Nei commenti sui ballottaggi che è possibile leggere sui giornali o ascoltare alla TV è tutto un cercare di capire chi ha vinto, chi ha perso, chi avuto conferma della propria linea politica e chi no. A ben guardare si tratta però del solito gioco degli specchi in cui ognuno cerca di portare acqua al proprio mulino: la realtà è molto diversa. Certo, se ci prestiamo al gioco che va per la maggiore, ha vinto, e nettamente, il centrosinistra. Il centrodestra, anche per errori che hanno del clamoroso, ha subito una battuta d’arresto molto forte. E vincere, per dirla alla Catalano, è meglio di perdere. Ma i motivi di gioia per i vincitori o di consolazione, per gli sconfitti, si fermano qui. Intanto il dato dell’affluenza. L’astensione ha superato ampiamente il 50%. Siamo oltre il limite fisiologico. Un dato così alto di gente che non va a votare significa sfiducia e disinteresse. Due elementi molto pericolosi per una democrazia sana. Per invertire la rotta servono persone serie e preparate e politiche credibili e concrete. Su entrambi i versanti, anche se si iniziano a vedere alcuni segnali, c’è ancora molta strada da fare. Poi le scelte politiche. A sinistra, se vogliamo trovare un significato generale nel voto, si deve ammettere, piaccia o non piaccia, che il movimento 5Stelle è stato, per la vittoria del centrosinistra, semplicemente aggiuntivo, mai determinante. Anzi, il PD è andato meglio in quelle realtà, Verona, Cuneo, Parma, Piacenza, Monza, dove il simbolo dei grillini non era sulla scheda. A destra invece non si può non vedere che gli elettori sono stati disorientati dalla confusione di linee politiche e dalla litigiosità che regna su quel versante ed inoltre, particolare da non sottovalutare, dalla attuale pochezza delle leadership di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, con Salvini che detiene oggettivamente il non invidiabile primato in questo settore.
Cosa c’è allora da festeggiare? Il re è nudo e tutti fanno finta di non vederlo. Come in quella vecchia e famosa pubblicità tutti ora stanno brindando. Chi ha vinto per il successo, chi ha perso perché dice che se fossero stati uniti il successo sarebbe stato loro.
Non si può e non si deve certo generalizzare ma abbiamo una classe politica che nella sua grande maggioranza è inadeguata e abbiamo una stampa e una Tv che sono mediamente sotto il limite della decenza. Cosa altro resta agli elettori se non cercare di barcamenarsi rifugiandosi nel disinteresse e nell’indifferenza?
Fra un anno ci saranno le elezioni politiche. La situazione del Paese è gravissima: pandemia, guerra, debito pubblico alle stelle, ora anche la siccità e, in Sardegna, le cavallette. Abbiamo al governo un leader di assoluta competenza e prestigio internazionale che fa però quello che può o meglio quello che gli permettono di fare, visto che siamo in una repubblica parlamentare. Senza uno scossone della politica, senza una reazione forte da qui al prossimo voto per le politiche il destino del Paese è segnato. Il suo declino sarà inarrestabile. Altro che il pannicello caldo di questo voto amministrativo. Ma, inutile nasconderselo, il problema è sempre lo stesso: riusciranno i nostri eroi….?
Claudio Maria Ricozzi
È triste ammettere che la Politica abbia dovuto abdicare al suo ruolo indicando in Draghi il PDC. Creo che mai come in questo momento, ci sia bisogno del ritorno ai partiti a delle scelte che provengano da una profonda riflessione culturale.