Fin dalla sua elezione a presidente nel 1980 Reagan non nascose le proprie intenzioni di opporsi tenacemente al totalitarismo sovietico, da lui definito “l’impero del male”. Nella sua prima conferenza stampa subito dopo aver assunto l’incarico dichiarò che sino ad allora la distensione è stata una strada a senso unico, di cui l’Unione Sovietica si è servita per seguire i propri fini e che non ci fosse stato dirigente sovietico che non avesse più volte ribadito l’affermazione che l’obiettivo doveva essere quello di promuovere la rivoluzione mondiale e l’instaurazione di uno stato mondiale comunista.
Nel 1983 Reagan presentò il piano Strategic Defense Initiative, che i media di tutto il mondo soprannominarono Scudo Stellare. Prevedeva la costruzione di un avveniristico sistema protettivo schierato a terra e nei cieli in grado attraverso dei laser di abbattere i missili avversari. Un progetto tutto giocato su una efficace retorica comunicativa e su un impegno tecnologico ai limiti della stessa capacità industriale americana. Se realizzato avrebbe reso inutili le armi nucleari e avrebbe annullato, a favore ovviamente degli americani, la reciproca deterrenza su cui si basava l’equilibrio bipolare della Guerra Fredda,. Il suo costo era enorme: almeno 25 miliardi di dollari. L’obiettivo di Reagan era quello di mettere con le spalle al muro l’URSS e impedirle di riuscire a tenere il passo con gli Stati Uniti nella corsa agli armamenti nucleari, l’unico settore nel quale l’impero sovietico aveva cercato di emulare gli Usa, per superarli. Con lo Scudo Stellaregli Stati Uniti avrebbero invece ottenuto una supremazia strategica per arrivare a negoziare con sovietici da una posizione di superiorità tecnologica, militare ed economica. Acquisita, come non sottolinearlo ancora, sulla base di quel Sogno Americanodetestato da alcuni ma in grado di evocare e concretizzare nei più i valori e sentimenti più intimi come l’ottimismo, la libertà individuale, i diritti politici e quelli religiosi, assieme alle libertà economiche.
Finché il confronto con gli Stati Uniti era avvenuto sulla base di tecnologie militari sofisticate ma non troppo l’URSS aveva retto ma di fronte a l’iniziativa di Reagan dovette ridimensionare il suo ruolo e rivelare la propria inadeguatezza politica ed economica in un contesto mondiale investito da profondi mutamenti. Come ebbe modo di affermare già nel 1968 Andrej Sacharov in una lettera indirizzata alla nomenklatura sovietica, il progresso scientifico non poteva essere staccato dalla libertà umana e che la soffocante atmosfera intellettuale che dominava in Unione Sovietica e in tutti paesi che essa controllava ostacolava le capacità d’inventiva personale, impedendo a quelle società di stare al passo con il mondo libero.
In Russia nel 1985 sali al potere Michail Gorbaciov. Per affrontare quei problemi politici ed economici che il sistema sovietico aveva accantonato per anni cercò di mettere in atto un piano di riforme che aveva due capisaldi. Il primo fu la glasnost e cioè la trasparenza nella gestione pubblica. Il secondo caposaldo era la perestrojkacioè l’eliminazione del paralizzante sistema di controllo centralistico nel tentativo di condurre il paese in un era di liberalismo economico, riconoscendo ai cittadini sovietici il diritto alla proprietà privata di beni e dei mezzi di produzione, fino ad allora impedita. Intenzione che rimasero proclami in quanto l’URSS non seppe gestire la catastrofe nucleare alle centrale di Chernobyl. Ma il nuovo corso sovietico era quanto bastava a Reagan per capire che la sua strategia era riuscita: L’Unione Sovietica stava decidendo di abbandonare progressivamente il modello comunista. In un clima davvero rivoluzionario, i paesi dell’Europa Orientale riacquisirono nell’arco di pochissimo tempo la propria autonomia e il crollo del muro di Berlino il 9 novembre del 1989 permise che in meno di una anno la Germania ritrovasse la propria unità politica. La Guerra fredda era finita.
Nel lungo periodo il modello sovietico ha rivelato il suo bluff. La classe dirigente sovietica aveva costruito la propria visione della storia sulla certezza tutta ideologica che il modello comunista avrebbe prima o poi vinto Una visione che non riusciva a tener conto di come quella vittoria fosse molto lontano proprio perché la situazione economica non era per niente florida anzi era ormai al collasso di fronte al modello liberal democratico detestato da alcuni ma in grado di evocare e concretizzare nei più i valori e sentimenti più intimi come l’ottimismo, la libertà individuale, i diritti politici e quelli religiosi, assieme alle libertà economiche.
Per Raymond Aron, tutto quello che successe durante la Guerra Fredda doveva succedere perché la Seconda Guerra Mondiale era stata vinta da potenziali nemici. L’incompatibilità ideologica tra il sistema di valori delle democrazie occidentali e quello del socialismo sovietico era irriducibile; Anche se al contrario del nazismo il comunismo praticato dall’Unione sovietica si presentava come un’ideologia liberatrice e portatrice di giustizia, nella realtà la pressione sulla popolazione veniva esercitato attraverso un controllo rigidissimo e durissimo orientato anche verso una completa sovietizzazione di tutti gli Stati che essa riuscì a controllare. Dove il potere, come ha scritto il dissidente sovietico Natan Sharansky, non è era fondato mai esclusivamente sull’esercito e la polizia segreta, ma sulla capacità di controllo su ciò che veniva letto, detto, ascoltato e, soprattutto pensato, “solo in questo modo un regime fondato sulla paura cerca di mantenere una costante riserva di fedelissimi”.Un blocco di potere in URSS e nei paesi satelliti al regime sovietico nell’Europa dell’Est che ha fatto sì che la gente potesse, per usare le parole di Václav Havel , “vivere all’interno di una menzogna”. Nonostante tutte le sue difficoltà i suoi disequilibri seppur dinamici il modello democratico liberale occidentale poteva fare affidamento al valore supremo del “ successo della libertà”, motore propulsivo senza il quale non è possibile promuovere in nessuna società lo sviluppo individuale culturale sociale ed economico.
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