Sempre più, il mondo è uno. Converrà farsene una ragione, perché la cosa non riguarda soltanto gli esperti di geopolitica, ma tutti noi, la nostra vita quotidiana. E ogni paragone con il passato è fuor di luogo.
Decenni orsono, guerre talvolta interminabili restavano confinate in luoghi lontani e provocavano, tutt’al più, qualche corteo pacifista. Direttamente o indirettamente, americani e sovietici combattevano in Vietnam, Africa, Afghanistan, Medio Oriente. L’Armata Rossa occupava Praga, gli Usa cospiravano contro Allende.
Oggi l’aggressione russa all’Ucraina determina reazioni politico-militari a scala globale, mobilita l’intero Occidente atlantico, chiama in causa Cina e India. E sconvolge l’economia del mondo, provocando penuria di grano e di fonti energetiche, inflazione, sconquassi finanziari. Vista da casa nostra, Kiev non è più vicina di Praga. Ma il 2022 non è il 1968.
E’ in questo quadro internazionale eccezionalmente fluido e interconnesso che gli italiani andranno alle urne il 25 settembre. E si presume che voteranno sui temi che più li affliggono, prezzi, salari, lavoro, bollette.
La speranza è che si rendano conto di quanto i loro problemi quotidiani dipendano dagli equilibri del mondo. E di quanto la loro scelta influenzerà quegli equilibri. Piaccia o meno, gli italiani voteranno pro o contro la destra, la sinistra, i grillini, il “terzo polo”, ma voteranno al tempo stesso pro o contro Putin, pro o contro Xi Jinping, pro o contro Bruxelles, pro o contro Washington. E le conseguenze si vedranno presto. Nei bilanci delle famiglie e nell’alternativa tra crescita, ristagno o recessione.
(articolo ripreso, con il consenso dell’autore, dal sito www.nagora.org)
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