È partita sabato da Bologna la 102esima edizione del Giro d’Italia di ciclismo. Prima grande corsa a tappe del 2019, il Giro è ormai un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di questo sport. Seppur meno mediatico del Tour de France, il Giro da anni ha saputo imporsi tra le grandi corse a tappe come il più interessante da un punto di vista sportivo. Se la corsa transalpina negli ultimi 15 anni é stata caratterizzata dal dominio sporco di Lance Armstrong e poi dallo strapotere noioso del team Sky, il Giro è invece riuscito ad offrire spettacolo e suspense in quasi tutte le sue ultime edizioni. Vuoi per la scelta dei percorsi, vuoi per il clima primaverile, vuoi per la posizione nel calendario UCI, il Giro è diventato, o meglio, è tornato a essere riconosciuto da moltissimi come “la corsa più bella nel Paese più bello”, per parafrasare il marketing promosso dagli organizzatori RCS.
Questa nuova edizione ha anche il merito, dopo le polemiche per la partenza da Israele dell’anno scorso, e quella prevista dall’Ungheria per l’anno prossimo, di svolgersi integralmente sulle strade della penisola. Partiti dall’Emilia i corridori scenderanno fino a San Giovanni Rotondo, per poi ritornare verso nord e puntare a una durissima, as usual, terza settimana sull’arco alpino, e concludere con una cronometro a Verona sul tracciato del mondiale del 2004.
Con un plateau di corridori di altissimo livello, sono tantissimi i favoriti della corsa rosa per questo 2019, e lo scenario si presenta quindi sempre più interessante con 3 settimane in cui tutto può succedere. Se il vincitore uscente Froome non era alla partenza, per puntare di nuovo al gradino più alto del Tour, i più attesi alla vigilia erano sicuramente il campione di casa Vincenzo Nibali, ancora affamato di successi nonostante l’incredibile palmares, e l’olandese Tom Dumoulin, vincitore nel 2018 e secondo nel 2019. Purtroppo per lui, una caduta in cui è stato coinvolto a 6 km dall’arrivo della tappa di Frascati di martedì rischia di ridurre al lumicino le sue speranze di incidere nuovamente il suo nome sul trofeo senza fine. L’uomo da battere diventa quindi lo sloveno Primoz Roglic, team Lotto Jumbo, da ormai qualche mese uomo più in forma nelle corse a tappe e autore, nel prologo di Bologna, di una grande prestazione in cima al San Luca, in cui é riuscito in pochi km a dare più di 20 secondi a tutti i suoi diretti concorrenti. Il Giro è una corsa molto lunga, spesso decisa nelle ultime e durissime tappe, per cui la domanda che tutti si fanno è se la grande condizione dello sloveno lo accompagnerà fino a Verona. Uno che ne sa qualcosa sulla difficoltà di riuscire ad andar forte per tre settimane è Simon Yates, inglese della Mitchelton Scott; l’anno scorso sembrava imbattibile prima di andare in crisi profonda sui primi km del mitico Colle della finestre, e quest’anno proverà a inserirsi nel duello annunciato Roglic/Nibali. La lista degli outsider è ancora lunga, se consideriamo il colombiano Miguel Angel Lopez, del team Astana, squadra che ha vinto tantissimo in questo inizio di stagione, il russo Zakarin della Katusha, sempre in luce al Giro, l’eterno incompreso Mikel Landa, basco della Movistar, o i giovanotti dell’ex team Sky oggi Ineos, privati della loro stella Bernal per una frattura alla clavicola pochi giorni prima dell’inizio della corsa rosa. La lista degli aspiranti al podio è lunga e il percorso, duro e accidentato, potrà riservare grandi sorprese fino a Verona. Se fare la differenza in montagna è diventato sempre più difficile, anche grazie alla concorrenza sempre più elevata in un ciclismo che si globalizza, chi ha ambizioni di classifica deve fare attenzione ogni giorno alle mille trappole che il percorso propone. Cadute, problemi meccanici o di salute, il Giro è una corsa di resistenza lunga più di 3500 km e con dislivelli che sommati danno le vertigini. Prima e dopo le tappe di montagna, momenti chiave del percorso saranno comunque le due cronometro previste oltre al prologo, quella che porta a San Marino e la conclusiva di Verona, in cui gli scalatori dovranno difendersi dagli specialisti in materia. Le Alpi daranno poi modo agli specialisti della materia e agli attaccanti, la possibilità di ridistribuire le carte. Molti i km all’insù che aspettano i corridori e che saranno capaci di disegnare nuovi scenari, ma la tappa regina di questo Giro è senza dubbio quella del 28 maggio. All’indomani del giorno di riposo, 226 km e più di 5000 metri di dislivello attendono i corridori, con lo scollinamento di un passo Gavia probabilmente innevato a quota 2700 metri seguito dalla scalata alle pendenze terribili del Mortirolo con arrivo in picchiata a Ponte di Legno. Da non perdere anche la penultima tappa, nel cuore delle Dolomiti con arrivo al monte avena, ultima chance per gli scalatori prima della crono finale di Verona.
Insomma, gli ingredienti per 3 settimane di spettacolo, sudore e fatica, ci sono tutti. Non resta che goderseli e ringraziare e applaudire, ancora una volta, chi ogni anno continua a offrirceli: i corridori dal primo all’ultimo dalla maglia rosa alla maglia nera. W il Giro.
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