Generale Vannacci o meno, basta guardare quel che succede per dire che in Italia si vive davvero in un mondo alla rovescia. Oggi va di moda un antisemitismo estremo che ricorda i pogrom polacchi e la Germania del Terzo Reich. Non si vedono ancora gulag recintati dal filo spinato né forni e ciminiere fumanti. Ma che si sia creato un clima da leggi razziali, questo sì è ineccepibile. E il paradosso non tanto paradossale ê che a crearlo è un attivismo di sinistra diffusissimo e tollerato dai vertici PD sedicenti antifascisti.
Non bastavano le femministe sciamannate di Non Una di Meno a manifestare contro Israele l’8 marzo per il presunto genocidio in corso a Gaza. Già una larga fetta dell’intellighenzia (si fa per dire) del paese aveva aderito all’appello dei docenti dell’università di Bologna per boicottare i rapporti con gli atenei di Tel Aviv. Ben quattromila firme hanno sottoscritto quel cervellotico documento, con l’approvazione entusiasta dei collettivi di sinistra studenteschi.
Gravi episodi di intolleranza antisemita si sono poi verificati all’università di Roma, dove il teppismo sinistrorso ha impedito una conferenza del direttore di Repubblica Molinari, notoriamente ebreo. Nel caso si potrebbe commentare con amarezza ben gli sta, vista la posizione assai ambigua dei suo giornale sulla guerra in Palestina. Però niente di simile si può dire dell’aggressione al cinema Odeon di Firenze dove si stava presentando una biografia di Golda Mayr.
Non solo: a testimonianza di un’aperta complicità, sempre a Firenze il consiglio comunale a maggioranza di sinistra ha organizzato un convegno su Gaza invitando solo oratori filopalestinesi e dichiaratamente antisemiti. Inutili le proteste del console di Israele e della comunità ebraica.
Non è dunque una sorpresa che abbia ceduto alla pressione dello squadrismo rosso anche il senato accademico dell’università di Torino. Dopo un confronto serrato con un gruppo di studenti, nei giorni scorsi i docenti hanno appunto votato all’unanimità di rifiutare ogni collaborazione con Israele. Per paura, calcolo o convinzione non è dato sapere. Quello che conta è un risultato che non può non richiamare alla mente i pochi professori, appena 30 sull’intero corpo docente italiano, che rifiutarono di aderire al partito fascista.
Il vero paradosso dei paradossi è perciò che sia toccato alla presunta neofascista Giorgia Meloni ricordare gli accademici torinesi il dovere dell’indipendenza, sollecitandoli a reagire alle incursioni studentesche dei presunti democratici.
Bene che il rettore abbia poi corretto il tiro confermando tutti i rapporti con Israele. Il clima antisemita resta però vivo e vasto. La propaganda filopalestinese, ma sarebbe più corretto dire filo Hamas, continua a far breccia nelle masse giovanili, che amano talmente la pace e la giustizia da non accorgersi di fare il tifo per un’organizzazione terroristica che tiranneggia, prima di tutto, proprio la popolazione di Gaza. Perciò c’è da aspettarsi nuove proteste, nuove iniziative e nuovi disordini tanto più in vista del 25 aprile, festa della liberazione.
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