La legge elettorale vigente prevede che nel sito internet del Ministero dell’Interno sia istituita una apposita sezione denominata elezioni trasparenti.
Questa sezione prevede una novità piuttosto interessante che la maggioranza dei cittadini italiani probabilmente non conoscono ancora.
Sulla base di una disposizione del 2019 i candidati alla Camera ed al Senato saranno obbligati a presentare al Ministero dell’Interno per la pubblicazione il proprio curriculum vitae e il proprio certificato penale.
Ovviamente gli uffici del Viminale non hanno il compito di verificare il contenuto dei files inoltrati dai candidati né la loro conformità rispetto a quelli già pubblicati nel sito internet del loro partito, movimento politico, lista o candidato collegato.
Il Ministero effettuerà esclusivamente i controlli di rispondenza alle regole tecniche: la verifica del file nel formato PDF e la sua integrità, l’assenza di password per la lettura; l’assenza di virus informatici o malware, l’assenza di link esterni, la presenza della attestazione di conformità.
Qualora il file PDF non superi le verifiche tecniche esso sarà automaticamente rifiutato con la segnalazione del tipo di errore.
In tale ultimo caso, entro l’ottavo giorno antecedente la data della votazione, il soggetto incaricato trasmette con le credenziali indicate i files PDF rispondenti alle prescrizioni tecniche.
Qui di seguito il link al sito del Viminale per chi ne vuole sapere di più. https://dait.interno.gov.it/elezioni/trasparenza.
Tra qualche giorno potremo esaminare in modo comparativo il materiale inoltrato dai candidati.
Per quanto riguarda il certificato penale dei candidati ogni cittadino si farà la sua opinione; mi auguro vivamente che nessun dimentichi la regola aurea della presunzione di innocenza che caratterizza lo Stato di diritto nelle democrazie asiatiche e occidentali.
Sul curriculum vitae vale la pena spendere qualche parola in più. La prima cosa che mi é venuta in mente é la lunghezza di ben 28 pagine del curriculum vitae presentato nel 2018 dall’allora Presidente del Consiglio Conte, oggi capo politico del Movimento 5Stelle.
Il documento appariva sin troppo dettagliato e sembrava contenere tre o quattro riferimenti incongruenti segnalati dal fact checking di AGI ( Università di Malta/ Foundation for International Studies, Villa Nazareth/Università di Pittsburgh, European Justice Group e, infine la piu’ nota questione della partnership con lo Studio Alpa) https://www.agi.it/fact-checking/conte_curriculum_new_york_sorbona-3941084/news/2018-05-24/
Con il senno del poi non é stato il CV l’aspetto più controverso dell’ esperienza di governo di Giuseppe Conte. Su Startmag non ho fatto mistero delle critiche all’intesa con Pechino per la Via della Seta (soprattutto in riferimento alla Digital Silk Road
https://www.startmag.it/mondo/italia-5g-cina-wind-tre/) e alle relazioni con Donald Trump https://www.startmag.it/mondo/i-pregi-di-draghi-i-difetti-di-conte/
Mettere a disposizione degli elettori un curriculum dettagliato è (oltre a tutto in assenza di preferenze) uno strumento utile per gli elettori. Per farmi capire cito solo un esempio: il caso di Carlo Calenda.
Calenda è stato il coordinatore di Italia Futura il think thank voluto nel 2009 da Luca Cordero di Montezemolo in vista di una sua possibile “scesa in campo” .
Ricordo di aver seguito i contenuti pubblicati sul sito di Italia Futura con notevole interesse e curiosità, ma non ho mai aderito.
Nell’estate del 2011 mi colpirono, infatti molto negativamente le dure parole di Cesare Romiti in una intervista con Giovanni Minoli.
https://www.youtube.com/watch?v=idPQgc0XtX0&ab_channel=infodemtv.
Una capacità importante di un leader politico é quello di ammettere gli errori compiuti. Per questo mi piacerebbe conoscere una riflessione critica (e magari autocritica) del leader di Azione/Italia Viva sulla sua lunga collaborazione manageriale e politica con Luca Cordero di Montezemolo.
L’esigenza di trasparenza riguarda anche altri candidati: in altre sedi ho avuto modo di segnalare che il Ministro Patuanelli del M5 Stelle, l’onorevole Bruna Bossio ed altri esponenti del PD in parlamento hanno difeso le ragioni di Huwaei in polemica con gli allarmi lanciati del COPASIR sul ruolo delle aziende cinesi nel 5G.
Dopo aver letto i cv mi riprometto in un prossimo articolo di verificare se ci sono nelle liste (ed eventualmente chi sono) i candidati che negli ultimi anni sembrano aver hanno subito – ovviamente in buona fede – il fascino delle sirene russe e/o cinesi.
Quando si affronta il tema delle elezioni trasparenti un altro aspetto estremamente rilevante che ho già in parte anticipato un mese é quello dei finanziamenti ai partiti per la campagna elettorale .https://www.startmag.it/innovazione/perche-google-meta-e-twitter-non-d
La normativa vigente in materia di finanziamenti ai partiti (ma sino alle recentissime modifiche volute dal Presidente Draghi lo stesso problema valeva, ad esempio, per il Golden Power) non è di grande aiuto.
La normativa sulla trasparenza politico-finaziaria dei partiti e dei candidati alle elezioni si basa sulla arcaica nozione giuridica dei controlli ex post.
Supponiamo che tra 18 mesi le società di revisione dei partiti e/o l’apposita Commissione del Parlamento accerti che nel corso del 2022 un partito politico – o anche un solo candidato – abbia violato i divieti di finanziamenti e/ o che abbia presentato una documentazione incongruente.
Scatteranno sanzioni ed eventuali inchieste se ci fossero notizie di reato, ma ormai la frittata è fatta.
Ciò che interessa ai cittadini non é sapere cosa hanno combinato i partiti l’anno scorso (2021) sulla base dei rendiconti previsti per legge entro il 31 dicembre.
Ciò che i cittadini vorrebbero sapere è chi finanzia (e quanto è come finanzia) le forze politiche e i candidati per le spese della campagna elettorale iniziata in questi giorni.
Sinora ho parlato di M5stelle, di esponenti del PD e di Carlo Calenda leader della lista Azione/Italia Viva.
A questo punto per par conditio chiamo in causa il centro destra.
Chiunque si fermi a prendere il caffè in uno delle centinaia di aree di servizio lungo le autostrade italiane (380 fanno capo a autostrade spa) Aree di servizio – Autostrade per l’Italia trova grandi schermi messi a disposizione degli automobilsti da info moving Le immagini in diretta sull’andamento del traffico, sugli ingorghi, sugli snodi più importanti e nelle gallerie (e le relative informazioni meteo) sono intervallate da spot pubblicitari sui prodotti e servizi commerciali più svariati.
Da qualche giorno sugli schermi delle aree di servizio appare un grande e impetuoso volume di spot elettorali dedicati alla Lega di Matteo Salvini (“Per battere la sinistra delle tasse”,ecc.), a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (“Pronti a risollevare l’Italia, ecc.) e, infine, con una lunghezza e frequenza maggiore a Forza Italia.
Quanto costano gli spot che inondano gli schermi degli autogrill? Chi paga? Come si ripartiscono le spese tra i tre partiti? Ci sono sconti particolari (e se si a quanto ammontano?) da parte della concessionaria di pubblicità di Autostrade per l’Italia SPA?
Non sono segreti, ci saranno bonifici bancari, entro aprile tutto dovrà (o dovrebbe) essere rendicontato. Perché non giocare subito a carte scoperte?
Ovviamente il discorso non vale solo per il centrodestra e i suo spot negli autogrill, ma per la comunicazione elettorale di tutti i partiti.
L’AGCOM dovrebbe quantomeno rompere il ghiaccio, ma o dorme o si occupa soltanto dei duelli di Bruno Vespa a Porta a Porta.
Toccherebbe ad AGCOM fare una prima mossa o forse è troppo lottizzata dai partiti per poterselo permettere?
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