Si è svolta il 27 giugno scorso a Pistoia la presentazione del testo “ Lino di Gloria – Un pistoiese alla Costituente “, di cui il sottoscritto è l’autore, edito da Edizioni Il Metato, per la collana “Pistoia ‘900 : figure, luoghi ed eventi” diretta da Antonio Frintino. L’incontro ha visto la partecipazione del Professor Giovanni Tarli Barbieri, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, oltre che dell’ autore e del curatore della collana. Il libro ha voluto prendere in esame l’attività svolta tra il 1946 e il gennaio 1948 all’Assemblea Costituente dal deputato pistoiese Calogero di Gloria, detto Lino, insegnante di storia e filosofia nelle scuole superiori della sua città, avvocato ed esponente dell’ala “riformista” del Partito Socialista.
Il Professor Frintino ha messo in rilievo come la figura di Di Gloria ben si colloca fra i pistoiesi del ‘900 cui la collana da lui diretta vuole rendere omaggio ed emerge per l’apporto fornito in Parlamento alla costruzione della Carta Costituzionale, per il servizio reso al territorio pistoiese con la presentazione di varie interrogazioni e per l’attenzione posta al mondo della scuola e della cultura. Inoltre l’onorevole è stato il primo Presidente della Brigata del Leoncino, associazione culturale pistoiese, di cui attualmente Frintino è Presidente.
Durante la presentazione sono state infatti proiettate le immagini di Di Gloria che partecipava alle manifestazioni della Brigata, fra cui quella in cui premiava il regista Zeffirelli, ed anche le diapositive inserite nel libro, fra cui particolarmente significativi alcuni verbali dell’Assemblea Costituente, con annotazioni autografe dell’onorevole.
Il Professor Tarli Barbieri, presentando la pubblicazione, ha dato atto al parlamentare pistoiese di aver dimostrato preparazione e competenza nell’ approccio alla complessa materia dell’architettura costituzionale, sia sulla parte relativa ai principi fondamentali e ai diritti e doveri dei cittadini, sia sull’ organizzazione dello stato ed in particolare sulla ripartizione in regioni e province. L’onorevole Di Gloria ha avuto la capacità di inquadrare tali sue posizioni con motivazioni, tuttora valide, fondate sulla necessità di un bilanciamento dei poteri al fine di radicare la democrazia in Italia. In tal senso si pongono anche le sue richieste di elezione diretta del Capo dello Stato e dell’introduzione di referendum soltanto abrogativi di leggi già in vigore.
Per parte mia, in precedenza avevo sintetizzato gli aspetti principali del suo lavoro alla Costituente, facendo riferimento alla veste di giurista, letterato, uomo politico e parlamentare. In maniera più dettagliata ho riferito di aver recuperato gli interventi di Di Gloria volti a motivare e sollecitare lavori di ricostruzione postbellica nel borgo di Piteccio, in Valleriana nel Pesciatino e nella zona di Pontepetri, a salvaguardare il Monte dei Pegni a Pistoia, ad adeguare l’inquadramento di varie categorie di dipendenti pubblici, fra i quali, primari, gli insegnanti. In vari passi dei suoi interventi ed anche delle sue opere letterarie, ricordate nella pubblicazione, emerge la convinzione che l’istruzione sia la base fondante della società e che la cultura unita ad una salda coscienza morale siano le doti che devono guidare ogni cittadino ed in particolare gli amministratori della cosa pubblica. Ho appena accennato alla sua visione istituzionale, pur trattata più estesamente nel testo, data la presenza del Professor Tarli Barbieri, mentre ho dato spazio all’aspetto politico delle sue posizioni, quale aderente al filone riformista del socialismo italiano ed anche europeo.
L’approccio di Di Gloria è stato quello di un liberal-democratico, permeato da principi di libertà e di giustizia sociale, che si coniugavano con una visione della pubblica amministrazione da governare con criteri di imparzialità e non certo con una concezione di lotta di classe. Di Gloria infatti, pur essendo cattolico, aveva una visione laica dello Stato e aderiva a principi che lo avevano portato a sottoscrivere la richiesta di rendere il servizio militare non obbligatorio e di prevedere per l’Italia una perenne collocazione neutrale in politica estera. I risultati della ricerca fanno emergere la necessità di un approfondimento circa la collocazione ideologica del PSLI nato su iniziativa di Giuseppe Saragat con la scissione di Palazzo Barberini del 1947, che aveva visto dividersi le due anime del socialismo italiano.
In sostanza nel Psli (che poi diverrà Psdi) era stata raccolta la tradizione del socialismo riformista e pacifista che si proponeva la neutralità in politica estera nell’ambito di una visione europeista, cui pure Altiero Spinelli aveva dato il proprio contributo. Anche nell’ originario partito socialista, il Psi, tali posizioni avevano provocato un positivo dibattito. Del resto le due componenti socialiste avevano dato un apporto di qualità al governo De Gasperi fino al maggio 1947: un periodo da riesaminare.
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