Il momento più emozionante della partita Inghilterra-Iran, durante i Mondiali in Qatar, e che certamente verrà stampato nella nostra memoria collettiva, è stato quando la squadra iraniana è rimasta muta durante l’esecuzione del suo inno nazionale. L’avevano annunciato che non avrebbero cantato in segno di protesta contro il regime degli ayatollah; e così hanno fatto quei giovani coraggiosi, rimanendo muti e immobili, stretti l’uno all’altro, consapevoli che al loro ritorno in patria dovranno fare i conti con la polizia “morale” o qualche guardiano della sharia.
Un gesto che ha proiettato quei calciatori ben oltre i confini di uno stadio e del gioco del calcio. Un gesto che sarà rievocato sui libri di storia, come simbolo della lotta di un popolo per la libertà.
Perché in Iran, da oltre due mesi, è in corso una vasta protesta contro il regime fascio-islamista: una protesta nata dopo l’omicidio di Masha Amini, picchiata a morte dai poliziotti per aver mostrato una ciocca di capelli, e che poi è dilagata in tutto il Paese. Secondo l’Ong Iran Human Rights sarebbero già stati uccisi 378 manifestanti, tra cui molti minorenni, e 15mila sarebbero gli arrestati.
È, dunque, questo il tema dominante dell’anno che sta per terminare: la lotta per la libertà.
Prima la lotta del popolo ucraino contro l’invasione dell’esercito russo; e adesso anche la lotta delle ragazze iraniane, diventata una vera sollevazione popolare, contro la dittatura degli ayatollah.
Un nemico esterno nel primo caso (la Russia); un nemico interno nel secondo (il fascio-islamismo). Accomunati da una stessa volontà di dominio: non è certo un caso che sia proprio l’Iran a rifornire di droni kamikaze i suoi amici russi e, così, a provocare ancora più strage di civili ucraini.
L’Asse del male in una moderna versione antioccidentale e radicalmente illiberale.
Ma la lotta per la libertà continua; nonostante i bombardamenti della Russia in Ucraina, e nonostante la durissima repressione della polizia “morale” per le strade delle città iraniane.
Mai come questa volta in Qatar il silenzio di un gruppo di atleti (mentre sugli spalti i loro tifosi mostravano cartelli con i colori della bandiera nazionale e le scritte Freedom for Iran e Woman life freedom) è stato così significativo.
Carla
Come sempre nri tuoi articoli,l’analisi e’ puntuale e veritiera.
Grazie!