“Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker” è il libro recentemente dato alle stampe dalla giornalista Marta Ottaviani, che verrà presentato martedì 21 Giugno, alle 18, nella Galleria Vittorio Emanuele di via degli Orafi, a Pistoia. Un testo che consiglio vivamente: perché é scritto bene e si legge d’un fiato ma soprattutto perché disegna un quadro per molti lettori ancora sconosciuto di quella “guerra parallela”, “info war” o come altro la si voglia definire, che la Russia di Putin ha messo in atto ormai da un ventennio, in modo crescente e sistematico.
LA GUERRA DELL’INFORMAZIONE – Marta Ottaviani ci guida per mano alla scoperta di questa nuova forma di conflitto, con date e numeri, citando episodi e personaggi chiave, fin dall’apparire sulla scena di Vladimir Putin, primo ministro della Federazione già alla fine del 1999. Ottaviani ricorda come i russi siano stati “fra i più costanti e zelanti”, fin dai tempi dell’Urss, a praticare la costruzione “di una realtà parallela che non si ferma davanti a nulla”, la cosiddetta teoria della maskirokva, ossia dell’inganno. Era già qui in nuce quella che verrà successivamente ribattezzata “information warfare”, un modo di fare la guerra utilizzando un’informazione distorta se non del tutto capovolta. Ci ricorda il primo personaggio a teorizzarla Aleksandr Gelevic Dugine e i mezzi per condurla: “l’utilizzo dei media, dei social e la velocità nella comunicazione grazie alle nuove tecnologie”. C’è chi l’ha definita guerra ibrida (“hybrid warfare”), secondo altri guerra ambigua, non convenzionale o guerra grigia. Al di là delle diverse definizioni, la sostanza non cambia: “ambiguità, basso grado di elementi distintivi e possibilità di negare tutto”, riassume la Ottaviani.
LA MANIPOLAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA – Figura chiave è Valerij Gerasimov, grande teorico della guerra non lineare, tanto da far coniare ai cultori della materia il termine “dottrina Gerasimov”. E’ con lui che i mezzi non militari per raggiungere obiettivi politici e strategici “superano la potenza delle armi nella loro efficacia”. Inizia il ribaltamento della realtà con un grande investimento in ”comunicazione strategica, guerra psicologica e manipolazione dell’opinione pubblica”.
LA INFO WAR FUORI DAI CONFINI RUSSI – Per ottenere questi risultati la Russia investe, e tanto, sui nuovi “guerrieri informatici”, difficilmente riconducibili peraltro al governo russo. E il primo ad individuare le grandi potenzialità di questa infowar è proprio Putin. E’ qui che l’autrice ci aiuta ripercorrendo la creazione e lo sviluppo di una serie di nuove strutture di controllo soprattutto della rete (le sigle abbondano), con l’obiettivo di controllare l’informazione, impedire la diffusione di quella sgradita, propagandare una propria realtà parallela negli altri Paesi.
Gli esempi concreti di attacchi informatici di vario genere abbondano: il “debutto” in Estonia, “la prova generale” in Georgia, il “punto di non ritorno” in Ucraina e Crimea. E dai Paesi più vicini e confinanti ai nemici di sempre, gli USA soprattutto, vittima designata la candidata democratica alla presidenziali, Hillary Clinton, “il politico americano più danneggiato – sostiene Ottaviani – dai cyber crimini russi”. Quindi il tema dei vaccini, con gli “attacchi hacker a diverse organizzazioni legate alla ricerca” ma anche ad ospedali americani oltre a quelli “non per nuocere ma per spiare”.
LE BRIGATE DEL WEB – A fianco gli hacker ci sono poi i Kremlintrolls, vera fabbrica di troll votata alla causa. Le vittime di aggressioni verbali sono giornalisti e personaggi del mondo liberale: su tutti spicca il nome di Anna Politkovskaja, giornalista di Novaya Gazeta, assassinata nel 2006.
A guidare questa guerra delle informazioni sono prima Sudov e poi Volodin, nomi che forse dicono poco a tutti noi ma che in questo libro si impara a conoscere con una certa angoscia. Così come si ha ben chiaro l’investimento di uomini e mezzi di Putin nella “fabbrica delle notizie”, la creazione di redazioni impegnate a creare vere e proprie “fake news” con, in più rispetto al passato, una sezione straniera. L’obiettivo è “essere credibili e non farsi scoprire”. Quindi i troll dal 2013 iniziano pesantemente a farsi sentire in Polonia, Ucraina, quindi la vera prova generale con la Brexit, infine le elezioni presidenziali americane culminate con l’elezione di Donald Trump. Si arriva alla guerra dei vaccini e quella contro gli avversari interni come Naval’Ny.
RIBALTATA LA NARRAZIONE DEI FATTI – Il “soft power” russo, ci dice Marta Ottaviani, ha cercato di cambiare la narrazione dei fatti e spesso c’è riuscito e ci sta riuscendo, anche grazie ad un sistema di informazione interna ormai completamente assoggettato al Cremlino, quando non creato ex novo con precisi obiettivi di info war: siti, think tank, agenzie giornalistiche. In conclusione, una “ragnatela degli inganni”, un modo di “inquinare il dibattito nelle società occidentali”. E l’autrice conclude il suo testo come meglio non avrebbe potuto in riferimento alla drammatica attualità di oggi, l’Ucraina aggredita e straziata dall’invasione russa. Sul dramma della guerra: “E’ disumano, è inaccettabile e, in tutto il suo orrore, è drammaticamente evidente, anche se qualcuno ha cercato vergognosamente di sminuirlo e giustificarlo”. E su quello delle coscienze: “Il bombardamento delle coscienze è molto più impalpabile, subdolo e ha l’obiettivo di toglierci il nostro bene più prezioso: la libertà di pensare con la nostra testa”.
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