Mancano 10 giorni al voto europeo ed è una ridda di promesse, una escalation di toni perentori, un turbinio di giuramenti. Ma che Europa ci troveremo il 27 maggio? A prescindere dai cambiamenti sostanziali che il voto nei singoli Paesi determinerà (nuove coalizioni, crisi di governo, elezioni anticipate..) a livello di Europa cambierà poco o niente.
O meglio. Cambierà forse il vestito, ma non il “monaco”. Perché l’Europa (come centro politico) rimane ancora scollegata dai vari centri politici nazionali che la eleggono e da cui, poi, dipendono. Sembra una assurdità.
La governance dell’Unione non è una democrazia parlamentare come negli Usa. Nel consiglio Europeo siedono un Presidente, i capi di Stato dei 28 Paesi aderenti e il Presidente della Commissione. I commissari (uno per ogni Pese dell’UE) accentrano deleghe immense. Il governo della moneta unica è invece affidato alla Bce, ma sui parametri di bilancio che vanno rispettati a livello di singolo Paese, ha voce in capitolo l’Ecofin, (il consiglio dei ministri delle Finanze). Il Parlamento che negli altri sistemi politici è la fonte del potere legislativo e la legittimazione dell’esecutivo, nel caso della UE è a valle del processo. È più facile finire Il cubo di Rubik che capirci qualcosa.
Ma quanto l’Italia avrà voce in capitolo? Il sospetto che a comandare sarà ancora il duo Germania-Francia, è forte, magari coadiuvato dai satelliti del Benelux. È vero che alcuni Italiani hanno avuto ruoli istituzionali importanti negli anni (Prodi, Monti, Draghi, Tajani per citarne alcuni), ma ancora scarsa rappresentanza nel centro più operativo (i commissari). Se il risultato elettorale interno dovesse far salire la tensione politica causando una crisi di governo, è facile intuire che avremo ancor meno voce in capitolo nel reclamare nuove posizioni di comando.
Ed è un peccato, perché più ci sentiremo distanti dall’Europa e più alimenteremo le pulsioni di chi urlerà contro questa Europa, promuovendo azioni dimostrative di distacco, che, lo dimostrano i numeri, hanno comportato più instabilità che giovamento sulla tenuta dei nostri parametri economici. Ma chi è causa del suo mal….
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