Il primo pensiero del 2023 lo vorrei dedicare alle ragazze afghane che non potranno più iscriversi all’università, dopo avere già sostenuto gli esami d’ammissione alcuni mesi fa. I talebani, che sono sciaguratamente tornati al potere nell’agosto scorso in seguito al ritiro dei soldati americani, hanno via via escluso le donne da ogni forma di partecipazione alla vita culturale, sociale e politica: per loro le donne devono occuparsi solo della casa, partorire e allevare bambini secondo i dettami coranici interpretati nella maniera più radicale e ottusa. E così, dopo aver chiuso le scuole femminili e aver ordinato a tutte le donne di indossare il burqa quando escono per strada, adesso il governo dei talebani ha decretato il divieto a tempo indeterminato per le studentesse già diplomate di iscriversi all’università.
È una vera e propria barbarie, che fa il paio con la feroce repressione in atto in Iran nei confronti di ragazze e ragazzi, che rivendicano semplici diritti come quello di vestirsi come i loro coetanei del mondo occidentale.
Non trovo parole adeguate per esprimere la tristezza e la rabbia che questa decisione suscita in me e certamente in chiunque conosca i risultati eccezionali di tante studentesse in tutti i campi del sapere.
Mi limiterò, dunque, a ricordare alcuni nomi di donne che nel mondo libero hanno dedicato la loro vita agli studi e alla ricerca, con notevoli ricadute per le nostre società.
Laura Bassi (1711-1778) studiò e insegnò fisica sperimentale; nei secoli successivi, per ricordare i suoi successi, le furono dedicati un asteroide e un cratere su Venere.
Caroline Herschel (1750-1848), una tra le prime astronome ad essere ammessa nella prestigiosa Royal Astronomical Society, insieme al fratello studiò e scoprì diverse comete.
Elisabeth Garret-Anderson (1836-1917) è stata il primo medico inglese donna, lottò per il diritto di voto alle donne e fondò un ospedale a conduzione esclusivamente femminile.
Marie Curie (1867-1934) insieme al marito compì studi importantissimi sulle radiazioni e i materiali radioattivi, e per le sue ricerche ebbe due premi Nobel: per la fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911 in seguito alla scoperta del radio e del polonio.
Helen Taussig (1898-1986) fu una cardiologa pediatrica di fama internazionale che contribuì all’identificazione del “morbo blu”, una malformazione del cuore che provocava molte morti tra i neonati.
Maria Montessori (1870-1952), pedagogista, filosofa e neuropsichiatra infantile, elaborò un metodo educativo adottato in scuole d’infanzia, elementari e medie di tutto il mondo.
Amalie Emmy Noether (1882-1935), considerata da Einstein la donna più importante nella storia della matematica, fu professoressa universitaria e scrittrice prolifica di opere matematiche.
Barbara Macclintock (1902-1992), biologa, studiando le pannocchie di granturco scoprì l’esistenza dei transposoni, piccoli segmenti di DNA capaci di spostarsi da un cromosone all’altro; questo le valse il Premio Nobel per la medicina nel 1983.
Maria Goeppert Mayer (1906-1972), seconda donna a ricevere il Nobel dopo la Curie, elaborò il modello a guscio del nucleo atomico.
Rosalinda Franklin (1920-1958) definì le basi della biologia molecolare fornendo le prove sperimentali della struttura a elica del DNA; purtroppo il Nobel che avrebbe meritato venne assegnato a due suoi colleghi.
Rita Levi Montalcini (1909-2012) è stata neurologa, filantropa e senatrice a vita; nel 1986 ha ricevuto il Premio Nobel per la medicina per le sue ricerche che hanno portato all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa Ngf, elemento fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso.
Francoise Barre-Sinoussi (1947), immunologa, è stata insignita del Premio Nobel per la medicina nel 2008 in seguito alla scoperta, realizzata insieme al collega Luc Montagnier, del virus dell’immunodeficienza umana (HIV), che è la causa dell’AIDS.
Concludiamo questo elenco solo parziale di donne che grazie ai loro studi hanno contribuito al progresso della scienza e al benessere dell’umanità, ricordando che un team di ricerca tutto al femminile ha isolato il profilo genetico del SARS-COV-2 (il betacoronavirus che sviluppa la malattia denominata Covid-19). La professoressa Concetta Castilletti, la dottoressa Rosaria Capobianchi e la allora ricercatrice Francesca Colavita hanno isolato la versione originale del coronavirus cinese; il giorno dopo un altro team, guidato dall’immunologa Claudia Ballotta, ha isolato la versione italiana del virus.
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