Senza offendere nessuno, la storia è piena di classi dirigenti che si comportano come “sonnambuli”, per parafrasare un grande libro sulle origini della Grande Guerra dello storico Christopher Clark, intitolato appunto I sonnambuli.
Oggi la classe dirigente europea ma anche americana, nell’affrontare la guerra in Ucraina, sembra propensa a fare ogni sforzo possibile per riportare Putin alla ragione. Il problema è che sono passati più di due mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, ma ancora non si vede una via d’uscita, né con le sanzioni, né con la morale della pace, né con trattative fra sordi, che vanno avanti da quando la guerra è cominciata senza alcun risultato. Persino il Segretario generale delle Nazioni Unite, nel lungo tavolo di Putin, è stato gabellato e poi minacciato con missili quando si è recato, il giorno dopo, a Kiev.
Natalino Irti, uno dei pochi grandi saggi nel panorama intellettuale italiano, ha scritto (“Il Sole 24 ore”, 1° maggio 2022) un articolo di ammonimento. Raccomandando di richiamarsi alla storia, non solo recente, ma anche lontana per capire il presente. Allora, forse, si potranno capire motivi e tensioni che vengono da più lontano e che a volte, come nel caso dell’Ucraina e della Russia, esplodono in maniera drammatica. «Pronunzie verbali e concrete azioni, scelte e decisioni di governo» dovrebbero scaturire «da profonda consapevolezza storica», sul perché e il per come, senza cedere «ad una sorta di primitività senza passato».
Bisogna dire che i media e la rete, spesso, non alimentano né la consapevolezza storica, né giudizi improntati alla cautela e alla gravità delle situazioni. La storia non serve certo a giustificare il presente, «ma piuttosto [serve] il rigoroso esercizio di pensiero e di spirito critico: quel ricostruire storico, il quale è anche serio ‘costruire’ dell’oggi e del domani». La sentenza finale di Natalino Irti rappresenta un severo monito nei tempi che viviamo, in cui la storia sembra piegata e strapazzata a fini di parte o addirittura cancellata quando non piace. «Chi ignora il passato – conclude Irti – ignora anche il presente, dove si aggira in preda a torbide emozioni ed a primitività di istinti». L’azione politica, la decisione dell’uomo di governo nascono «dalla lucida analisi del passato e dalla capacità di decifrare la complessità delle situazioni storiche, le quali rifiutano il semplicismo burocratico e lo zelo servile, ed esigono lo sguardo lungimirante dello statista». Che, spesso, è raro, anzi rarissimo. Mentre abbondano i dilettanti, che in momenti difficili possono essere anche pericolosi. Perché non sanno di quello che parlano e spesso seguono gli istinti e le emozioni dei loro elettori.
Quanto agli autocrati, come è Putin, il discorso è diverso. Nel senso che sono maestri nell’usare i sentimenti dei loro popoli e nello sfruttare con le minacce violente le democrazie “deboli e corrotte”. La parola “bulli” non si addice per loro, ma quella di megalomani di sicuro. Putin non sa o finge di non ricordare come finirono le minacce di Hitler alle pacifiche democrazie europee. Noi anche non lo dovremmo dimenticare.
(articolo pubblicato in Notiziario EU-ISFE del 3 maggio )
Gino
Grazie prof,
..il tuo sguardo dall’alto della conoscenza possa illuminare sentieri e percorsi che portino alle agognate soluzioni economiche che non riguardino solo il rinnovo dei c.d. arsenali militari. della difesa …che solo difesa non sono mai
laura lodigiani
Putin è uno statista che conosce bene ed ama il suo paese e se qualche cosa se mai e ribadisco, se mai , può avere in comune con Hitler è il riscatto del suo paese e la ricostruzione della dignità del proprio popolo e paese nel consesso internazionale !
i vincitori della grande guerra abusarono sbagliando e così i presunti vincitori del comunismo !
Non si può prendere sottogamba o non considerare un paese con 11 fusi orari che ha il solo desiderio di riscattarsi dal periodo buissimo del soviet ………e Putin rappresenta questo desiderio e lo fa secondo i parametri e la tradizione profonda del suo paese ……..