I nuovi contestatori hanno in comune con i loro antenati sessantottini l’estremismo e la veemenza verbale. Per fortuna non lanciano bottiglie incendiarie e non adoperano bastoni, ma sono altrettanto intolleranti e fanatici come lo erano i membri di Lotta Continua, Potere Operaio eccetera. Li abbiamo visti recentemente in azione al Salone del libro di Torino, dove hanno impedito alla ministra Roccella di presentare il suo libro “Una famiglia radicale”. Non hanno lanciato bulloni di acciaio come fecero in passato gli estremisti di sinistra contro l’allora segretario della Cgil Luciano Lama, ma il concetto è lo stesso: negare il diritto di parola o la libertà di espressione a mezzo stampa è un atto anticostituzionale e profondamente eversivo, perché contrario a uno dei fondamentali principi della società liberale.
Ciononostante si sono levate delle voci a difesa della “contestazione”, tra cui persino quella autorevole della segretaria del Pd Elly Schlein. E la cosa ci deve far riflettere sulla piega, marcatamente radicale, che sta prendendo l’attuale Partito democratico. Perché chi non è in grado di distinguere il legittimo dissenso intellettuale, espresso all’interno di un dibattito civile o attraverso normali strumenti di comunicazione, da un’azione di tipo squadristico – per cui chi non la pensa come noi, deve tacere e basta -, non ha veramente compreso il senso della democrazia; che nasce nell’antica Grecia proprio con la “parresìa”, cioè la libertà di parola. E, aggiungiamo, non ha neppure capito che oggi il fascismo o post-fascismo che sia non appartiene necessariamente agli esponenti della destra, come nel caso della presidente del Consiglio che ha fatto allarmare tanti anti-fascisti; ma è diventato una categoria culturale, un sistema di comportamenti che possiamo riscontrare anche in ambiti politici di sinistra a cui appartengono, per esempio, i contestatori della ministra Roccella.
E poi ci sono gli ambientalisti catastrofisti di Ultima Generazione, che sempre in questi giorni hanno tinto di nero l’acqua della magnifica fontana di Trevi, forse il monumento romano più conosciuto, visitato e amato dai turisti di tutto il mondo. Anche lì il comportamento è chiaramente di tipo squadristico, perché esercita la violenza organizzata: in quella circostanza contro un monumento e in altre contro i luoghi ufficiali della democrazia (Palazzo Madama, Palazzo della Signoria a Firenze) o contro semplici cittadini che vengono bloccati per ore dai loro “sit-in” stradali. Eppure, abbiamo sentito dire che “quei giovani vanno ascoltati e non criminalizzati”, e sono stati fortemente criticati i nuovi provvedimenti legislativi del Governo che hanno inasprito le pene per tali reati.
I facinorosi del Salone del Libro e gli imbrattatori seriali dei monumenti forse non lo sanno, ma pensano e agiscono come quei contestatori che, a partire dall’occupazione dell’Università statale di Milano diretta da Mario Capanna, aprirono la strada a forme di lotta molto più cruente e anti-democratiche. Non sarebbe il caso di spiegarglielo anziché esprimere comprensione?
Lascia un commento