Su Formiche Andrea Manciulli e Enrico Casini hanno delineato in modo chiaro la crescente rivalità strategica che si delinea tra la comunità euro atlantica e la Cina. https://formiche.net/2023/05/usa-cina-geopolitica-manciulli-casini/.
Proprio ieri (lunedi 1 maggio) l’ importante rete televisiva americana CNBC ha dedicato a questa competizione una delle sue trasmissioni accendendo i riflettori sul ruolo che l’Italia sarà chiamata a svolgere in questa grande sfida geopolitica e di valori.
Italy signed up to China’s Belt and Road Initiative. Now it’s having second thoughts
Nel servizio la TV americana ipotizza che il governo di Giorgia Meloni si opporrà al rinnovo del memorandum per la via della Seta fortemente voluto nel 2019 da Giuseppe Conte e dal Governo giallo-verde. Per il Presidente del Consiglio sarà’ una scelta non facile. Pechino h, infatti, a già dato istruzioni al suo Ambasciatore a Roma per mettere in atto le opportune contromisure Italia fuori dalla Via della Seta? Ecco la mossa di Pechino – Formiche.net .
Vedremo se Giorgia Meloni riuscirà a tradurre in pratica le sue intenzioni annunciate il settembre scorso nella campagna elettorale per le elezioni politiche Meloni: “Non rinnoverei l’adesione alla via della seta cinese” – Politica.
In ogni caso al di là’ del futuro destino del memorandum con la Cina l’Italia deve muoversi subito per adeguare le proprie politiche pubbliche alle sfide che si delineano nel prossimo futuro in coerenza con scelte strategiche dell’Alleanza Atlantica che – nel campo della sicurezza e della difesa tecnologica – coincidono con i nostri interessi nazionali. .
Sotto questo profilo segnalo la grande rilevanza e vastità della dimensione duale che costituisce la minaccia più “sfuggente” e proprio per questo forse la più difficile da prevenire e contrastare con efficacia. Sono, infatti, moltissimi i segmenti industriali, i servizi e le attività gestionali su cui è impossibile tracciare un confine netto tra uso civile, sicurezza pubblica e difesa miltare.
Nell’ ultimo decennio l’Italia ha comprato dalla Cina torri, antenne, gru per i porti, cavi di rete, router, apparati di video sorveglianza, servizi cloud, tecnologie e servizi per il 5G, componentistica per 3D, smart phones, tablet, monopattini “intelligenti” e altri vettori per i progetti di smart cities (e chi più ne ha più ne metta..) per decine di miliardi di euro raggiungendo picco di 65,84 miliardi di dollari delle importazioni complessive nell’ultimo anno, di cui almeno 25 miliardi di prodotti tecnologici
Aziende come Hickvision, Huwaei, Wind3, Lenovo, Dauha, ZTE, Alipay, Alibaba cloud ecc…controllano quote significative di mercato nei rispettivi comparti di competenza. E dal 2014 (governo Renzi) il collosso statale dell’energia China Grid Corporation possiede il 35% delle azioni di SNAM e ITALGAS (reti del gas) e di Terna (elettrodotti), ovvero due settori chiave delle nostre infrastrutture critiche sia per gli usi civili e che per la dimensione militare.
Se si eccettua un ristretto numero di decisioni restrittive del Presidente Mario Draghi in questi anni non è stato fatto molto per ridurre l’ evidente eccesso di dipendenza tecnologica dell’ Italia dalla Cina, soprattutto nelle reti di telecomunicazioni, in quelle energetiche e nell’ universo digitale.
Ora è il momento giusto per agire. Se non ora quando? Per inciso il Ministro Piantedosi ha recentemente dichiarato di voler estendere l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale in tutte le stazioni ferroviarie della pensisola. Non so se il provvedimento è pienamente in linea con l’articolo 13 della Costituzione?
Certo sarebbe davvero un paradosso se il governo dei “confini blindati” e dei “blocchi navali” si avvalesse di flussi informativi e di informazioni contenute in data center ai quali il Governo di Pechino può accedere quando e come vuole.
IN questa materia una particolare attenzione deve essere dedicata alla CONSIP e più in generale a tutte le stazioni pubbliche appaltanti (PNRR compreso). Qualora come ho accennato nelle mie audizioni presso le Commissioni Parlamentari di Esteri e Difesa fondi di PNRR/Next Generation EU finissero direttamente e/o indirettamente ad aziende cinesi per l’Italia sarebbe un vero e proprio smacco.
Nelle forniture pubbliche e nelle gare di appalto il diavolo è sempre nei dettagli come dimostra almeno a quanto scrive Wired una celebre gara CONSIP per la video sorveglianza . https://www.wired.it/article/telecamere-cinesi-videosorveglianza-consip-dahua/
L’importante protocollo d’intesa firmato tra MEF e Guardia di Finanza è uno degli strumenti che può facilitare questo genere di monitoraggio soprattutto nel delicato campo delle subforniture e nelle cessioni di know how dove frodi, corruzioni e conflitti di interesse sono più frequenti
Oggi si apre a Bari Itasec https://itasec.it/, la più importante conferenza accademica annuale in materia di Cyber security. Insieme a Leonardo tra gli sponsor ci sono anche i colossi cinesi Huwaei e ZTE. Non c’è niente di male perché la libertà accademica e le autonome scelte delle università sono valori costituzionali di fondamentale importanza in Italia come in ogni paese democratico.
Qui non vige censura né la sorveglianza tecnologica di massa dei cittadini (il Credit Social System) avviato nel 2014 dal Partito Comunista Cinese. Le università sono libere e forse proprio il valore della libertà di insegnamento ha spinto Jack Ma il fondatore di Alibaba ad accettare la cattedra di Visiting Professor all’Università di Tokio. https://japannews.yomiuri.co.jp/society/general-news/20230502-107048/
Non so chi interverrà a Bari a Itasec in rappresentanza del Governo Meloni, Mi auguro tuttavia che approfitti di questa autorevole sede scientifica per esporre con puntualità la linea che il Governo su come almeno gradualmente ridurre la dipendenza tecnologica dalla Cina. Non c’è tempo da perdere e il PNRR è alle porte
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