Il 12 Giugno prossimo i cittadini pistoiesi si recheranno alle urne per rinnovare il Consiglio Comunale e per scegliere il loro nuovo Sindaco. Non passa giorno in cui i numerosi candidati alla prima carica della città non affollino le pagine dei social per annunciare incontri e confronti con i residenti dei quartieri, per mostrarsi aperti all’ascolto e per discutere le loro proposte di governo lovale. Eppure il più delle volte si tratta di eventi per addetti ai lavori. Cosa pensano davvero i pistoiesi della loro città? Quali sono i problemi che sentono più fortemente, quali le soluzioni che preferirebbero? Quale il giudizio sulla classe politica e sociale del loro territorio? Di quella attuale ma anche di quelle passate?
Il foglio on line “Solo Riformisti” e il Cipes (Centro di Iniziativa Pistoiese sull’Economia e sul Sociale”) hanno incaricato nelle settimane scorse PoieinLab-Ricerca Sociale di svolgere un’indagine su questi temi. La rilevazione si è svolta in modalità CATI (somministrazione di un questionario in via telefonica su un campione casuale di residenti del comune di Pistoia) e in modalità CAWI (somministrazione attraverso il web, mediante link di accesso promosso sulle pagine web e su quelle di Facebook). Il metodo mix mode adottato non consente quindi di inferenziare alla popolazione nel suo complesso i risultati ottenuti. Si tratta non di meno di risultati significativi. Sia perché hanno risposto in maniera completa 251 persone, sia perché non si trattato di un semplicistico sondaggio sulle intenzioni di vota ma di un’autentica indagine sulla qualità della vita della città, sulle sue criticità, sulle sue speranze.
Il campione – 251 casi – è costituito per metà da uomini (50,8%) e pe metà da donne (49,2%). L’età media è di circa 57 anni (il 20,3% sono 18-44enni, il 43,8% sono 45-64enni, il restante 35,9% sono 65enni e oltre). Appena il 10% ha un titolo di studio non superiore all’attestato/diploma professionale tri-quadriennale. Il 24,7% ha un diploma quinquennale di scuola superiore (il 3,3% una specializzazione post-diploma), mentre il 7,4% ne ha uno accademico triennale e il 40,7% una laurea specialistica o equivalente (vecchio ordinamento). La categoria “altro” pesa per il 14% (per la gran parte riconducibile a quella dei possessori di al massimo un attestato e un diploma professionale). Infine il 15,2% è un dipendente privato, il 16,8% un dipendente pubblico, il 20,1% un lavoratore in proprio (fra autonomi, professionisti e artigiani/imprenditori).
La prima cosa che salta agli occhi è il giudizio sconsolato che emerge circa il cambiamento, nel corso degli ultimi dieci anni, della qualità della vita della città, per circa il 10% fortemente peggiorata e per ben il 35,2% abbastanza peggiorata. Poco più di una persona su tre (circa il 35%) dice che è rimasta sostanzialmente la stessa. Solo il 5,2% e l’11,3% dichiarano che è, rispettivamente, abbastanza o molto migliorata. Tra gli aspetti che sono sensibilmente peggiorati (fig. 1) la capacità produttiva del tessuto imprenditoriale locale, le opportunità di lavoro, la distribuzione e presenza di esercizi commerciali al dettaglio, la qualità dei servizi sanitari, la dotazione di impianti sportivi, la viabilità in città, la situazione del traffico cittadino e il grado di manutenzione di strade, aree verdi, illuminazione ecc.
Il giudizio richiesto sugli ultimi dieci anni si giustifica alla luce del tentativo di avere un’opinione sia sull’attuale Giunta di Centrodestra, sia su quelle di Centrosinistra delle Amministrazioni passate, qui indicativamente riassunte dall’esperienza della Giunta Bertinelli 2012-2017. Per il 37,7% dei nostri intervistati le maggiori responsabilità del peggioramento della qualità della vita della città o della sua stagnazione sono imputabili alle politiche dell’attuale Giunta di Centrodestra, per il 21,6% a quelle delle Amministrazioni passate di Centrosinistra. A parziale comprensione di queste imputazioni, il 30,5% dei rispondenti co-indica come causa del declino sia la grave crisi economico-finanziaria e poi sociale del decennio scorso, sia l’impatto terribile che ha avuto, negli ultimi due anni, la pandemia di Sars-Cov-2, anche se una persona su quattro (il 26,4%) sottolinea la scarsa intraprendenza e lo scarso spirito civico dei Pistoiesi.
Per poco meno della metà del campione – il 41,5% – al fine di assicurarsi le migliori condizioni di sviluppo strategico da qui ai prossimi anni, Pistoia dovrebbe accentuare la sua integrazione nella direttrice economica della Toscana centrale insieme a Prato e a Firenze fino al Valdarno. Solo il 21,5% guarda alla conurbazione costiera (Luca-Pisa-Livorno), mentre un nient’affatto trascurabile 30% ritiene che la città dovrebbe giocare a campo libero, intessendo rapporti con le realtà volta a volta più convenienti.
Secondo i nostri intervistati il primo intervento che la nuova Giunta dovrebbe immediatamente attuare (i famosi impegni dei “primi cento giorni”) sono quelli riguardanti un nuovo piano della viabilità (17,4%) e il rilancio dell’economia locale e dell’occupazione (il 16,9%), voci – queste – indicate nella maggior parte dei casi anche come secondo intervento in ordine di urgenza ma, in questo caso, insieme all’ampliamento di aree verdi e piste ciclabili (10,%) e al recupero del patrimonio storico e artistico dei nostro luoghi. Come terzo intervento prioritario spiccano anche un rinnovato piano culturale, il miglioramento dei collegamenti regionali e il treno veloce Firenze/Prato/Pistoia (tutte proposte avanzate dal 7% dei rispondenti).
Dopo la pandemia – che ha praticamente resettato i sistemi produttivi territoriali – e, potremmo dire, al tempo della guerra “nel cuore d’Europa” che sta compromettendo la fragile ripresa dopo il dramma dell’emergenza sanitaria, la politica non deve guardare solo al breve periodo di un mandato ma deve avere la responsabilità di promuovere scelte che abbiano ricadute per almeno il decennio (se non di più) successivo. Per quasi il 40% dei nostri intervistati (fig. 3), i settori che potrebbero assicurare uno sviluppo di lungo termine sono le energie rinnovabili (38,6%) e le attività turistiche (38,1%: alberghi, ristorazione) ma anche – a ciò collegato – la messa a frutto del potenziale culturale e artistico della città ma, diremmo, della provincia tutta. Il 31,7% indica infatti l’arte e la cultura ma è significativo che, fra i futuri volani della crescita, appaiano ovviamente il settore primario, con vivaismo e floricoltura (il 26,7%) ma anche i servizi socio-sanitari ed educativi (il 26,7%, che fa da pendant con scuola e formazione: circa il 21%) e la metalmeccanica, l’elettronica e il ferrotramviario, a conferma che i “territori che sono in grado di vincere” la competizione internazionale non possono fare strutturalmente a meno di un forte e innovativo settore manifatturiero.
Dopo più di ventriquattro mesi passati in ibernazione per l’emergenza sanitaria che ha letteralmente azzerato la vita cultura di Pistoia, secondo i nostri intervistati (fig. 4) la città può recuperare una propria identità in questo campo investendo innazitutto nella tradizione musicale contemporanea (36,9%: Pistoia Blues Festival, Santomato Live, eventi band giovanili, studi di registrazione ecc.), nella riorganizzazione, valrizzazione e promozione della rete museale (43,1%: Museo Marino Marini, MuseI CivicI, Villa di Celle, Fondazione Michelucci, Museo Rotabili Storici ecc.) e nel rilancio di un vero e proprio Polo Universitario di Alta Formaione e Ricerca al servizio dei bisogni del territorio e in grado di attrarre soprattutto studenti provenienti da altre regioni italiane e dall’Estero. Per il 22,6% è importante la riorganizzazione della rete bibliotecaria – baricentraa sulla Biblioteca San Giorgio da tempo relativamente compromessa – e un investimento in sale cinematografiche e teatri (22,1%). Per un intervistato su cinque la manifesta zione anuale de “I Dialoghi sull’Uomo” rappresenta ormai un biglietto da visita per Pistoia ma essi dovrebbero adesso essere pensati sotto forma di eventi dislocati lungo tutti i mesi dell’anno.
Sono tre le questioni strutturali di Pistoia attualmente al centro dei programmi elettorali di praticamente tutti i candidati a Sindaco (fig. 5, 6 e 7): il recupero dell’Area Ex Breda, quello dell’Area dell’ex Ceppo e quello infine delle Ville Sbertoli. Cominciando dal primo problema, stando ai risultati della nostra indagine, ciò che i Pistoiesi auspicano maggiormente è che la grande infrastruttura a ridosso della Bibloteca San Giorgio sia finalizzata soprattutto (non solo ma soprattutto) a Parco e area a verde (46%), a Casa delle Associazioni e del Terzo Settore (circa il 30%) e a nuove e funzionali sedi scolastiche (32,3%), con un 25,3% di coloro che vi vorrebbero spazi convegnistici ed espositivi. Per quanto inve riguarda la rigenerazione dell’area dell’ex Ceppo, nel quadro del forte e irreversibile processo di territorializzazione dei servizi socio-sanitari delineato dal recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo italiano, più o meno della metà del campione vi vorrebbe istituiti una Casa della Comunità (55,7%) e un Ospedale di Comnità (si tratta di presìdi amministrativi il primo, di degenza pre- o post-ospedaliera specializzata e clinicamente multidisiplinare il secondo come “cuscinetto” nei cofronti dell’emergenza sanitaria trattabile invece presso il San Jacopo), senza contare che il 38,5% dei rispondenti vi vorrebbe un’area destinata a parco e area verde al servizio della cittadinanza. Infine le Ville Sbertoli – da anni lasciate in assoluto degrado ma uno dei patrimoni architettonici e naturali più belli e importanti di Pistoia – dovrebbero essere destinate in particolare a ospitare un Hospice di accompagnamento specializzato al fine vita (31,3%), un Centro di Documentazione (28,7%) e Centro di Ricerca e Alta Formaazione sui temi del disagio psichcico e mentale e a parco botanico pubblicamente fuirbile e sede di ricerca e sperimentazione in coltivazioni avanzate e arredo green urbanistico.
Benché questo nostro studio sia un’indagine sulla situazione di Pistoia e non un sondaggio alettorale, abbiamo chiesto ai nostri intervistati un giudizio sull’operato della Giunta di Centrodestra e su quello delle forze di opposizione del quinquennio amministrativo che va concludendosi. Il quadro che ne emerge – segno a nostro avviso di una popolazione disincantata, che ha bisogno di essere riaccompagnata ad innamorarsi della cosa pubblica e a predisporsi di nuovo a sognare oltre gli obiettivi di ordinaia amministrazione – è in qualche modo desolante. Il 13,3% dei nostri intervistati (fig. 8) ha una considerazione pessima (13,3%) o scarsa (24,4%) dell’operato della Giunta Tomasi, mentre un altro 24,4% la giudica “senza infamia e senza lode” (il 27,8% ne dà un giudizio positivo, circa il 3% non risponde e un 7,2% non sa giudicare). Fra i motivi di questa insoddisfazione il fatto che si è trattato di una maggioranza e di una squadra di governo che si è limitata alla semplice gestione quotidiana (56%) e a ordinari lavori di manutenzione di strade e aree verdi (23,8%), il fatto che ha fatto poco o niente per il rilancio della vita culturale pistoiese (il 46,7%), il fatto che non è stata alla fine capace di presentare progetti seri e ben fatti con cui partecipare competitivamente ai finanziaenti europei (il 34,9%) e il fatto che ha fatto poco o niente per lo sport in città, 26,6%. Fra i suoi comunque significativi punti di forza, la preparazione, l’affabilità e la disponibilità del Sindaco Tomasi, l’aver ben gestito l’emergenza CoviD-19, l’aver comunque svolto quei lavori di manutenzione precedentemente non realizzati che di fatto hanno migliorato la qualità della vita della città.
Ancora più severo è il giudizio verso le opposizioni uscenti (fig. 9). La scarsa (31,8%) o nulla (22,9%) soddisfazione ammonta, nel nosro campione, al 54,7% delle indicazioni, mentre un intervistato su cinque (il 19%) dice che si è rattato di un’attività “senza infamia e senza lode”. In questo caso il giudizio positivo ammonta al 27,8%, con un circa 3% degli intervistati che non risponde e, anche qui, un 7% circa che dice di non saper giudicare. Ad ogni modo, le ragioni di un tale sostanziale fallimento sono da rintracciare in gruppi consiliari di opposizione troppo frammentati e scoordinati (35,2%), nella mancanza in Consiglio Comunale, di un vero e proprio leader di opposizine, in grado di dar coerenza e incisività alle controproposte fatte (36%), nella ormai sostanziale mancanza d leadership e di capacità di orientamento da parte dei pariti di riferimento (30,5%), infine per il fatto della costante riproposizione come candidati di una classe politica locale che ha fatto il suo tempo (25%) e un persistente atteggiamento velleitario di superiorià morale tipica della Sinistra.
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