Per anni ci siamo genuflessi agli imperativi della crescita economica. E certamente, teorizzare indifferenza nei confronti della crescita era ed e ‘ ancora un lusso, soprattutto se i tempi che si prospettano sono di stasi, di recessione, con grandi stravolgimenti sugli assetti e la distribuzione internazionale del lavoro. La crisi delle catene globali se da un lato impone processi di reinternalizzazione questi a loro volta richiedono investimenti ad alto contenuto tecnologico ma, soprattutto profili e competenze professionali oggi rari ma che saranno fondamentali per cogliere le opportunità che si creeranno. Non è difficile ipotizzare che, se ci saranno, i processi di crescita rischiano di cadere negli errori gravissimi che la crescita non governata del passato ha provocato.
Abbiamo assistito a processi di crescita che hanno generato lacerazioni sociali, aggressioni all‘ ambiente, uso indiscriminato delle risorse naturali, sfruttamento dei paesi forti sui lavoratori dei paesi emergenti, guerre per il possesso di terre, per egemonie e per affermare una superiorità di alcune culture su altre, la crescita ha generato vantaggio per pochi, alle volte anche vantaggio per molti, ha generato, la società dei due terzi. Riproporre lo stesso procedimento sarebbe colpevole.
Sia chiaro la crescita può essere ed è stata un grande volano ma per l’appunto richiedeva di essere e richiede ancora oggi di essere governata.
Dovremmo costruire politiche di sviluppo, dove la sostenibilità sociale deve precedere e accompagnare tutte le altre sostenibilità, dove la sostenibilità ambientale non può essere separata da una azione a sostegno di processi produttivi moderni e sicuri, dove il contenuto di lavoro e le sue condizioni non possono essere la variabile competitiva o non considerata nel suo valore. Ho osservato a lungo le campagne di Greta, la giusta motivazione etica e il potere mobilitante che ha avuto su milioni di giovani, ma mi pare di scorgere una “alterità‘” rispetto alla questione dei diritti, alle questioni sociali.
Greta, ha percorso un tratto di strada, ma è evidente che tocca al Sindacato continuare finalmente sulla strada accidentata del cambiamento sociale, raccogliere tutte le domande e gli stimoli. Lo può e lo deve fare mettendo sulla strada tutta la sua organizzazione, tutte le sue intelligenze, affrontando il tema della riconversione professionale di milioni di persone Solo cosi ‘ affrontando il più grande processo di riprofessionalizzazione degli ultimi decenni darà risposte e alle domande di Greta e alle aspettative degli attuali e dei futuri lavoratori diventando la forza egemone dei processi di cambiamento.
I giovani ci insegnano la cura del pianeta, bene primario assoluto, dobbiamo riuscire a utilizzare la loro determinazione per migliorare l’intero processo di sviluppo, dove le condizioni di vita e di lavoro diventino un imperativo nella azione di cambiamento di quelli che una volta chiamavamo “Modello di Sviluppo”
Quindi è lo sviluppo di qualità quello che dobbiamo perseguire con determinazione.
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