Un partito unico dei liberaldemocratici e riformisti che vada oltre l’attuale Terzo polo, si dia un percorso a tappe preciso e sia pronto a presentarsi alle elezioni europee del 2024. In sintesi è questo il risultato emerso dalla convention svoltasi sabato scorso all’auditorium San Fedele a Milano, dal titolo “Le sfide della liberaldemocrazia in Europa. Renew Europe e PDE”, organizzata da Giuseppe Benedetto (Fondazione Einaudi), Sandro Gozi (Renew Europe), Alessandro De Nicola (Adam Smith Society), e Oscar Giannino (ALI, Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia). I promotori hanno prima messo assieme le mille sigle riferibili al mondo liberale e liberaldemocratico e hanno poi creato l’occasione perché il partito unico libdem potesse iniziare realmente a configurarsi. Con un punto di partenza chiaro, ovvero i due partiti che alle scorse politiche si sono uniti nel cosiddetto Terzo Polo, ottenendo un primo risultato di tutto rilievo.
I SI’ DI RENZI E CALENDA – I leader di Italia Viva e Azione, Matteo Renzi e Carlo Calenda, hanno detto che non si tireranno indietro, anzi. Renzi lo ha affermato in apertura del suo intervento senza mezzi termini, avvertendo di non farsi prendere “dalla piddìte, ammazzandoci sulle regole del nuovo partito. Bisogna andare oltre la mera sommatoria di Azione e Italia viva – ha sottolineato Renzi – ed essere pronti a ragionare con tutti, ma dandoci un grande obiettivo finale: essere nel 2024 quelli che costruiscono l’Europa e che costituiscono un’alternativa per l’Italia”. Calenda è stato molto più articolato e problematico, iniziando il suo intervento con una verve polemica accolta freddamente dai partecipanti, per poi volare alto con un discorso di pura filosofia politica che nessuno si attendeva e chiudendo con l’indicazione di una “road map” a tappe forzate: in primavera la “carta dei valori” del nuovo partito, entro l’autunno l’assemblea costituente. Entrambi momenti aperti al contributo di tutti.
I PRIMI PASSI VERSO IL NUOVO PARTITO – Se dalla cronaca dell’evento – che ha visto diversi interventi e una grande partecipazione di pubblico, tanto che molte persone non sono riuscite ad entrare nell’auditorium milanese – si passa alle impressioni, ebbene la sensazione che se ne trae è complessivamente positiva. Il bicchiere è mezzo pieno. L’idea dei soliti quattro gatti liberali, dispersi in una dozzina di sigle almeno, litigiosi e inconcludenti, stavolta non fotografa la realtà: alla fine delle chiacchiere appare qualcosa di concreto e tangibile.
GIA’ FISSATA UN’ASSEMBLEA COSTITUENTE – I promotori dell’iniziativa spronano gli altri ma dal canto loro inizieranno subito a lavorare sui territori con la creazione di circoli costituenti dei liberali e democratici europei. Quindi il tesseramento e l’assemblea costituente, c’è già anche una data, il 16-17 giugno, e un luogo, Bologna. Ma al di là di date e luoghi c’è una strada. Qualcuno ha parlato di terza gamba del terzo polo, ma non pare questa la definizione più appropriata. La costituente non dovrebbe essere la sigla che si aggiunge a IV e Azione – magari con un ritorno nell’area anche di più Europa, richiamata in campo più volte nel corso della convention – bensì il comitato promotore del futuro partito. Che, diciamolo francamente, a fronte delle mille incertezze sulla sua possibile nascita e sulle sue caratteristiche, una certezza pare averla: la leadership esiste già e Calenda certo non si nasconde. Anzi, dalle sue parole si capisce piuttosto bene che quel ruolo lo sente decisamente suo. Poi, come lui e Renzi gestiranno le rispettive leadership è da vedersi ma al momento è più argomento da gossip che da analisi politica. Del resto chi dovrebbe guidare il partito unico se oggi alla Camera siedono una trentina di deputati, a metà fra Azione e Italia Viva, grazie al 7.8 raccolto alle scorse politiche?
ALLARGARE LO SPAZIO POLITICO – Adesso il vero obiettivo dovrebbe essere lavorare alla creazione del soggetto unitario, senza escludere nessuno anzi includendo tutti, e allargare lo spazio politico ed elettorale, alzare l’asticella e le ambizioni, mirare ad essere in Europa il secondo gruppo di Renew Europa dopo quello francese. In Italia il compito da svolgere è presto detto: avere un ruolo di primo piano in alternativa da un lato alla destra sovranista oggi di governo e, dall’altro, al populismo a 5 Stelle e al triste Pd che gli corre appresso. Sperando di raccogliere consensi proprio da quella parte di matrice liberale e riformista che negli anni ha scelto il PD o Forza Italia. Perché l’obiettivo di superare la doppia cifra evocato da Renzi è solo il primo passo e Calenda sembra pensare a risultati più consistenti e un ruolo di primo piano. Per questo non basta solo la parola liberale e riformista. Per questo si vuol parlare anche al mondo “popolare”. Per questo servono anche politiche che guardino agli ultimi, a chi non ha reali possibilità di salire sull’ascensore sociale (Giannino) e di farlo non ricorrendo al vecchio schema delle protezioni stataliste. Quello è un film già visto e di quelli con un pessimo finale. Serve una nuova trama e un finale diverso.
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