Ricordate lo spot del Mulino Bianco con la famiglia felice, intenta a fare colazione davanti a un casolare nella ridente campagna toscana? Ebbene, è ormai roba vecchia, appartenente a un’altra epoca della pubblicità, perché ora, con l’ultimo spot di Esselunga, siamo davanti a una fotografia disincantata della realtà e, soprattutto, della famiglia. Lo story-telling di Esselunga, grazie alla suggestiva messa in scena realizzata da un regista francese, ci mostra due genitori separati o forse divorziati e, al centro, la giovanissima figlia che cerca di ristabilire la loro comunicazione attraverso il passaggio di una pesca – ovviamente acquistata in un supermercato Esselunga – che viene “regalata” al padre dalla madre che ha appena fatto la spesa. Ma in realtà è la bambina che si inventa il regalo della madre, perché durante il viaggio in macchina con la mamma ha visto fuori dal finestrino una famiglia unita, e si è intristita.
Malinconia dei figli di coppie divorziate? Sì, certo, come è nella realtà; ma anche un invito a riattivare la comunicazione, perché anche dopo la fine di un matrimonio i due continueranno ad essere genitori, e pertanto è bene che si parlino, che prendano insieme le decisioni importanti riguardanti i loro figli, che si mostrino civili e non sempre in guerra. Probabilmente è questa la lettura più interessante dello spot, oltre quella che viene naturalmente enunciata nella massima: “Non c’è una spesa che non sia importante”. Diciamo dunque che, come in tutti i testi che hanno senso, abbiamo un significato letterale e uno simbolico, e si potrebbe chiudere qui la questione.
E invece no, lo spot ha già scatenato polemiche infinite sui social, perché i detrattori hanno letto significati ancora più profondi: l’elogio della famiglia tradizionale (quella solo madre padre e figli), la condanna del divorzio come causa della sofferenza dei bambini e della rovina di questo Paese (sembra di essere tornati alle polemiche degli anni settanta), e infine il malcelato anatema nei confronti delle famiglie arcobaleno (ma dove?).
Insomma, chiederebbe forse Giorgio Gaber, questo spot di Esselunga è di destra o di sinistra?
Certo è che lo spot è piaciuto a Giorgia Meloni che ne ha sottolineato la poetica in un tweet su X, mentre è dispiaciuto a Bersani che ha condannato l’uso strumentale e pietistico della bambina per fare propaganda consumistica. Purtroppo non è ancora pervenuto il commento di Elly Schlein che avrebbe sicuramente chiarito la posizione ufficiale del neo-PD, già schierato sul fronte del salario minimo e della riduzione delle spese militari. Carlo Calenda, invece, ha scritto che ci sono cose più importanti su cui dibattere, infatti si sa che in vista delle elezioni europee il suo principale problema è la probabile scomparsa di Azione.
Strano che nessuno, almeno fino ad ora, abbia ricordato che il defunto patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, si è battuto per tutta la sua esistenza contro lo strapotere e la concorrenza talvolta sleale delle Coop di matrice rossa. Altrimenti la risposta al quesito “gaberiano” sarebbe stata facile: è uno spot di destra.
Resta, comunque, da risolvere l’altra questione a suo tempo sollevata dal cantautore milanese: ma dove sta la destra, dove sta la sinistra? Per quello che pare a me, di sicuro non stanno in uno spot pubblicitario.
Elisabetta Lucariello
Concordo su tutto, caro Roberto!!