A proposito di voto utile. Fa schifo a tutti, ma è innegabile che nell’area di un elettorato che ragiona, e che non vota solo di pancia prendendo la decisione di voto un minuto prima di entrare in cabina, ha un suo senso. Questo vale ancora di più all’interno di un sistema elettorale ti tipo uninominale dove vince chi ha un voto in più.
E quindi, dicono in molti, anche questa volta sarà così. Lo scontro è centrodestra, unito, contro centrosinistra, diviso, e in questa battaglia che nessun voto vada disperso specialmente nel campo del centrosinistra.
Ma non vada disperso “per fare cosa”? Al massimo, stando ai sondaggi che in questo caso sono “a senso unico”, per dare qualche seggio in più in Parlamento all’alleanza PD e niente di più. Se in Parlamento ci sarà una maggioranza schiacciante del centrodestra ha veramente un qualche significato politico se la presenza del PD e dei suoi alleati sarà del 25% o del 35%? Penso nessuna. Dal punto di vista politico non ci sarà alcuna differenza.
Questa volta il voto utile deve essere valutato in termini politici e non numerici. I numeri non lasciano alcuno spazio al di fuori del centrodestra. La politica invece lascia aperti alcuni spazi. E il più importate è quello che si pone, stante la schiacciante maggioranza parlamentare del centrodestra, di entrare nelle contraddizioni di questa alleanza e spingere per farla diventare più europeista, più democratica, nel senso dell’attenzione ai diritti delle minoranze e di una cultura civica più inclusiva, e meno populista.
L’alleanza di centrodestra è monolitica nel presentarsi al voto di fronte agli italiani. E nel proporre e riproporre alcuni slogan che ne caratterizzano storicamente l’essenza politica di fondo. Meno tasse, più libertà, nel senso di minori “lacci e lacciuoli”, più ordine e meno immigrazione. In più, accanto agli slogan di destra, si accompagnano una sequela di proposte populiste che dall’abbassamento dell’età pensionabile, all’aumento generalizzato delle pensioni minime, dal ristoro quasi completo degli aumenti del prezzo dell’energia al condono delle cartelle esattoriali, dalla proposta della flat tax al recupero della presenza dello Stato nelle aziende in crisi sarebbero destinate, se realizzate come nella proposta elettorale, a sfasciare il Bilancio dello Stato.
Quindi possiamo dire che l’alleanza di centrodestra è forte e vincerà. Ma ha due aspetti critici. Il primo è quello di una profonda diversità strutturale di approccio all’economia fra i diversi partiti. Il secondo è relativo alla debolezza della proposta di politica economica incerta fra l’approccio liberale, tipico della destra, e l’approccio populista, più tipico della destra “nostrana”. Non parliamo poi della collocazione internazionale che va da un sincero posizionamento occidentale, europeista e atlantista a rigurgiti, sempre ricorrenti e mai sopiti, di sovranismo “denoantri” e di filoputinismo “d’accatto”.
Di fronte a queste contraddizioni serve a poco sia l’alleanza di centrosinistra, con una opposizione ideologica verso il centrodestra, e tantomeno il “polo grillino” che si qualifica per un populismo e uno statalismo simile, se non peggiore, di quello presente nelle file del centrodestra.
Serve invece, e servirà se avrà un voto consistente sopra il 10%, la presenza del cosiddetto “terzo polo” liberaldemocratico di Calenda, Renzi e Carfagna. Perché quel drappello parlamentare potrebbe essere in grado sia con una seria opposizione sia con una partecipazione ad un governo europeista, atlantista e non populista magari di nuovo guidato da Draghi di dare una mano al centrodestra “migliore” per uscire dalle proprie contraddizioni. E per dare al paese una guida adeguata alla gravità e alla profondità dei problemi da affrontare.
Il “terzo polo” non sarebbe, come dicono alcuni commentatori rimasti indietro di 40 anni, una “stampella” per il centrodestra. Che peraltro non ne avrebbe bisogno. Ma potrebbe essere un “plus” per il centrodestra per depurare le proprie fila da tossine dannose per il paese.
Quindi il 25 settembre c’è un voto utile. Ed è utile sia visto dal punto di vista di un elettore di centrosinistra (limitare lo strapotere dell’alleanza di centrodestra) sia dal punto di vista di un elettore di centrodestra (mitigare le criticità presenti nell’alleanza di centrodestra).
Se il “terzo polo” supererà il 10% alle elezioni di Settembre si aprirà in Italia una nuova stagione politica. Sta agli italiani decidere se farlo, come farlo e quando farlo. Avanti col “voto utile”.
Donata Cappelli
Caro Mauro,
1) se il centro-sn ottiene il 25% o il 35% forse qualche differenza c’è in termini di quorum necessari per modifiche costituzionali ma, almeno per me, non è sufficiente per votare pd
2) purtroppo la coalizione di cdx è tutta populista e sovranista, nessun partito all’interno è liberale, forse qualche sparuto soggetto di FI, tutti hanno le stesse idee di politica economica, bloccare l’immigrazione e facilitare lo scivolo verso la pensione sono 2 manovre micidiali per la sostenibilità del bilancio dello Stato
3) un nuovo governo Draghi è purtroppo ormai impensabile, forse solo se il cdx dovesse portare l’Italia al disastro dopo pochi mesi, ma non sono sicura che accetterebbe
4) mi fa un po’ paura la tua affermazione cioè che il terzopolo “potrebbe essere un “plus” per il centrodestra per depurare le proprie fila da tossine dannose per il paese”; che significa? il 3P potrebbe non stare all’opposizione di un governo di dx?