A fine 1973 in Francia fu pubblicato, in russo, “Arcipelago Gulag” che Alexander Solgenitsin aveva fatto uscire clandestinamente dall’Unione Sovietica dove al dissidente era stato impedito nel 1970 di andare a ritirare il Premio Nobel per la lettura e dove gli era impedito di pubblicare le sue opere.
“Se c’è un libro che ha cambiato le mappe del sentire comune occidentale, è di certo l’Arcipelago Gulag. Tutto vi era inedito e moralmente fragoroso, a cominciare dall’entità e dall’orrore di un tale universo concentrazionario nel Paese che per quarant’anni era stato indicato quale il «faro del socialismo» così scriveva nel 2013 Giampiero Mughini.
Nel 1974 uscivano in Francia e in Italia le traduzioni nelle due lingue, suscitando reazioni diverse all’interno del mondo della cultura orientata a sinistra: più favorevole in Francia in quanto meno legata al PCF, più ostile in Italia tra gli intellettuali organici ed i “compagni di strada” che presidiavano le casematte culturali del PCI e che liquidarono sbrigativamente il “reazionario Solgenitsin”. Unica eccezione, Franco Fortini che su “Il Manifesto” scrisse “Non c’è da stupirsi che sia tanto diffusa l’insofferenza e frequente il disprezzo per Solgenitsin… C’è un’ipocrisia grave nel discorso di chi mette le mani avanti con riserve sulla qualità delle sue opere. […] Con quella moneta d’ingresso, più facilmente può mettere fra parentesi i contenuti storico-politici di Solgenitsin».”
In entrambi i paesi – e si era negli anni dello sbandierato eurocomunismo! – la reazione dei due partiti comunisti, italiano e francese, fu particolarmente ostile, impegnati come erano nella concorrenza mortale con i partiti socialisti che anche dal giudizio mancato sull’URSS marcavano la loro diversità
Nel PCI il compito di seppellire Arcipelago Gulag su affidato a Giorgio Napolitano, allora responsabile della Commissione culturale del Partito, ovviamente con il beneplacito del segretario Enrico Berlinguer, con un articolo su Rinascita del 22 febbraio 1974 anticipato su l’Unità del 20 febbraio mentre la gran massa dei militanti si conformò alla linea tracciata da Giancarlo Pajetta, che aveva dichiarato senza infingimenti che non avrebbe mai letto quel libro.
Solo Riformisti pubblica la traduzione (a cura di Luciano Pallini) di un denso saggio di Sophie Cœuré, Professore di storia contemporanea all’Università di Paris Cité, “La ricezione dell’Arcipelago Gulag e di Alexander Solzhenitsyn in Europa occidentale e negli Stati Uniti (1974-1978): uno shock mediatico della Guerra Fredda”
Sul significato di Arcipelago Gulag sul suo impatto politico in Italia, della conferma che non si voleva sapere quel che pure si sapeva (Unknow the Known secondo Peter Burke in “L’ignoranza”) Solo Riformisti intende aprire il dibattito tra personalità della politica e della cultura della sinistra italiana, dove infuriò più acceso lo scontro.
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