Desidero innanzitutto segnalare ” a caldo” ai lettori di SoloRiformisti tre lacune e/o imprecisioni nella informativa del Ministro dell’ Interno Matteo Piantedosi sulla tragedia di Cutro.
Ascoltando l’intervento in Parlamento dell’ex Prefetto di Roma mi sono venute in mente le seguenti domande:
Le prime due si riferiscono al mancato intervento della Guardia Costiera:
a) se le condizioni del mare hanno costretto due robuste imbarcazioni della Guardia di Finanza a rientrare in porto perché’ abbandonare a se stesso un barcone precario e privo di sistemi di sicurezza che era in evidente pericolo per la burrasca?
Ci voleva forse un indovino per capire che un naufragio era possibile e non era meglio avvicinarsi con i mezzi appropriati della Guardia Costiera a quel tratto di mare per prepararsi ad eventuali probabili soccorsi nel mare agitato?
b) La Guardia Costiera ha compiti di sorveglianza delle Coste e in questa funzione risponde alla Marina Militare e al Ministero della Difesa. A prescindere dai pericoli di naufragio una sorveglianza adeguata data la vicinanza della navigazione alla costa non era comunque obbligatoria?
ll natante poteva trasportare a bordo e far scendere sulla costa persone che si fingevano migranti, ma erano – per esempio- incursori di marina delle milizie Wagner impegnati in una azione ostile contro l’ Italia (cosi come avviene quotidianamente con gli attacchi cyber dei gruppi russi). Niente (neppure l” ipotesi più remota) deve essere escluso nell’ attività di prevenzione o sbaglio soprattutto in questa fase difficilissima della politica internazionale;
c) L’ ultima domanda riguarda la spiaggia. Quando si compie una operazione di polizia di notte per arrestare gli scafisti (o qualsiasi altro criminale) non si usano i lampeggianti per ragioni ovvie.
Il Ministro Piantedosi nella sua informativa ha attribuito alla vista dei lampeggianti la tragica virata compiuta dai criminali. Ciò fa pensare che fosse stata messa già in atto un’ operazione di soccorso dopo quella di polizia?
Le operazioni di soccorso e polizia si intrecciano, ma la questione dei lampeggianti come una delle cause prime della tragedia andrebbe chiarita meglio. Sbaglio?
Al di là della informativa del Ministro Piantedosi il dibattito in parlamento e nel paese dimostra che a molti sfugge il nesso che lega intimamente sicurezza, polizia di prevenzione e solidarietà.
Questi limiti indicano che in Italia la “diffusione della cultura della sicurezza” (una delle novità della legge 124 del 2007) richiede uno sforzo ulteriore.
Quanto lodevolmente é stato fatto dal DIS negli anni passati non e’ bastato, serve un impegno ben maggiore nelle scuole superiori, nelle università e verso tutti i cittadini.
Prendo spunto dal dibattito parlamentare di oggi per indicare otto punti che meriterebbero , almeno a mio avviso, un serio approfondimento sia nel mondo politico che in quelli mediatico:
1) Conciliare solidarietà umana e contrasto alla criminalità organizzata è doveroso per ragioni morali e politiche, ma e’ anche molto utile.
Per una serie di ragioni pratiche il pieno coordinamento tra soccorsi e operazioni di polizia di prevenzione (nel senso più ampio del termine) é in molte circostanze condizione fondamentale per il successo dell’azione investigativa;
2) Come ho ampiamente sperimentato sul campo e approfondito nel mio libro “Intervento Umanitario e Missioni di pace. Una guida non retorica” (i riferimenti si possono trovare nel sito del Ministero della Difesa https://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/IASD/65sessioneordinaria/Pagine/BibliografiaMilitaryOperations.aspx ) le organizzazioni non governative e altre associazioni della società civile costituiscono “oggettivamente” un supporto prezioso per l’attività di prevenzione e contrasto contro la criminalità organizzata e contro il terrorismo.
Per ragioni di brevità evito di citare l’ampia casistica in materia; mi limito a citare il prezioso apporto delle comunità immigrate all’ antiterrorismo e le relazioni di fiducia che si creano tra diaspore e operatori della sicurezza, spesso sin dalle fasi di emergenza e di prima accoglienza;
3) C’é un importantissimo lavoro da fare prima di ricorrere alla dimensione giudiziaria. La magistratura dovrebbe, infatti, rappresentare solo l’ultima spiaggia.
Tra l’altro r8cordo che possono esserci errori anche molto gravi che di per sé non prefigurano ipotesi di reato, ma non per questo gli accadimenti non devono essere analizzati a fondo e eventualmente condurre a sanzioni disciplinari nei confronti di chi ha sbagliato.
Cultura della sicurezza significa anche che ciascuna amministrazione pubblica deve dotarsi di ispettorati interni efficienti, quali ad esempio, quello della Farnesina, Ministero che ha anche il vantaggio di potersi avvalere del Comando Carabinieri MAECI, posto alle dipendenze funzionali del Ministro degli Esteri tramite il Segretario Generale.
4) Nella ricerca della verità la politica appare in contraddizione con se stessa. Da un lato (a mio avviso giustamente) si lamenta per il ruolo troppo pervasivo/invasivo della magistratura, dall’altro lo alimenta perché non utilizza gli strumenti ispettivi di cui dispongono ( o dovrebbero disporre) le amministrazioni per ricercare la verità dei fatti.
5) sotto questo profilo date le competenze “duali” ( a cui ho accennato all’ inizio) della Guardia Costiera – soccorso in mare da un lato, vigilanza delle coste per conto della Marina Militare dall’ altro – mi aspettavo che il Ministro Matteo Salvini avviasse immediatamente un procedimento di carattere ispettivo all’ interno del Ministero di cui é titolare per capire cosa era successo in mare prima della tragico epilogo della tragedia di Cutro.
6) A questo proposito si trattava particolare verificare – d’intesa con il Comando Generale – se ci fossero stati errori (anche in buona fede) nell’ azione svolta a Roma o in Calabria dal Corpo delle Capitanerie di Porto e/o se qualcosa non abbia fuzionato nei molteplici livelli di comunicazione che la Guardia Costiera intrattiene a livello interministeriale.
Sono rimasto male che una settimana fa il Ministro delle Infrastrutture non abbia sentito il bisogno di avviare una indagine interna perché (anche se e’ facile dirlo con il senno del poi) con una reazione tempestiva di Matteo Salvini anche il dibattito politico avrebbe probabilmente preso una piega diversa.
Urlare come ha fatto il vice Ministro Rixi
” giù le mani dalla Guardia Costiera” (a cui peraltro tutti gli italiani riconoscono grandissimi meriti per l’ efficiente sorveglianza delle nostre spiaggie ) non è una risposta, e’ solo vuota retorica.
Secondo me hanno sbagliato a denunciare in Procura anche gli onorevoli Fratoianni e Bonelli, senza aspettare il dibattito parlamentare di oggi.
A meno che non disponessero di elementi molto specifici e configurabili come notizie di reato e relative fattispecie, (tipo “omissione di soccorso tra l’ ora x e l’ ora y” )..
In questo caso specifico – in quanto pubblici ufficiali avevano l’obbligo di andare in procura – ma in modo riservato. Il ricorso alla magistratura é un preciso dovere di ogni pubblico ufficiale, ma deve restare riservato perché in fase preliminare la pubblicità può – come é a tutti noto – danneggiare o peggio vanificare le indagini.
7) Non voglio minimizzare le sconcertanti dichiarazioni del Ministro Piantedosi ne’ la sua ostinazione nella informativa, ma il problema politico principale non sono soltanto – a mio avviso – le sue dichiarazioni dopo la tragedia ne’ i punti interrogativi sollevati dalla sua informativa di oggi cui ho accennato all’ inizio di questo articolo.
Non so se sia responsabilità della Lega o dell’ intera maggioranza di governo ma mi chiedo perché arroccarsi su posizioni politiche e fattuale che potrebbero essere smentite dalle indagini giudiziarie?
Arroccarsi spesso significa avere la coda di paglia. Se non è così perché non ammettere che forse qualcosa potrebbe essere andato storto (anche solo per un difetto di comunicazione o per un errore in buona fede)?
8) Nessuno pensa che qualcuno nel governo abbia voluto intenzionalmente la tragedia come dichiarato retoricamente a Dubai da Giorgia Meloni. Cito a memoria: “qualcuno veramente pensa che….?
Il punto è un altro. Il Presidente Joe Biden ha costruito la sua lunga e brillante carriera (pur tra alti e bassi) perché’ uno dei suoi punti di forza della sua popolarità è stato ammettere pubblicamente errori suoi e/o dei suoi collaboratori quando ci sono stati.
Penso che dopo i primi mesi di esperienza a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio dovrebbe prendere esempio dal Presidente Biden ed evitare l’ “arrocco” con il conseguente rischio di dover difendere anche l’ indifendibile.
Il presidente dei Conservatori Europei ha tutto da guadagnare – anche a livello internazionale – ammettendo la possibilità che qualcuno dei suoi o delle strutture operative dei Ministeri potrebbe aver sbagliato.
Dopo 5 mesi la scelta che Giorgia Meloni è piuttosto ampia: Sangiuliano per Dante, Valditara per la dirigente scolastica di Firenze, Nordio per Donzelli/Del Mastro e per il Comitato nazionale di bioetica sul TSO, Donzelli e Del Mastro per le comunicazioni in carcere tra detenuti al 41bis,, Salvini e Rixi per le accuse alle ONG.
Di Piantedosi, dei suoi limiti cognitivi e delle sue sconcertanti esternazioni ho già fatto cenno.
Machiavelli sosteneva che un bravo Principe si distingue dai criteri con cui sceglie i suoi collaboratori.
Per il grande pensatore fiorentino esiliato dai Medici nella sua dimora di campagna a Sant’ Andrea in Percussina i collaboratori devono avere due caratteristiche: a) essere competenti; b) essere fedeli al Principe.
Mi rendo conto che nei governi di coalizione i margini di scelta del leader politico sono più limitati. Tuttavia se il Presidente Meloni decidesse di difendere tutto e tutti, senza tirare pubblicamente le orecchie a qualcuno dei suoi Ministri quando combinano guai (e li cambiasse nei casi più gravi) farebbe – a mio avviso – un clamoroso autogol.
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