Qualche giorno fa il 3.5% di aumento del Pil del primo trimestre del 2019 degli Usa ha fatto tirare un grande sospiro di sollievo a Trump. Gli analisti sostengono che questa “pacchia” non durerà ma intanto il Presidente in carica, con le sue bordate non sempre in linea con i dettami della “buona economia”, riesce ancora una volta a stupire tutti. Chapeau. Poi vedremo se durerà. Ma intanto si archivia una crescita da paese emergente. Forse gelosi di questo “exploit” i nostri due “compari governanti” hanno pensato di immedesimarsi nella parte di Trump. E di fronte allo 0,2% di crescita del Pil si sono lasciati andare a giudizi altisonanti. Forse sostenuti anche da un battage propagandistico senza precedenti, non si sono risparmiati: “fine della recessione”, “l’Italia finalmente va”, “si cominciano a vedere gli effetti delle nostre politiche” e via farneticando. Ovviamente per Di Maio il boom è l’effetto del decreto dignità e del reddito di cittadinanza (che non era ancora partito nel primo trimestre) e per Salvini di quota 100 (che non era ancora partito nel primo trimestre). Un giornalista delle reti nazionali si lancia: “e se le politiche del Governo gialloverde avversate dall’establishment funzionassero”? Insomma tutti a parlare della “svolta” e a decantare il “nuovo” scenario macroeconomico indotto dalle “nuove” politiche.
Ma di cosa si sta parlando? Di un incremento del Pil dello 0,2% dopo due trimestri di recessione (ma si può parlare di recessione in questo caso?) dello 0,1%. Insomma siamo più o meno dentro l’errore statistico di una tendenza “steady state”, cioè situazione ferma.
Dal 2015 ad oggi su 17 variazioni trimestrali ben 9 stanno sopra lo 0,2%, 5 stanno sullo 0,2 e solo 3 si pongono al di sotto dello 0,2%. Il valore odierno sta quindi nettamente sotto la media e anche la mediana del periodo. Quindi nessuna svolta. Nessun “effetto gialloverde” dal punto di vista della quantità delle grandezze in campo. Ma c’è di più. Se si legge il comunicato del’Istat salta fuori che, anche in termini di tipologia di crescita, il governo gialloverde c’entra poco. Si legge infatti “Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale ..e un apporto positivo della componente estera netta”. Come dire le politiche interne non c’entrano nulla ed anzi la componente interna comporterebbe una diminuzione del Pil. E’ solo la componente esterna (export e import in questo caso non è dato di sapere) che determina una crescita. Con buona pace dei nostri “compari governanti”. Ma, come si sa, le bugie hanno le gambe corte…..
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