Nessun dubbio. La conclusione del Consiglio dei Ministri sul caso Siri rappresenta per Salvini una vera e propria debacle. Non tanto perché il sottosegretario leghista è stato cacciato dal Governo quanto perché la Lega ha subito, in materia di giustizia, l’ennesimo schiaffone in faccia dai 5Stelle. In linea di principio la presunzione di innocenza è un cardine del diritto, e quindi Salvini aveva perfettamente ragione a dire che i processi si fanno in tribunale ed è lì che va dimostrata la colpevolezza di una persona, ma, nel contesto del Paese, per quella che è stata la storia degli ultimi 20 anni e per la nuova ondata di accuse che stanno piovendo da più parti sulla classe politica, la mossa giusta da fare, per Siri, era quella di dimettersi spontaneamente, riaffermando ovviamente con forza la sua convinzione di innocenza. Così invece la Lega ha dato l’impressione di “subire” la richiesta di Di Maio (mai come ora per chi fa politica vale il celebre detto tramandoci da Plutarco secondo il quale “la moglie di Cesare non deve solo essere ma anche sembrare onesta”). Ma il fatto davvero grave è che in tema di giustizia, sotto la spinta dei 5Stelle, sta passando, nella tacita accondiscendenza della Lega, il caso Siri è solo l’ultimo esempio, una sorta di “populismo giudiziario” che sta facendo arretrare il Paese a secoli davvero bui. I segnali sono molteplici. Il ministro della Giustizia, un modesto avvocato di provincia, si è consegnato mani e piedi all’ala più intransigente della magistratura e così si stanno varando provvedimenti che non distinguono più fra le intercettazioni utili alle indagini e quelle non pertinenti, che puntano ad eliminare la prescrizione, che sembrano aver dimenticato la necessità di ridurre i tempi dei processi e di varare una riforma complessiva del sistema giudiziario. Salvini, da vicepremier, parla di tutto e su tutto, ma per quanto riguarda la giustizia, lascia di fatto carta bianca ai pentastellati che cavalcano il tema in lungo e in largo a fini esclusivamente propagandistici ed elettorali.
Non solo. Subendo e non anticipando la mossa su Siri, Salvini si è anche preclusa la strada di staccare la spina al Governo su altri temi sensibili, sui quali esistono forti differenze fra Lega e 5Stelle, come la TAV Torino Lione oppure l’autonomia rafforzata di alcune regioni. Troppo facile a quel punto per i 5Stelle accusare la Lega di voler mettere in crisi il governo non per quel tema specifico ma solo come ritorsione per l’allontanamento di Siri dal governo.
Non è escluso che stia iniziando una nuova fase nella vita dell’esecutivo Conte. Nella prima Salvini è stato dominus incontrastato, soprattutto per la gestione spregiudicata ma elettoralmente sensibile, del tema migranti. In questa seconda potremmo invece assistere al recupero dei 5Stelle basato sull’affermazione di due populismi, uno più pericoloso dell’altro, quello economico e quello giudiziario. Nel mezzo il Paese che, a meno di un miracolo, continuerà ad andare alla deriva.
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