Il Consiglio di Stato ha dichiarato l’ illegittimità dell’ assegnazione al Polo Strategico Nazionale dei fondi a cui ha fatto riferimento Chiara Rossi in un suo articolo per Startmag https://www.startmag.it/innovazione/cloud-a-che-punto-e-il-polo-strategico-nazionale/ .
Di fronte alla sentenza https://www.key4biz.it/wp-content/uploads/2023/10/PSN_SentenzaConsiglioStato.pdf il sottosegretario Alessio Butti ha dichiarato: “il polo strategico nazionale va avanti lo stesso, precisando peraltro che si tratta di scelte precedenti” (quando il Ministro del Governo era Vittorio Colao ndr). https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/cloud/il-cloud-nazionale-e-la-sentenza-del-consiglio-di-stato-butti-il-polo-strategico-va-avanti/ L’ argomento è delicato non solo perché riguarda i miliardi europei del PNRR, ma perché uno dei compiti del Piano Strategico Nazionale è mettere in sicurezza i dati sensibili per la Sicurezza Nazionale e per rendere finalmente la resilienza informatica dell’ Italia in linea con le nostre alleanze euroatlantiche; con gli USA in particolare. In casi come questi la scelta dei fornitori deve assicurare una effettiva competizione tra imprese evitando che l’abituale criterio del prezzo adottato da CONSIP (e dalle altre migliaia di stazioni pubbliche appaltanti) prevalga sui rischi di matrice geopolitica e tecnologica.
Il rapporto tra migrazione in Cloud e Cybersecurity e’ cruciale anche in numerosi altri segmenti della PA; per i dati sanitari in primo luogo. In vista delle prossime tappe del processo di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche il 2 novembre scorso Il Polo Strategico Nazionale ha siglato una intesa con Consip. https://www.consip.it/media/news-e-comunicati/consip-e-polo-strategico-nazionale-insieme-per-la-trasformazione-digitale-del-paese La piena trasparenza delle gare PNRR e il futuro del Polo Strategico Nazionale è un tema di portata strategica che non può essere delegato soltanto alle dichiarazioni del Sottosegretario Alessio Butti, ma meriterebbe ben altra attenzione del Governo e del Parlamento.
Per quanto attiene ai finanziamenti PNRR in materia di transizione digitale c’ è un ulteriore aspetto politico di grande rilevanza di cui tener conto. Dal 2008 in poi imprese di paesi autoritari quali la russa Karpersky e le cinesi Alibaba, Huwaei; HickVisione, Duha, Zte, ecc. hanno potuto accedere a numerose banche dati nel nostro paese come del resto é avvenuto in numerose altre parti del mondo, basti pensare al 5G e ai dati genetici in fase di pandemia. https://www.agenzianova.com/news/la-washington-post-rivela-la-cina-ha-sfruttato-la-pandemia-per-raccogliere-dati-genetici-a-livello-mondiale/
Stando ai dati di https://contrattipubblici.org/aziende dal 2013 al 2022 ben 2462 entità pubbliche italiane (tra ministeri, ospedali, scuole, università e società partecipate) hanno acquistato servizi Karpersky. Per Wired nel segmento della videosorveglianza degli edifici, dei trasporti e dei luoghi pubblici sono almeno 2430 gli impianti delle cinesi Hikvision e Dahua. Clamoroso é stato inoltre il caso della video sorveglianza di Palazzo Chigi oggetto di una interrogazione parlamentare della Lega. ShowDoc
In seguito alle polemiche politiche la CONSIP ha spiegato a Wired di non poter emettere blocchi contro specifici Paesi, pena l’impugnazione del bando stesso. In realtà non é cosi perché per i bandi più recenti in materia di videosorveglianza sulla occorre che i prodotti “non siano riconducibili direttamente ad aziende cinesi”. L’avverbio “direttamente” ha permesso di far entrare nel listino della CONSIP le stesse telecamere cinesi, ma con un marchio italiano.
Wired ha scritto “per le telecamere di videosorveglianza cinesi si riaprono le porte degli uffici pubblici italiani, modelli prodotti da Dahua, uno dei colossi del Dragone nel campo degli impianti di sicurezza, e configurati da un’azienda di Torino, la Jbf”. https://www.wired.it/article/telecamere-cinesi-videosorveglianza-consip-dahua/ Per quanto riguarda l’uso pubblico delle telecamere l’ad di Dahua Italia Pasquale Totaro ha risposto che spetta alle imprese telco che utilizzano i prodotti una verifica in materia di cybersecurity e di non aver ricevuto alcuna comunicazione da ACN..
Come ho segnalato anche in sede di audizioni parlamentari alle Commissioni Difesa ed Esteri della Camera nella scorsa legislatura sarebbe paradossale che i finanziamenti del PNRR finissero – direttamente o indirettamente – per avvantaggiare imprese cinesi. Il rischio esiste in numerosi segmenti digitali dalle smart cities alla sanità. Speciale Smart City Il PNRR è stato oggetto di uno specifico seminario della Camera di Commercio italo Cinese e EY nel febbraio 2022. Webinar “The Italian National Recovery and Resilience Plan” – February 23rd, 2022 | Camera di Commercio Italo Cinese . .A18 mesi distanza sarebbe interessante verificare se qualcuno si sia occupato di verificare il web seminar ha dato qualche frutto per il Dragone e se si e si quali.
Uno dei compiti strategici del PNRR è proprio quello di promuovere in Italia una transizione digitale trasparente e sicura. Ciò comporta l’obiettivo di
ridurre la tradizionale dipendenza dell’Italia digitale dalla Cina esattamente come in campo energetico la dipendenza dalla Russia. A questo punto servirebbero dati precisi su quali sono le aziende fornitrici (e quelle di subfornitura nelle relative supply chains) hanno accesso ai bandi del PNRR e su quali imprese direttamente (o indirettamante come subfornitori) hanno vinto le gare. Se non ora quando?
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