Le prossime elezioni comunali appaiono importanti non solo sul piano locale ma come test nazionale, e condizionate dalla scelta del nuovo candidato delle forze che governano ininterrottamente la città da trent’anni.
Su questi temi abbiamo rivolto alcune domande a Marco Mayer, attento osservatore della realtà fiorentina collaboratore di lungo corso di Solo Riformisti.
Prima di parlare del nuovo Sindaco, cosa pensi dell’ipotesi di un eventuale terzo mandato? Non mi paiono brillanti i risultati di questo secondo (si era esaurito l’effetto Renzi del primo), si sono inseguiti i problemi a seconda degli accadimenti, non c’è stata una chiara strategia di lungo periodo per affrontarli, la vanità ha fatto premio sulla responsabilità come mostrano i rapporti direi di invidia col il Direttore degli Uffizi (e mal gliene incolse) Insomma il PD potrebbe anche candidarlo ma Nardella ha esaurito la spinta propulsiva.
10 anni sono per me il periodo giusto. Io ho fatto il consigliere regionale per più di 14 anni. Con il senno del poi, posso dire che sono stati troppi, due legislature mi sembrano una buona soluzione, ma questo è un mio punto di vista personale.
Renzi non ha avuto una spinta propulsiva di carattere pratico anche se ha promosso molto bene l’immagine nazionale e internazionale della Città, immagine internazionale che è ancora molto buona per fortuna
A parte Sergio Givone e Alessandro Petretto non ha mai delegato veramente i propri assessori. Da quanto ricordo controllava troppo e troppo spesso il loro lavoro. Senza dare fiducia e autonomia ai componenti della squadra è difficile avere risultati concreti. Dario Nardella ha il merito di aver ripreso in mano il testimone da Beppe Matulli ovvero la rete delle tranvie che a Renzi non stavano particolarmente simpatiche.
Sulla mobilità Firenze ha recuperato molto per merito di Nardella, ma ha conservato una parte di ritardo rispetto alla media delle città europee. Comunque io viaggio molto e quando torno vedere finalmente le tramvie funzionare anche a Firenze mi da un senso di normalità.
Tracciamo un profilo di sindaco per Firenze dopo Nardella: quali doti, quali relazioni, quali competenze per misurarsi con una realtà complessa come quella fiorentina?
Prima fammi aggiungere che Nardella avrebbe dovuto prendere come consulente Franco Camarlinghi che 47 anni fa nel 1986 scrisse per Einaudi un memorabile articolo su Firenze e il turismo di massa, una rilettura della storia politica di Firenze dal dopoguerra che evidenziava un progressivo cedimento dei ceti politici e delle classi dirigenti ad una visione della città fondata sullo sfruttamento della sua grandezza storico-artistica e di un incipiente turismo di massa. Né Renzi né Nardella hanno cercato seriamente di qualificare il turismo anche cercando una intelligente sintesi tra Firenze e Toscana che spesso ospita nicchie sul piano più culturale ed economiche, anche se non sempre trasparenti e culturalmente rigorose.
La prima cosa che mi viene in mente che deve avere la capacità di vedere il panorama di Firenze non da San Miniato o da Forte Belvedere, ma da Serravalle pistoiese. Da li’ a Pontassieve si estende una grande città contemporanea a forte vocazione imprenditoriale che non ha una voce politica in grado di interpretarla; è una realtà dinamica e non solo una sequenza di tanti campanili. Poi deve essere una persona molto curiosa in grado di aggiornarsi. Nelle città del mondo ci sono tante novità da vedere e da copiare in modo creativo per adattarle alla nostra realtà. Per me la competenza più importante di un sindaco è la capacità di creare una squadra di persone valide e coinvolgere il più possibile per mettere a punto un team vincente. Non è facile, ma il sindaco deve essere un leader in grado di condizionare le scelte dei partiti facendo capire dal primo giorno che non accetta nessuna proposta a scatola chiusa né per la giunta né per le nomine nelle società partecipate.
Nel panorama sul quale avevamo impostato queste interviste, è calata come un grande meteorite la disponibilità di Eike Schmidt a valutare una sua candidatura da civico con centrodestra: quale capacità di raccogliere consensi pensi possa avere una sua lista? E questa sua disponibilità, più in generale, può essere un segnale di definitivo tramonto dell’egemonia culturale della sinistra, con le sue casematte ormai perdute (Rai, grandi strutture culturali etc)? C’è la possibilità, qualcuno la chiamerebbe speranza, che anche questo meteorite provochi la fine dei dinosauri politici in Toscana?
Non sono in grado di rispondere perché non conosco personalmente il direttore degli Uffizi. Per venire all’attualità penso che il carcerato a Prato abbia il diritto di parlare pubblicamente dalla sua cella di Caravaggio se Schmidt lo ritiene persona veramente competente. Non ho sentito commenti da storici dell’arte. Tuttavia se fosse invece una operazione di marketing il Centro destra dovrebbe ritirare immediatamente la candidatura. Un bravo giornalista di inchiesta potrebbe facilmente accertare come sono andate veramente le cose.
Su Schmidt mi fa piacere che abbia il valorizzato il territorio con le opere chiuse nei magazzini. Quando ero Assessore Regionale alla Cultura io e Vincenzo Scotti allora Ministro dei Beni Culturali i sovrintendenti non volevano decentrare assolutamente niente e fummo sconfitti a Vinci e non solo. Molti anni dopo Giorgio Napolitano da Presidente della Camera inaugurò La Madonna del Parto di Piero della Francesca a Monterchi. Per me fu una bella scelta spostarla, ma lasciarla nello stesso comune.
In ogni caso Renzi ha ragione quando dice che è quantomeno curioso che il CdX sovranista punti su Batitusta argentino e Schmidt tedesco. Evidentemente per il ruolo del sindaco “prima gli italiani” non vale….
Come pensano in questo possibile di scegliere, gli attuali dirigenti del PD, il candidato in grado di resistere all’assalto da parte della destra a Palazzo Vecchio? Un candidato espressione dell’attuale maggioranza del PD o piuttosto che un candidato di prestigio espressione della società fiorentina: ricordo la scelta di Mario Primicerio nel 1994, prima della venticinquennale stagione di leader locali del partito scelto dai maggiorenti? Esiste un percorso alternativo in grado di mobilitare elettori stanchi e sfiduciati?
Ho seguito personalmente quella fase e ho incontrato più volte Nino Caponetto che – dopo aver lasciato il pool antimafia di Palermo – era tornato a Firenze e viveva vicino a casa di mia madre.
Caponetto fu il garante delle diverse proposte in campo e della candidatura di Primicerio. Oggi suggerirei una strada diversa e più diretta. Da qui a Natale chi è interessato a concorrere dovrebbe farlo sapere. Contestualmente i partiti dovrebbero sentire le disponibilità esistenti anche fuori dalle loro cerchie ristrette. Le primarie non sono un obbligo, ma se fossimo di fronte a due potenziali candidati dello stesso spessore è giusto far decidere i cittadini. Questo vale sia per il centro sinistra sia per il centrodestra. Ripeto non sono il Vangelo, ma quando servono veramente le farei. Senza Silvio Berlusconi è più facile anche per il CDX qualora abbia due proposte di valore e debbano scegliere.
Negli anni novanta parlai con Piero Antinori e forse, ma non sono sicurissimo con Paolo Blasi per sentire le loro disponibilità; presentavano un profilo di leadership piuttosto interessante. E sono persone che stimo molto. A Firenze oltre alla forze politiche contano molto sempre i centri di interesse, ma non sempre si esprimono chiaramente. Oggi i vertici finanziari sono spesso all’estero. Parigi a Firenze conta, ma anche il Quatar pbasti pensare al Baglioni e al Four Seasons.. A proposito di Doha se è vero quanto ho letto sui giornali Nardella ha sbagliato a non accettare la disponibilità dell’Imam di Firenze Ezzedin ad una maggiore trasparenza finanziaria. .
Con quale schieramento si andrà al voto a Firenze: si riproporrà a livello locale la corrispondenza di amorosi sensi tra Schlein e Conte aperta caso mai con aggiunta di strapuntino per Calenda e chiusura netta a Renzi, come chiede Enrico Rossi? E peraltro Italia Viva anche a Firenze vive un momento difficile con defezioni e appannamento delle sue proposte programmatiche che non possono essere sostituite da battute ormai logore?
Sono contrario a preclusioni preventive. Mi sembra che Alberto Bencista’ rappresenti a Firenze i 5 stelle. Cosa avra’ in mente? Non accetterei veti sull’ aeroporto, ma lui ne conosce bene l’ utilità da quanto era assessore regionale all’ agricoltura. Da 50 anni ho sempre temuto i “catto-comunisti” perché possono rappresentare la somma di due integralisti. Un esempio opposto è Severino Saccardi che ha mantenuto in vita con grande apertura Testimonianze, la rivista di Padre Ernesto Balducci. Sarebbe importante una unità di azione delle energie laiche, liberali, socialiste e radicali. Forse Solo Riformisti e PensieroLibero.it potrebbero funzionare da piattaforma e da laboratorio di discussione, ritrovando la vocazione di Firenze come città dei diritti anche a livello internazionale, pensa a grandi figure Antonio Cassese o Paolo Barile . Mi piacerebbe come un sindaco donna combattente, una brava allieva di Emma Bonino.
Non sarebbe nell’interesse della città, una città in evidente stato di sofferenza, una apertura alla ricca trama organizzazioni ed associazioni da quelle datoriali ai sindacati, dal volontariato al terzo settore alla trama di realtà operanti in campo culturale senza una pretesa egemonica della politica tout court? Troppo spesso se n’è fatto uso strumentale, con personalità coinvolte per raccogliere consenso ma scaricate appena si son provate a manifestare disagio e dissenso?
Dobbiamo lanciare l’idea di Firenze città aperta e dare molto più spazio ai valori della società aperta. I Dipartimenti universitari, in particolare il polo scientifico di Sesto, l’ Università europea, la New York University e tante altre istituzioni straniere hanno moltissimi co. Lo stesso vale per il Museo di Storia della Scienza, la Specola, l’ Opera drl Duomo, Accademia delle Arti del disegno, la Colombaria, le Fondazione Spadolini e Filippo Turati, per citare le prime che mi vengono in mente. Mi piacerebbe discutere con loro un progetto di turismo scientifico facendo tesoro della ricca esperienza dello Smithsonian. Venerdì ho ascoltato in Palazzo Medici Riccardi una bella e divertente conferenza di Cristina Acidini su Benvenuto Cellini. Perché un evento del genere è completamente sconnesso dal turismo? Sicuramente in Italia e all’estero ci sono persone interessate ad eventi di nicchia di alta qualità come fanno a venire se non lo sanno? Qualificare il turismo e’ una prospettiva che ha grandi potenzialità. In altro campo è quello mediatico dove sembrano esserci investimenti in cantiere.
Sono intervenuti il Presidente di ANCE Firenze e Confindustria Firenze sui temi della città e del suo rapporto con la modernità e sul ruolo industriale: che pensi dei temi da loro sollevati?
Hanno ragione. Però voglio porre una domanda perché su S’ Orsola su cui ho dato la tesi di laurea nel 1976 abbiamo dovuto aspettare i francesi? Ho anche un ricordo molto lontano perché per salvare il Progetto del Magnifico dovette intervenire il Prefetto Francesco Berardino, suocero lo dico per fare un po’ di colore del Ministro del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Di solito i programmi sono un elenco di buone intenzioni che restano sulla carta: dovesse essere Marco Mayer il candidato, quali sarebbero le priorità sulla quale impegnarsi per arrivare a concreti risultati e segnare un cambio di passo per Firenze? Per superare la cultura della paura, del NO a prescindere che blocca qualsiasi intervento che adatti la realtà alle mutate esigenze collettive ed individuali? Per sbloccare una città che vive di rendita?
Fare il sindaco di una città o di un piccolo paese non so perché non mi ha mai attratto, anzi. Pertanto mi è particolarmente difficile nel ruolo. Mi resta più facile immaginarmi come assessore alla Sanità anche se ormai è troppo tardi e la competenza è regionale. La rivoluzione tecnologica che è in atto nella medicina e nell’ organizzazione sanitaria potrebbe consentire di rilanciare la sanità pubblica come è assolutamente necessario. Un sindaco deve essere attento a cosa succede negli ospedali e nei presidi socio sanitari della propria città. Mi è capitato di essere in lista di attesa per 14 mesi (sic) e di dover ricorrere all’ intra moenia con un costo 4 o 5 volte superiore. Tra spendere 38 euro o 170 le cose cambiano specialmente per gli anziani e i malati cronici.
Il problema è che la sanità privata controlla i giornali e così condiziona i partiti, mentre la sanità pubblica non fa lobbyng. Lo stesso vale per l’università telematiche private che finanziano i partiti e che hanno molta più udienza della Conferenza nazionale dei Rettori. Su questo anche a Firenze la politica dovrebbe fare una riflessione. Modernizzare e rilanciare la sanità pubblica e la politica sociale è a mio avviso una assoluta priorità. Per esempio e lo dico da paziente del centro di Gavinana vicino a San Marcello Pistoiese sarebbe bello tradurre in pratica il desiderio di Nicola Cariglia di aprire una attività della fondazione anche a Firenze.
Una ultima domanda: pare scomparso in questi anni il tema del rapporto tra Firenze e la Toscana, è una questione sorpassata, vecchia o è un tema da recuperare? e se sì, sotto quali aspetti? A Firenze, per le sue élite quello che conta è ciò che avviene all’interno dei viali di circonvallazione, sulle mappe al di fuori di quell’anello sta scritto HIC SUNT LEONES…
Spesso le élite fiorentine patrimonialmente più solide vengono da Prato e dimenticano le loro origini chiudendosi nella cerchia dei viali. In questi giorni dopo lo stimolo di Giuliano Amato sto facendo ricerche su Ustica. Mi sono imbattuto nella bella rivista di Lelio Lagorio ” Città e Regione”. Firenze e la Toscana (pur avendo motivi oggettivi che scatenano alcuni inevitabili conflitti) sono un binomio fortissimo. Il rapporto Firenze/Toscana era un imperativo per il mio maestro di politica il presidente della Regione Gianfranco Bartolini.
La Toscana non ama la sua capitale e la capitale non ama le città della regione per ragioni storiche. Ma si può immaginare il ruolo della Lombardia senza Milano? Per la Toscana avere una capitale come Firenze è un grande vantaggio, ma Firenze questo ruolo di capitale se lo dovrebbe conquistare tutti i giorni senza adagiarsi sulle ingenti rendite che derivano dal suo glorioso passato.
Riccardo Catola
Complimenti. Bella intervista, belle domande, belle risposte. La comune esperienza politica e amministrativa aiuta. La lettura mi crea però un certo imbarazzo. Dettato in parte da invidia ( mai e poi riuscire a fornire il quadro ben articolato che a Marco riesce così agilmente), in parte perché a causa del mio maledetto ex mestiere, che era quello di fare domande, non sono troppo abituato ad arrotondare gli angoli, ovvero all’approccio diplomaticamente concreto che a Pallini riesce assai bene. Voglio dire semplicemente che d’istinto sono più diretto. Per esempio, per capirsi, avrei chiesto: 1) il doppio mandato Nardella è un successo o un fallimento? Perché? 2) Aver subito aderito alla segreteria Schlein è stato un atto di responsabilità pro unità. del PD, oppure la resa senza condizioni di chi tiene famiglia e punta a uno scranno a Bruxelles? 3) O ancora: mi dica le 5 principali cose buone fatte da Nardella e i suoi 5. principali errori. 4) Nardella si può ancora considerare riformista?
Ecco. Mi rendo conto che si tratta di un approccio molto nazional popolarie, un specie di quiz. Però mira alla concretezza immediata e non preclude neppure la possibilità di sllargare il ragionamento.
È ovvio che non voglio in alcun modo insegnare a Pallini come si fa un’intervista. Quella qui sopra prodotta è più che ben fatta e interessante Dico solo come l’avrei io perché mi resta la curiosità di sapere cosa avrebbe risposto Marco (tranquillo, domani ti telefono). Aggiungo che la militanza a sinistra di entrambi osserva una certa cautela per non compromettere ulteriormente l’anamnesi pericolante del paziente PD.
Delle risposte ne cito una che non mi convince per niente: quella di fare di Firenze la città dei diritti. Detta cosí in generale è solo moda senza significato. Se specifichi quali diritti se ne può ragionare. Ma se davvero la sinistra volesse voltare pagina e passare dal populismo a una politica di responsabilità, dovrebbe avere il coraggio di fare di Firenze la città dei doveri: dei cittadini verso la comunità e viceversa. Riesumare cioè la famosa frase di Kennedy. Tu cittadino che cazzo dai alla comunità? In cambio la comunita ti dà: una sanità più vicina ed efficiente, un livello di sicurezza maggiire, vigili urbani che si fanno davveri vedere anche nei quartieri, una fiorentina che finalmente rivince lo scudetto…ok, questo è uno scherzo, ma non troppo. Se leggi cosa dicono di Nardella i tifosi puoi dire addio al terzo mandato e pure alle speranze della sinistra.
Basta ho scritto anche troppo. Saluti e grazie a Pallini di avermi pubblicato. Ti scriverò domani in privayo per chiedere una piccola correzione politicamente necessaria. Io non ce l’ho con la sinistra come moltinpensano. Ce l’ho con i trinariciuti e con questo PD radicale.