il dubbio sulla direzione politica generale dei suoi ragionamenti (cf. Lomellini 2010). Il contenuto di Arcipelago passava così in secondo piano e veniva fatta prevalere la logica dei blocchi, tipica della Guerra fredda. L’accusa di anticomunismo prevalse dunque sulla discussione dei contenuti dell’opera.
Ci fu, comunque, anche a sinistra, un’attenzione al libro e alle questioni etiche e politiche che esso poneva. Questo avvenne non solo in ambienti anti-comunisti, come ad esempio quelli del PSI, dove l’appoggio a Solženicyn era riferibile alla più ampia campagna a favore del dissenso utilizzata, a scopi di politica interna, per dimostrare l’inattendibilità politica e l’ambivalenza del PCI rispetto al PCUS (cf. Sensini 2007).
Anche, ad esempio, il settimanale “L’Espresso”, che fu tra le testate che maggiormente dedicò spazio al ‘caso’, condusse una campagna chiaramente a sostegno di Solženicyn, raccontando il contesto e i retroscena della vicenda editoriale di Arcipelago e facendo intervenire nel dibattito intellettuali di diverso orientamento. La rivista aprì un dibattito sulle forme repressive e oppressive del regime sovietico.
Ci furono, inoltre, intellettuali marxisti che, pur prendendo le distanze tanto dalla lettura storica che da quella politica dell’autore, sostennero la necessità di relazionarsi con l’opera e la figura di Solženicyn, ad esempio Alberto Moravia (cf. Moravia 1974), e di portare il dibattito sulle repressioni sovietiche nella discussione della sinistra. Tra questi ultimi si ricordano Franco Fortini, Vittorio Strada, Lisa Foa, Piero Sinatti, Rossana Rossanda, i quali denunciarono l’atteggiamento diffidente della sinistra italiana nei confronti dell’autore di Arcipelago, e in generale del dissenso (cf. Fortini 1971 e 1974, Strada 1976, Foa 1974, Sinatti 1974 e Rossanda 1977).
Diversa era la posizione in campo cattolico e liberale, dove invece si sosteneva l’idea che il sistema repressivo sovietico fosse una conseguenza inevitabile del socialismo.
Gustav Herling, tra i primi a recensire l’opera in Italia, definì Arcipelago “una monumentale monografia della legalizzazione del terrore”, la cui storia cominciava non con Stalin, ma con la Rivoluzione (Herling 1974: 12).
Per “La Fiera Letteria” la verità sui Gulag costituiva una condanna senza appello all’ideologia comunista, in quanto “l’inferno dei campi di internamento sovietico” era la sola conseguenza possibile di qualsiasi rivoluzione di stampo marxista.
La rivista dello Stato del Vaticano “Civiltà Cattolica” pose l’accento sul messaggio spirituale di Solženicyn, mettendo in evidenza l’impossibilità di realizzazione dell’ideale umano cristiano dentro le strutture socio-economiche sovietiche.
Tuttavia, anche i liberali cercarono di separare la lettura storica di Solženicyn dagli aspetti più reazionari della sua posizione politica. Quindi, prese di distanza dall’autore, anche parziali, non erano riferibili soltanto ad ambienti comunisti, soprattutto quando si prendeva in considerazione il pensiero politico che accompagnava il discorso sulle repressioni, di tipo autarchico e di carattere nazionalista, con forti tinte slavofile e antioccidentaliste, nel quale molti intellettuali italiani non potevano non riconoscere alcuni dei tratti che erano stati del Fascismo (cf. Bo 1974 e Ronchey 1974).
A fronte dell’ampio dibattito che accompagnò la pubblicazione del libro, è diffusa l’idea che Arcipelago fu praticamente ignorato dalla stampa e dalla cultura italiana degli anni Settanta. In realtà, alla luce di un più attento studio, si può affermare che l’opera fu discussa e commentata, nonostante l’atteggiamento ambiguo e spesso superficiale, che trasversalmente e per motivi diversi, fu generalizzato nell’intellettualità italiana (cf. Reccia 2019).
Si ringrazia la dr.ssa Alessandra Reccia per aver autorizzato la pubblicazione del suo articolo che è ripreso da Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, https://vocilibereurss.fupress.net/arcipelago-gulag-in-italia/
Bibliografia
- Herling G., Dialogo su Solženicyn con Nicola Chiaromonte, in Id., Gli spettri della rivoluzione, Ponte alle Grazie, Firenze 1994: 150-9.
- Lomellini V., L’appuntamento mancato. La sinistra italiana e il Dissenso nei regimi comunisti (1968-1989), Le Monnier, Firenze 2010.
- Reccia A., Narrazione del silenzio e dibattito nella prima ricezione di Arcipelago Gulag in Italia, in L. Jurgenson e C. Pieralli (a cura di), La specchio del Gulag in Francia e in Italia, Pisa University Press, Pisa 2019: 323-342.
- Sabbatini M., Lagernaja proza Solženicyna v zerkale ital’janskoj kritiki 1960-ch načala 1970-ch godov, in Tekst i tradicija. Al’manach, 6 (2018): 51-62.
- Sensini P., Il Dissenso nel movimento della contestazione italiana dal 1968 al 1977, in P.P. Poggio (a cura di), Il Dissenso: critica e fine del comunismo, Marsilio, Venezia 2009: 169-187.
- Sinatti P. (a cura di), Il dissenso in URSS. Le ragioni politiche e culturali dello schieramento antistalinista in Unione Sovietica, Savelli, Roma 1974.
- Solženicyn A., Arcipelago Gulag (voll. I-II), trad. it. di M. Olsufieva, Mondadori, Milano 1974-5.
- Solženicyn A., Vivere senza menzogna [1973], Garzanti, Milano 1974.
- Strada, V., Dissenso e socialismo, in AA.VV., Dissenso e socialismo. Una voce marxista del Samizdat sovietico, Einaudi, Torino 1976: VII-XXIX.
Periodici
- Bo C., Il testimone che parlava, “Corriere della Sera”, 14 febbraio 1974: 10.
- Foa L., Il dissenso in URSS, “Quaderni piacentini”, 51, gennaio 1974: 93-95.
- Fortini F., Più velenoso di quanto pensiate, “Quaderni piacentini”, 44-45, ottobre 1971: 221-227.
- Fortini F., Del disprezzo per Solženicyn, “Il Manifesto”, 21 marzo 1974: 3-4.
- Herling G., Arcipelago: la recensione, “Corriere della Sera”, 24 febbraio 1974: 12.
- Moravia A., La paura della verità, “Corriere della Sera”, 13 febbraio 1974: 1.
- Ronchey A., L’antipatico Solženicyn, “La Stampa”, 17 aprile 1974: 3.
- Rossanda R., Intervista a Leonid Pljušč, “Il Manifesto”, 31 maggio 1977: 5.
- Sinatti P., La rottura del silenzio all’inizio degli anni Sessanta, “Il Manifesto”, 23 e 25 gennaio 1974: 3-4.
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