Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, una parola anzitutto di apprezzamento per la qualità del DEF presentato dal Governo, per il lavoro svolto dal Ufficio parlamentare di bilancio e per le relazioni ora presentate oralmente dal senatore Ferro e dalla senatrice Faggi.
Nel merito, tuttavia, vedo nella relativa serenità del Governo, nel dibattito politico e parlamentare e nell’opinione pubblica in generale una pericolosa assuefazione ad uno stato di grave disequilibrio della finanza pubblica italiana.
Per evidenziare questa preoccupazione comunico che non voterò a favore della proposta di risoluzione della maggioranza, bensì mi asterrò, proprio nel tentativo di segnalare ad un’opinione parlamentare e pubblica piuttosto distratta la pericolosità della china sulla quale ci troviamo.
Voglio anzitutto dire che il peggioramento dello scenario complessivo che è davanti ai nostri occhi non è dovuto solo a fattori chiaramente imprevedibili come la guerra in Ucraina, ma è in parte dovuto a una errata lettura che fino a qualche mese fa il Governo e alcuni esperti, in particolare in Italia, davano della situazione macroeconomica, dell’abbondanza di liquidità, del livello anormalmente basso dei tassi di interesse e dell’essere venuto meno ogni vincolo di finanza pubblica o di limitazione alla creazione della moneta.
Nel novembre scorso facevo presente, insieme ad altri, che un Governo con un Premier senza precedenti per autorevolezza internazionale e un’Europa che per la prima volta mette a disposizione degli Stati membri – dell’Italia più di ogni altro – ingenti donazioni e prestiti, sospende ogni vincolo, crea moneta senza limiti e così via, con tassi di interesse molto bassi o addirittura negativi, potevano apparire sicuramente un nuovo paradigma. Tuttavia, o si pensava nei mesi autunnali che questo fosse un nuovo paradigma destinato a durare ancora a lungo e allora non ci sarebbe stata urgenza di mettere a frutto questa fortunata costellazione – la pensavano così diversi economisti, membri del Governo, politici e banchieri centrali, che contribuivano a spargere la convinzione che il debito pubblico sia un problema del secolo scorso e che nei rapporti tra lo Stato e cittadini non sia il momento di prendere, ma di dare e così via – oppure si era convinti che il regime, in parte artificioso, tenuto in vita in questi anni dall’espansione monetaria a oltranza praticata dalla BCE e dalle altre maggiori banche centrali, sarebbe stato destinato a infrangersi fra non molto sugli scogli dell’inflazione, dei tassi di interesse in crescita e delle profonde disuguaglianze che esso ha alimentato. Sarebbe allora emersa più chiaramente l’urgenza di modificare in profondità le cose.
Ecco, non nascondiamoci oggi dietro l’alibi della guerra in Ucraina, che è un evento tragico e devastante anche sotto il profilo economico, oltre che sotto quello umano, che però è intervenuto dopo che il mondo aveva già dato segno che il paradigma illusoriamente seguito da molti come permanente, soprattutto in Italia, stava invece cambiando.
Devo dire che in questo frangente mi preoccupa sinceramente molto, come si vede nella proposta di risoluzione della maggioranza, per ogni altro aspetto a mio parere condivisibile, che si faccia un ulteriore passo – e credo che sia la prima volta che accada in una proposta di risoluzione al Documento di economica e finanza da parte del Parlamento – verso la banalizzazione di uno strumento che la nostra Costituzione dal 2012 prevede come eccezionale, cioè lo scostamento di bilancio. Tante volte in quest’Aula e in quella della Camera negli ultimi anni sono stati approvati scostamenti di bilancio, ma di fronte a nuova evidenza e con le richieste maggioranze.
Qui, per la prima volta, al paragrafo 4, si incorpora addirittura nella bozza di risoluzione una previsione – quasi con una trasformazione in scala mobile – di un evento che dovrebbe essere eccezionale come lo scostamento di bilancio, quando si dice: monitori bene il Governo, perché probabilmente ci saranno situazioni che richiederanno lo scostamento di bilancio.
Vorrei far presente che, anche di fronte alla pandemia, anche di fronte alla guerra in Ucraina, è un nostro errore azionare il riflesso condizionato per cui in questi casi è ovvio che debba esserci maggiore disavanzo. Ormai abbiamo capito tutti chi pagherà il maggiore disavanzo ed il maggiore debito: i nostri figli e i nostri nipoti, se non interverrà prima una crisi da instabilità finanziaria. Ebbene, di fronte a un mondo che, anche per la cattiva gestione della globalizzazione che tutti abbiamo fatto in passato, è evidente che stia diventando più complicato e più suscettibile di produrre eventi negativi eccezionali, come la pandemia o come una guerra, in questa situazione, bisognerebbe predisporsi mentalmente ad un salto di serietà dell’intera politica, a cominciare da quella economica.
Invece, abbiamo un sistema politico, forse più in Italia che altrove, che considera con la dovuta drammaticità e spirito emergenziale la guerra, come ha fatto con la pandemia, ma per il resto, dopo il secondo evento traumatico, che minaccia di essere seguito da altri, perché il mondo è cambiato, continua con una banalità disarmante nella non serietà della politica corrente, ivi inclusa la politica economica, per quanto riguarda la finanza pubblica.
Evidentemente, se il mondo cambia, dobbiamo anche porci il problema di chi dovrà pagare questo cambiamento del mondo. Faccio presente che, in questo modo, scarichiamo tutti sulle generazioni che verranno, anche se spesso ci sciacquiamo la bocca con le buone intenzioni nei confronti dei figli e dei nipoti.
Lasciatemi concludere con la seguente considerazione. Tutti vorremmo una minore pressione fiscale, ma è serio che, in un Paese che fa parte di un mondo che sta andando in questa direzione, praticamente tutti i leader politici dicano che le tasse devono diminuire e non devono aumentare, cosa che vorremmo tutti? Pensiamo davvero che la gente ci creda? Pensiamo davvero che i politici che lo dicono ci credano?
Non prendiamoci in giro in un gioco collettivo. Di fronte a un mondo che va in questa direzione, ci si predisponga a considerare una vera modernizzazione del sistema fiscale, che si faccia anche carico di rimediare alle crescenti e inaccettabili ingiustizie, e cerchiamo di affrontare con spirito di serietà, come se appartenessimo ad un mondo di adulti, questa nuova fase della politica.
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