Molti di voi, intervenendo nei sempre vivaci dibattiti nati su questa pagina Facebook, hanno fatto riferimento a presunti accordi di non espansione della NATO ad Est, accordi che una volta violati avrebbero generato l’irritazione del Cremlino e giustificato l’invasione dell’Ucraina; altri utenti hanno richiamato improbabili “proposte Russe di risoluzione della crisi Ucraina”, precedenti allo scoppio del conflitto, sottendendo l’esistenza di iniziali “mani tese” da parte di Mosca, rifiutate però dalle capitali occidentali…
Del tutto al di là della personale sensibilità di ognuno riguardo la leadership Russa o l’aggressione militare all’Ucraina (il mio punto di vista è noto, non occorre ribadirlo…) ritengo che le legittime valutazioni di ognuno di noi non possano (e non debbano) mai essere “disancorate” da elementi di realtà. Quindi, facciamo chiarezza una volta per tutte…
È vero: 33 anni fa l’allora Segretario di Stato USA James Baker, pochi mesi dopo il vertice di Malta del 1989, parlando con Michail #Gorbachev, ultimo leader prima del crollo dell’URSS, lo rassicurò sul fatto che a quel tempo non era interesse della NATO “allargarsi verso Est”, impegno ribadito verbalmente 1 anno e mezzo dopo dal Premier britannico John Major.
Non si è trattato tuttavia di “un accordo”, come Mosca sbandiera un giorno si e l’altro anche, né tanto meno di un trattato internazionale: il tema, ribadisco, è che tutti i Paesi ex URSS molto poco rassicurati da Mosca (chiediamoci casomai perché tutti i Paesi ex URSS, non appena ne hanno avuto occasione, sono scappati a gambe levate dalla sfera di influenza russa…) hanno presentato richiesta di adesione alla NATO, che – in base alla nota politica delle “porte aperte” – le ha accettate.
Tuttavia, successivamente a queste “parole”, venne invece siglato tra NATO e Russia, nel 1997, un patto scritto di segno diametralmente opposto: l’accordo prevedeva l’istituzione di un Consiglio congiunto permanente in cui Nato e Russia avrebbero potuto consultarsi e coordinare le proprie politiche: il documento, denominato «Atto fondatore», venne sottoscritto in relazione alla decisione americana di procedere all’allargamento della NATO ad alcuni paesi dell’Est europeo (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, lasciando aperta per il futuro l’adesione di altri Paesi…), progetto inizialmente osteggiato ma infine ritenuto “accettabile” dal governo Russo. Mosca quindi prendeva atto, e accettava per iscritto, tale “allargamento ad Est” della NATO, nel quadro dei suoi nuovi rapporti con l’Alleanza Atlantica.
I punti principali del testo del documento sottoscritto prevedevano (cito alcuni passi testualmente): che “la #NATO e la Russia non si considerano nemici”, e sulla base di ciò “intendono sviluppare una collaborazione forte, stabile e duratura… partendo dal principio che la sicurezza di tutti gli Stati della comunità euroatlantica è indivisibile, la NATO e la Russia lavoreranno insieme per contribuire a instaurare in Europa una sicurezza comune e globale” sulla base di principi e scopi comuni, ossia: a) democrazia, pluralismo, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, b) rinuncia all’uso della forza c) trasparenza reciproca per quanto riguarda la politica di difesa e le dottrine militari, d) prevenzione dei conflitti con mezzi pacifici, in conformità con i principi dell’ONU e dell’OSCE, e) appoggio a operazioni di peace-keeping condotte sotto l’autorità del Consiglio di sicurezza dell’ONU o sotto la responsabilità dell’OSCE.
Al fine di mettere in pratica questa collaborazione, venne anche creato un Consiglio congiunto permanente NATO-Russia*, organo di consultazione, di cooperazione, e, nella misura del possibile, di decisioni congiunte (così recitava l’Atto) per il rafforzamento della sicurezza attraverso un maggiore livello di fiducia, stante il fatto che nessuna delle due parti avrebbe avuto il diritto di veto su decisioni o azioni che ognuna potrà svolgere in modo indipendente. Il Consiglio avrebbe anche dovuto essere una sede di dibattito per quanto riguarda il controllo degli armamenti, la sicurezza nucleare, la prevenzione della proliferazione di armi nucleari, biologiche e chimiche. Altro che “espansione incontrollata della NATO”…
Orbene, la lista delle “violazioni reciproche” di questi accordi è certamente lunga, e analizzarla ci porterebbe troppo lontano, ma ho ritenuto opportuno citare i fatti in risposta a chi – sbagliando, per malafede o anche solo ignoranza in tutta buona fede – fa riferimento a improbabili “impegni di non allargamento della NATO”: premesso che alla NATO decidono di aderire Stati sovrani liberi di scegliere il proprio posizionamento geopolitico, casomai è vero esattamente il contrario…
E in effetti i rapporti Est-Ovest parevano rasserenati, tanto che ancora nel 2010 il bellicoso Dmitri Medvedev dichiarava: “Siamo riusciti a lasciarci alle spalle un periodo difficile delle nostre relazioni internazionali” (sic!).
Aggiungo: esisteva anche un partenariato strategico tra UE e Russia, fortemente voluto da #Bruxelles, che interessava, tra l’altro, questioni relative al commercio, all’economia, all’energia, ai cambiamenti climatici, alla ricerca, all’istruzione, alla cultura e alla sicurezza, comprese la lotta al terrorismo, la non proliferazione nucleare e la risoluzione del confitto in Medio Oriente. L’UE ha anche sostenuto con convinzione l’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), completata nel 2012: è chiaro che la narrazione di una NATO e un Europa ostili alla Russia è totalmente fake e strumentale solo alla propaganda tossica del Cremlino. Spiace casomai che alcuni nostri connazionali cadano con così tanta ingenuità nella trappola della disinformazione…
Le tensioni sono poi aumentate a seguito dell’intervento russo in Siria, Libia e Africa subsahariana, ma le relazioni tra occidente e Russia si sono deteriorate definitivamente a partire dal 2014 a causa dell’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, del sostegno ai gruppi ribelli nell’#Ucraina orientale (la Russia, che continua con la sua retorica farlocca del “genocidio in Donbass”, ha invece finanziato con denaro e armi i separatisti di quella regione sobillando scientemente la guerra civile, come confermano tutti i nostri rapporti di intelligence…), delle politiche invasive nei paesi vicini alla Russia, delle campagne di disinformazione e di ingerenza (inclusi i sistematici attacchi Cyber, primi tra tutti verso i tre Paesi baltici) e delle crescenti violazioni interne dei diritti umani, con arresto di dissidenti politici e giornalisti (la lista è piuttosto lunga…). Solo a quel punto, con l’annessione illegale della Crimea, le prove a dimostrazione del fatto che la Russia sostiene i combattenti ribelli nell’Ucraina orientale e i suoi tentativi di interrompere l’accesso al Mar d’Azov, l’UE ha rivisto definitivamente le sue relazioni bilaterali con la Russia, cancellando i vertici periodici e sospendendo il dialogo sui Visti e su altre questioni…
Nonostante tutto ciò, arrivati ai giorni nostri, il Presidente Putin – che non ha mai fatto segreto del suo sogno di restaurazione dell’impero comunista dell’URSS, esprimendosi in tal senso a più riprese con dichiarazioni pubbliche – ha detto a gran voce nel dicembre 2021: “La NATO dovrebbe capire che non abbiamo più spazio per arretrare…”. Arretrare? La Russia ha tutt’altro che arretrato negli ultimi 20 anni: lasciando per un attimo da parte il sostegno di Mosca al dittatore siriano Assad, possiamo citare Cecenia, Transnistria, Akbazia, Ossezia, NagornoKharabak, Crimea e adesso Ucraina…l’elenco delle ingerenze territoriali russe al di fuori dei propri confini è abbastanza lungo, non mi pare che i Russi siano stati sereni e tranquilli a casa propria…
Veniamo alle proposte Russe di “mediazione” sull’Ucraina: la Russia a fine 2021 (il 17/12/21, per essere precisi) ha proposto alla NATO una bozza di accordo per “risolvere” la questione Ucraina secondo la quale: l’Alleanza Atlantica dovrebbe impegnarsi formalmente a non accettare, ne ora ne mai in futuro, ulteriori richieste di adesione; l’Alleanza dovrebbe anche “arretrare in modo consistente verso ovest”; la NATO dovrebbe ovviamente rinunciare a qualunque progetto di cooperazione con l’Ucraina e con qualunque altro Paese dell’Europa dell’Est; la Russia invece non sarebbe vincolata da alcun patto di reciprocità a riguardo, ed anzi sarebbe libera di ricreare una propria sfera di influenza Russa in est Europa, nel Caucaso e nell’Asia Centrale; la NATO non potrebbe inoltre schierare truppe o armamenti in Europa orientale e anzi dovrebbe ritirare i (peraltro piccoli) contingenti dispiegati in Polonia e nelle 3 Repubbliche Baltiche, lasciando scoperti quei territori, e di fatto abbandonandoli al proprio destino; gli USA dovrebbero poi ritirare ogni armamento nucleare dall’Europa; la Russia per contro non sarebbe vincolata a ridurre in alcun modo il proprio arsenale nucleare dispiegato ai confini dell’Europa, e neppure quello convenzionale (segnalo che i missili da crociera schierati da Kaliningrad, l’enclave russa tra Polonia e Lituania, potrebbero raggiungere Berlino in pochi minuti); Mosca ha anche proposto di utilizzare sugli aerei militari NATO trasponder in grado di notificare in anticipo gli eventuali voli di bombardieri (senza accennare nella propria proposta a un obbligo analogo lato Russia..), e via discorrendo. Vorrei capire quale scellerato potrebbe mai accettare condizioni così vessatorie…
Ora, ben comprendo la provocazione della giornalista russa Elena Cernenko, del quotidiano Kommersant, quando – per commentare le proposte russe, obiettivamente irricevibili – ha scritto: “Caro Babbo Natale, per favore portami un unicorno vivo…”. 😀
Vero è che la diplomazia è basata anche sulla fine arte della trattativa, ma qualunque proposta di negoziazione dovrebbe essere basata perlomeno su pilastri di concreto realismo, e non essere formulata al puro scopo di poter dire “…abbiamo avanzato delle proposte…”, o, peggio ancora, architettata in modo da essere fin dal principio del tutto impraticabile… Ho incontrato più volte (e stimo per le due capacità) il collega russo Lavrov, ma…vogliamo prenderci in giro…?
L’autorevole Economist ha inoltre sottolineato come tali proposte siano state avanzate da Mosca “pubblicamente”, invece che con la discrezione tipica delle trattative diplomatiche, a conferma del fatto che non era per nulla interesse della Russia avviare realmente un confronto, quanto piuttosto generare un diniego al fine di avere poi una scusa per procedere con la sua improbabile “operazione militare speciale”, per “prendere Kiev in 3 giorni, massimo una settimana…” (e ne scriviamo dopo quasi 1 anno di guerra…)
E – concludendo – se vi dicessi che c’è stato un tempo nel quale la #Russia addirittura aveva in animo di aderire alla (oggi) tanto odiata NATO…? Era il 2000, e a capo dell’Alleanza Atlantica c’era Sir George Robertson, Segretario generale dal 1999 al 2003 (ora alla Camera dei Lord di Londra), che così rievocò il suo primo incontro con il presidente russo appena insediato al Cremlino: «voleva che la Russia facesse parte di quell’Occidente prospero, sicuro e stabile da cui era esclusa in quel momento». Nell’incontro, Putin gli chiese: «Quando ci inviterà a unirci alla Nato?». «Non invitiamo le nazioni a unirsi alla Nato – rispose il segretario generale – esse fanno domanda per unirsi alla Nato». E Putin: «Non staremo in coda con molti paesi che non contano…».
Spero – nel rispetto del punto di vista di ognuno – di aver apportato degli elementi concreti e indiscutibili di chiarimento, basati su documenti reali e analisi della storia recente…
Giulio Terzi di S.Agata.
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