Il 25 settembre è passato ma non si sono attenuate le valutazioni più o meno fondate su chi ha vinto e chi ha perso, chi ha tradito e perché si è perso. Sono esercizi che eccitano fino allo sfinimento, in una sorta di masturbazione intellettuale, la sinistra dai dirigenti agli intellettuali, più o meno organici, fino ai militanti, posseduti dalla passione più che armati di ragione.
Sembra perciò di qualche utilità richiamare i numeri che hanno segnato la conclusione di elezioni che sicuramente segnano uno spartiacque nella storia del paese con la vittoria di una destra non ciellennistica (anzi…) e la sconfitta di un certo tipo di sinistra ormai spoglia di quella egemonia culturale che da sempre riteneva di esercitare e che si è rivelata incapace di cogliere i mutamenti profondi della società italiana.
L’affluenza alle urne
Il primo dato che è emerso alla fine delle operazioni di voto (tutti i dati si riferiscono alla Camera, dove non si è modificato l’elettorato attivo):
dei 46.127.514 elettori residenti in Italia ha votato solo il 63,9% con un calo netto del 9,0% rispetto al 2018 mentre dei 4.741.490 residenti all’estero ha votato il 26,4% con una contrazione del 3,5%.
L’affluenza, alla scala regionale, è risultata inferiore al 60% in tutte le regioni meridionali oscillando tra il 50,8% della Calabria ed il 58,8% della Basilicata con riduzioni sensibili che vanno dal 12,3% della Basilicata al 14,6%: unica eccezione la Sicilia dove il calo è stato solo del 5,7% (ma lì si votava anche per le regionali). Nel centronord l’affluenza resta sotto la media nazionale solo in Valle d’Aosta (60,6%) mentre arriva a superare il 70% in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, la più alta con il 72,0%: la Toscana resta fuori dal podio con il 69,8%.
Su astensionismo, sue tipologie e motivazioni si può leggere un precedente articolo dedicato specificatamente all’argomento: certo è che vanno rimossi quegli ostacoli che impediscono di esercitare il diritto di voto a chi si trova fuori dal suo comune di residenza per motivi di studio e di lavoro.
C’è poi da domandarsi chi si è avvantaggiato o danneggiato da calo dell’affluenza, conseguenza della inadeguata attrattività delle proposte programmatiche dei partiti politici, sui quali il giudizio dei cittadini è impietoso, come è stato evidenziato in un articolo precedente.
I risultati elettorali
Nello scontro tra coalizioni, come si percepiva nell’umore dei cittadini e dai sondaggi, si è affermata la coalizione di centro destra con il 43,8% (+6,8%) dei voti espressi da 12,3 milioni di elettori mentre la coalizione di centrosinistra con poco più i 7,3 milioni di voti raggiunge il 26,1% (+3,3%) ma occorre considerare che ha assorbito (in tutto? In parte?) i voti andati a LeU nel 2018.
Di nuovo sale la polarizzazione del voto con le due coalizioni che assieme sommano il 70% dei voti: era scesa al 60% nelle due elezioni precedenti per la rottura del bipolarismo (era arrivato a cumulare oltre il 90% dei voti fino al 2008) provocata dall’esplosione dei consensi al Movimento Cinque stelle
Nel Centrodestra è Fratelli d’Italia che registra un boom impressionante dal 4,4% al 26,1% drenando voti soprattutto dagli altri partiti della coalizione (secondo analisi dei flussi SWG[1] il 7,8%% viene dalla Lega, il 5,2% da Forza Italia, il 4,3% dai Cinquestelle ed un ultimo 4,3% dall’area dell’astensione)
I voti del PD sono la rappresentazione di flussi diversi in entrata ed in uscita sempre secondo SWG: il risultato del 2022 – 19,1%:- per l’11,5% una conferma, l’1,9% viene da Liberi e eguali e altri del centro sinistra, il 2,9% votava Cinquestelle lo 0,8% votava centrodestra ed il 2% scarso dall’astensione. Nel contempo dell’elettorato del 2018 non confermato, il 12,0% dei consensi del 2018 verso Italia Viva ed un 3% verso l’astensione.
Tra i Cinquestelle del 32,7% dei voti, solo il 9,8% ha confermato il voto, il 4,5% ha votato Fratelli d’Italia, il 2,3% ha votato PD e l’1% altri partiti del Centrosinistra, il 3,3% altri partiti non indicati ed il 12,8% si è dileguato nell’astensione.
E’ intervenuta, nel Movimento, una sostanziale collocazione politica: il 49% si colloca nel centro sinistra rispetto al 29% del 2018 ed i non collocati scendono dal 44% al 31%, immutato al 15-16% la quota di chi lo definisce formazione di centro.
La novità delle elezioni del 2022 è stata la presentazione della lista Azione-Italia Viva, dopo un complicato percorso, da imputarsi ad una dilettantesca “strategia” delle alleanze da parte del PD.
La Lista Calenda è stata chiamata sul banco degli imputati dal segretario del PD ormai in preda al rancore, dimentico della lezione di Pietro Nenni che non si fa politica con il rancore, come ha ricordato Riccardo Nencini su Il Riformista.
Il 7,8% dei voti ottenuti da questa lista proviene per il 3,6% circa da altre forze del centrosinistra (2,7% PD, 0,4% + Europa, 0,4% da altri di centrosinistra) mentre il secondo apporto più consistente – il 2,0% – dal recupero di elettori collocati nell’area dell’astensionismo, l’1,2% da partiti del centrodestra (Lega e Forza Italia in parti quasi uguali) e l’1,0% da elettori Cinquestelle.
Come definiscono politicamente i suoi elettori il Terzo Polo (tale perché si pone tra centrodestra e centrosinistra)? Per il 40% appartiene alla sinistra, mentre per il 35% si colloca al centro del panorama politico. Il residuo 25% si divide tra un 12% che lo vede nel centrodestra ed un 13% che lo considera non collocato
Nell’aritmetica parallela della sinistra, come scrive C. Palma su Linkiesta del 30 settembre,[2] è in atto una imponente politica di distrazione di massa messi in atto dai dirigenti del PD per cercare di spostare su altri la responsabilità della sconfitta subita ad opera del centrodestra, in particolare sostenendo che al Senato la confluenza sui candidati del PD e coalizzati avrebbe messo in discussione la maggioranza dei seggi per il centro destra. Scrive Palma “se anche tutti, proprio tutti i voti di Italia Viva – Azione fossero confluiti in tutti i collegi uninominali del Senato sui candidati della sinistra (e quindi i due partiti si fossero eroicamente suicidati per la patria democratica) la destra avrebbe continuato ad avere a Palazzo Madama una maggioranza saldissima. A passare di mano da destra a sinistra sarebbero stati solo quattro collegi uninominali (Ravenna, Livorno, Roma Municipio XVI e Roma Municipio VII). La destra, nella migliore delle ipotesi, al Senato avrebbe avuto 111 seggi, ampiamente sopra la maggioranza assoluta di 104” .
Gli elettori sono individui pensanti ognuno con la propria testa, e non mandrie di buoi da un alpeggio a una stalla: questo forse avveniva nelle c.d. “democrazie popolari” sotto il giogo dell’Unione Sovietica ma soprattutto, conclude Palma, è grottesco “non prendere atto del fatto che molti elettori hanno votato la lista di Italia Viva – Azione proprio perché non era alleata di Enrico Letta, Luigi Di Maio, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni”..
La disinformatjia
Secondo una consolidata tecnica, soprattutto nella rete mediatica di protezione del PD è partita la campagna di ridimensionamento del risultato ottenuto da Azione Italia Viva: ognuno fa quel che può e, in regime democratico, quel che vuole.
Una tecnica collaudata (ricordate il protagonista di 1984 di G. Orwell?) è quella di riscrivere le previsioni così che poter gridare al successo o all’insuccesso se il risultato se ne discosta ed a seconda che esse riguardino il proprio mondo o quello di chi si considera avversario, in questo caso avversario mortale.
Così è successo con il Terzo Polo: non appena è scattato il divieto di pubblicare sondaggi, si è cominciato ad attribuirgli performance sempre più elevate, percentuali a doppia cifra ovviamente irrealistiche.
Quali erano realisticamente le aspettative? I sondaggi erano e sono strumenti utili, in grado di avvicinarsi sempre più ai risultati, soprattutto per le forze politiche maggiori.
Per questo confronto si sono utilizzate le stime dell’ultima Supermedia YouTrend [3] prima delle elezioni del 25 settembre e risalenti quindi al 9 settembre scorso (risalente al 18 febbraio). La Supermedia è uno strumento molto utile per questa analisi perché sintetizza tutti i principali sondaggi in un’unica media mobile a 15 giorni.
Mettendo a confronto la percentuale di voti effettivamente ricevuti con le previsioni della Supermedia si possono comprendere meglio le ragioni di certi atteggiamenti, da Giuseppe Conte che ha ricevuto oltre 2 punti percentuali rispetto alle previsioni, speculare al dato negativo del PD che stimato oltre il 21%, ha raccolto solo il 19%.
Analoga soddisfazione per Giorgia Meloni (+ 1,6% sulle previsioni) e per Azione- Italia Viva data al 6,8% e giunta al 7,8% mentre Salvini, sovrastimato al 12,1%, ha raccolto solo l’8,8% dei voti.
Supermedia dei sondaggi politici: il voto alle liste_ Media degli ultimi 15 giorni – 9 sett.
[1] SWG RADAR SPECIALE ELEZIONI 2022 26 settembre 2022
[2] Carmelo Palma Analfabeti strumentali La sinistra mitomane che incolpa Renzi e Calenda della vittoria della destra L’INKIESTA 30 settembre 2022
[3] Massimo Taddei I risultati delle elezioni del 2018 sono stati diversi rispetto a quanto previsto dai sondaggi LaVoce.info 11/08/2022
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